Genoa. La prima operazione da fare in queste ore che separano dalla gara con il Palermo è dimenticare la classifica dei siciliani. Una partita vinta su 16,  poi 3 pareggi e 12 sconfitte. I Grifoni dovranno calcolare che i palermitani i punti li hanno fatto solo fuori casa vincendo in casa dell’Atalanta e pareggiando tra le mura amiche di Inter, Samp e Crotone.

Juric dentro lo spogliatoio si trasformi da Ozzy Osbourne, simbolo del Metal da incubo, in Calaf della Turandot intonando “Nessun dorma”.

Gara non facile per i rossoblu che fino a ieri pensavano di trovarsi davanti un muro portante siciliano come si era trovato davanti la Fiorentina nell’ultima trasferta.  Un 5-4-1, modulo oltre qualsiasi concezione di prudenza. Sousa anche contro i siciliani ci ha messo del suo con altra strategia tattica strana battezzata con il 3-2 -3 -2 che forse non è nemmeno previsto nei video giochi di Pes o Fifa 17. Uscendo dai numeri tattici, la morale è che la Fiorentina aveva 5 attaccanti come nel finale contro il Grifo e il Palermo uno.

Zamparini ieri ha tuonato: “inutile fare catenaccio se prendi 31 gol e ne fai 11”. Corini ubbidisce e contro il Genoa cambierà modulo. Il tecnico rosanero andrà all’attacco con un 3-4-2-1 già provato da De Zerbi nelle vittorie di Bergamo e nel pareggio di Marassi contro la Sampdoria. Dentro Diamanti e Quaison alle spalle di Nestororovski.

Cambio modulo senza una continuità tattica, rivoluzione a centrocampo: fuori quelli che hanno perso con il Chievo, in campo Gazzi e Bruno Henrique. È un Palermo veramente d’attacco se saranno Diamanti e Quaison dietro la prima punta. In passato in quella formula tattica uno dei due trequartisti era un mediano mascherato.

Difesa tutta da inventare con Gonzales ai box. Contro la Fiorentina Corini ha infatti lanciato Pezzella, prodotto della “cantera” rosa nero under 19, ma dopo essere stato saltato contro la Viola come un birillo al 48’ del secondo tempo da Zarate che ha servito un assist gol a Babacar contro il Chievo è tornato in panchina. Domenica sera al Ferraris sicuro di giocare sulla corsia di destra solamente il polacco Cionek e, vista l’assenza di Gonzales per infortunio, Vitiello si giocherà il posto con lo sloveno Andelkovic e Goldaniga, italiano nato a Milano. Uniche alternative Vitiello e Pezzella.

Juric stava preparando la squadra per attaccare un muro con la prerogativa di non ingolfarsi invece giocherà da grifo come visto nelle altre apparizioni nel tempio. Meglio? Speriamo di sì. Juric nelle sue analisi con le squadre chiuse dietro una linea del pallone ha sempre detto: “non è mai facile, ma è anche vantaggiosa. È più difficile far gol, ma anche subirlo perché gli avversari hanno tanto campo da percorrere per arrivare alla porta di Perin. Per aggirare queste situazioni il primo pensiero non sono i palloni lunghi, ma la ricerca dei buchi negli spazi”.

Allora solito Grifo con i siciliani e per averne ragione bisognerà, contro una squadra chiusa o aperta, giocare con il pallone sui piedi cercando superiorità con l’uno contro uno. In altre parole, sarà una partita da Ocampos o Ninkovic.

La formazione rossoblu non dovrebbe essere diversa da quella che ha appassito il Giglio fiorentino. Sempre con il ballottaggio Ocampos/Ninkovic al quale bisognerà aggiungere Rincon se sarà guarito dalla lombalgia.

Genoa-Palermo sarà diretta da Pairetto di Nichelino. Del figlio d’arte abbiamo già detto tutto prima della non bella gara arbitrata contro l’Empoli al “Ferraris”. Dal 16 ottobre 2016 giorno di quella gara è tornato in campo a fischiare dopo un mese il 25 novembre in Cagliari-Udinese e successivamente in Crotone-Chievo Verona fischiando rigori per le squadre di casa. A Pairetto tutti gli amanti del calcio chiedono di fare una partita attenta con applicazione del Regolamento.

Il primo assistente sarà Dosboz di Roma 2,  il secondo assistente De Pinto di Bari; il quarto Omar Gava di Conegliano, il quinto addizionale Damato di Barletta (internazionale) e il sesto Serra di Barletta.

Diffidati per il Genoa Rincon e Rigoni. Per il Palermo il solo Aleesami.

Dispiace invece per la situazione di Izzo. La speranza è che la nuova Giustizia Federale non abbia tante leggi quante ne ha lo Stato Italiano: nemmeno Dio sarebbe in grado di governarle tutte.