Non era facile ripartire dalla campagna di Russia fallita contro la Svezia. Non era facile anche se Di Biagio ha provato a mettere un po’ di logica nei ruoli e nella tattica dopo aver sbagliato le convocazioni lasciando a casa qualcuno che poteva dare la scossa.

Psicologicamente il tecnico è stato tradito non solo dai calciatori italiani, ma anche da quelli argentini visto con che formazione hanno affrontato la gara e visto l’impegno, solo nel palleggio, per far capire che erano i più forti sul piano della qualità.

Di Biagio non ha cercato il calcio libidine di Ventura con un doppio centravanti o con giocatori fuori ruolo e ha quindi lasciato una sensazione amara.  Probabilmente la squadra schierata in modo (solo) ordinato contro gli orfani di un Messi sorridente in panchina,  contro la Svezia sarebbe andata ai mondiali russi.

Di Biagio ci ha provato con quelli che passa il convento, che non erano tanto diversi rispetto a 130 giorni fa. Il risultato è sempre stato lo stesso con una piccola aggravante in più: i due giovani Chiesa e Cutrone sono stati trattati da debuttanti e non hanno giocato un pallone.

L’errore di Di Biagio contro l’Argentina senza le stelle cautelarsi e affidarsi ai trombati dalla Svezia che avevano pianto a San Siro. Puntare sulla spina dorsale della squadra con Buffon, Bonucci, Parolo, Jorginho, Insigne e altri non ha portato nulla: probabilmente gli hanno fatto saltare la riconferma.

Ha fatto bene invece il c.t. azzurro a puntare sul 4-3-3,  modulo che tutti i calciatori in campo avrebbero dovuto conoscere a memoria. Per l’ennesima volta chi vuole capire ha capito:  i calciatori italiani nei club di appartenenza hanno un altro rendimento non per merito dei moduli, degli allenatori, bensì per i compagni top che li mettono in condizione di giocare e rendere.

La  partita con l’Argentina era inutile pomparla prima e piangervi sopra dopo. Penso che sia la prima volta – non ne sono sicuro – che la rosea, il principale giornale sportivo italiano, il giorno di una partita della nazionale, anche se amichevole, abbia fatto 20 pagine sulle prove, non sulla gara, della Ferrari (contentissimi che abbia vinto) scrivendo solo dopo dell’Italia. Avranno pagato i proprietari della rossa? Oppure giustamente anche loro non credevano nella rivoluzione-rinascita degli azzurri vista e considerata la formazione con quasi niente di diverso rispetto a quella di Ventura (solo il modulo), addirittura con De Sciglio nuovamente  terzino sinistro?

Tutti sapevano e continuano a sapere in anticipo che la rivoluzione del calcio italiano non poteva iniziare sul terreno di gioco dopo la distruzione.  Il massacro è continuato nei Palazzi della FIGC e della Lega considerato quello che è successo per portare al Commissariamento.

Si è mandato all’arrembaggio un caporale per fare la rivoluzione in due gare che non servono a nulla, solo ad allenare squadre che parteciperanno al Mondiale. Si è mandato all’arrembaggio un caporale con calciatori che pensano di più al campionato, alle Coppe da giocare che all’azzurro, onorato solamente con la scritta di Astori sulle maglie.

La rivoluzione si fa dalla testa che continua a puzzare come quella dei pesci marci considerato come sono andate in porto le ultime riunioni in FIGC. Meglio quelle in Lega dove il bancomat spagnolo ha rasserenato per adesso tutti.

La rivoluzione non si fa con i Lord del calcio italiano alla Costacurta che annuncia che giorno 20 maggio si saprà il nome del nuovo allenatore: Merlino visto quello che passa il convento. Chiunque siederà sulla panchina dell’Italia, se non lo farà solo per l’ingaggio, dovrà chiedere subito le riforme annunciate e capire se il campionato italiano continuerà ad essere solo un gioco per gli stranieri.

Come fa a vincere la Nazionale italiana se la Juventus e il Napoli, squadre che si giocano il campionato, hanno in giro per il mondo la Signora 14 calciatori – di cui solo tre con gli azzurri – e il Ciuccio 10, di cui 2 con l’Italia (e uno brasiliano).

Domani sera contro l’Inghilterra altra gara difficile da classificare con il campionato in campo sabato prossimo. Non sarà la fine del mondo se gli azzurri perderanno nuovamente (speriamo di no) perché allo Stadio Wembley andrà in scena una gara che non è più neanche di Di Biagio, dei vecchi del passato e giovani del futuro e della Presidenza Federale commissariata.

L’Italia calcistica in questo momento è piccola non solo sul campo. Per rialzarla ci sono due vie: quella del coraggio e della pazienza o quella di dare qualche passaporto a 4/5 extra-comunitari (un nonno, uno zio si è sempre trovato facilmente per gli scarsi da oltre frontiera), pagandoli profumatamente e mettendo loro vicino i giovani italiani sulla rampa di lancio come succede nelle squadre del campionato italiano al vertice: la squadra schierata da Di Biagio contro l’Argentina probabilmente farebbe fatica a giocarsi l’Europa League.

Totò direbbe, non solo per i risultati della nazionale: “È la somma che fa il totale“.