Se noi siamo alti, è perché stiamo sulla schiena di chi è venuto prima di noi“. Citazione di un proverbio nigeriano ripresa dal testo “La corsa più pazza del mondo“, libro scritto da Marco Pastonesi. Citazione fatta propria soprattutto perché la Nigeria, fra le nazionali ad aver reso maggiormente onore al calcio africano negli ultimi vent’anni, dal 1994 ha perso soltanto una Coppa del Mondo raggiungendo per ben tre volte gli ottavi di finale e oggi vive di riflesso quella storia calcistica.

Le Super Eagles hanno una rosa variegata (e una maglia variopinta, la più venduta fino ad oggi), insieme di calciatori d’esperienza e di struttura, e abbinano alla rapidità e alla tecnica di prospetti come Moses le caratteristiche da calciatori di movimento ed inserimento di due classe ’96 come Iheanacho e Iwobi. E poi, ancora, la indispensabile maturità calcistica di giocatori come Obi Mikel. In panchina è allenata da Gernot Rohr, che di nazionali africane ha grande esperienza fin dal 2010 quando allenava il Gabon: in quella parentesi mise lo zampino su una buona parte dello sviluppo da centravanti di Pierre-Emerick Aubameyang, esploso letteralmente nel 2012 nella Coppa delle Nazioni Africane. Poi arrivarono le esperienze con Niger e Burkina Faso prima della Nigeria. Ha la “responsabilità” di aver negato i Mondiali ad un’altra grande esclusa del calcio africano, il Camerun, che avrebbe chiuso terzo il girone di qualificazione a Russia 2018 dopo Nigeria e Zambia.

PORTIERI – Uzoho (Deportivo La Coruna), Ezenwa (Enyimba), Akpeyi (Chippa United);

DIFENSORI – Troost-Ekong (Bursaspor), Shehu (Bursaspor), Ebuehi (Ado Den Haag), Echiejile (Cercle Brugge KSV), Idowu (Amkar Perm), Awaziem (Nantes FC), Balogun (Brighton), Omeruo (Kasimpasa);

CENTROCAMPISTI – Obi Mikel (Tianjin Teda), Onazi (Trabzonspor), Ndidi (Leicester City), Etebo (Las Palmas), Ogu (Hapoel Be’er Sheva), Obi (Torino);

ATTACCANTI – Musa (CSKA Mosca), Iheanacho (Leicester City), Moses (Chelsea), Ighalo (Changchun Yatai), Iwobi (Arsenal), Simy (Crotone).

DA TENERE D’OCCHIO – Non sarà ancora una stella affermata, ma il Leicester campione d’Inghilterra lo aveva prelevato – assieme a Mendy, più simile per caratteristiche – dai belgi del Genk e lo aveva scelto per farne l’erede di Kantè. Stiamo parlando di Wilfred Ndidi, 21enne mediano del Leicester City, che in Premier League ha già sommato 61 presenze in due stagioni. Ma più in generale, da professionista, ne vanta 160 tra club e nazionale (con undici reti all’attivo). Per Rohr è un elemento imprescindibile da affiancare ad Obi Mikel per fare diga davanti alla difesa, reparto da proteggere in un girone di ferro come quello in cui le Super Eagles militeranno con Argentina, Croazia e Islanda. in casi di estrema necessità, lo si è visto slittare anche terzino destro. Alto 183 centimetri, fisico longilineo, ha il destro come piede preferito. Con le dovute proporzioni e notevoli margini di crescita vista l’età, assomiglia più a profili come N’zonzi o Yaya Tourè.

COME SI SCHIERA – Nel girone di qualificazione ci sono state lunghe parentesi sperimentali da parte del commissario tecnico Rohr, che ha mantenuto imprescindibilmente soltanto una difesa a quattro, abbassando anche il sopra citato Ndidi nel ruolo di terzino destro. Punti fermi Iwobi come ala destra, Troost-Ekong centrale difensivo di sinistra e, fino a prima delle convocazioni, Simon come ala sinistra. Quest’ultimo non farà però parte della spedizione per problemi fisici e probabilmente lo rileverà in quel ruolo un esperto Moses. Il crotonese Simy pronto a giocarsi una maglia da titolare in attacco assieme a Iheanacho.