Assieme a Mario Ponti, ex giocatore rossoblu (esordio in un Genoa-Napoli del 1983) e poi allenatore, ci avviciniamo alla prossima sfida contro la Lazio. Ecco la presentazione della prossima avversaria del Grifone. “Mi aspetto una partita aperta perché per il Genoa ormai la salvezza è raggiunta, ma la Lazio secondo me è in una situazione dove non può permettersi di perdere – ci racconta Mario Ponti – Giocatori e presidente contestati, Felipe Anderson ha detto che se ne andrà e Luis Alberto ha detto che vuole rescindere il contratto, quindi non si deve respirare un’aria buona in casa Lazio“.

Da ieri sera ci sono cinque italiane in Champions League, di conseguenza sino alla settimana posizione vale l’Europa. La Lazio è settima e arriva qui nell’ottica di dover difendere questa posizione…

“Senz’altro è uno stimolo in più e penso che questo resti l’ultimo obiettivo della Lazio, anche se c’è ancora il ritorno di Coppa Italia con la Juventus nel quale non sarà impresa facile recuperare il due a zero dell’andata. Mi sembra che questo possa diventare l’obiettivo primario, conquistare il piazzamento per disputare una competizione europea l’anno prossimo”.

Da Sarri a Tudor cos’è cambiato?

“È cambiato un po’ tutto. Sarri era un fautore del possesso pallone e della difesa a quattro, Tudor è completamente all’opposto nel vedere calcio. E infatti qualche giocatore credo ne abbia risentito. Tudor è un po’ stile Juric, vuole sempre tutti sul pezzo a cento all’ora, marcature uomo su uomo a centrocampo. Non so sinceramente se adesso ci siano gli elementi adatti alla Lazio ed è sempre difficile passare da due o tre anni con un allenatore che pensava A ad un allenatore che pensa Z. Punti di forza della Lazio? Bisognerà vedere se impiegherà Luis Alberto perchè Lotito ha molta voce in capitolo, anche se Tudor non mi sembra un allenatore che possa ascendere a determinati compromessi”. 

I punti deboli di questa Lazio?

“I tre difensori e il pacchetto centrale, che peraltro stasera non ha neanche alternative. Nelle ultime partite viste della Lazio l’ho sempre vista concedere tanto: se sei troppo sbilanciato, il fatto di essere abituato a giocare in un certo modo e trovarsi da un giorno all’altro ad avere idee completamente differenti non è facile”.

Sono passate esattamente trenta giornate di campionato dalla gara di andata all’Olimpico a quella di stasera. In cosa vedi cresciuto Gilardino come tecnico?

“Gli do un grande merito: è molto bravo a non fare giocare gli altri, a sporcare la partita. Infatti il Genoa con le grandi squadre ha sempre fatto grandi partite perché interrompe le giocate e le linee di passaggio. Sicuramente è migliorato nella gestione della parte offensiva e soprattutto nelle ultime partite si è visto un Genoa diverso nel proporre gioco”. 


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Mario Ponti
Sono nato a Genova il 10 gennaio 1964. Ho fatto tutto il settore giovanile nel Genoa: 3 anni di primavera, esordio in serie A in Genoa -Napoli nel 1983. Poi esperienze nel Carbonia, Omegna, Casale e Mondovì in Serie C2; poi Dilettante in squadre della provincia di Genova. Un grave infortunio al ginocchio destro mi ha condizionato per tutta la carriera. Quattro operazioni. Una volta terminato di giocare ho iniziato a fare l’allenatore, prima nelle giovanili rossoblu e successivamente per 10 stagioni sulle panchine di Arenzano (il mio paese d’origine), Cogoleto, Lagaccio, Molassana e Pegliese. Infine, la sclerosi multipla è avanzata e ho dovuto abbandonare la panchina motivo per cui ho fatto per tre anni il direttore sportivo. Ora voglio fare solo lo spettatore e il tifoso. Nel 2014 la T.O mi ha premiato come tifoso rossoblu dell’anno, cosa di cui vado molto, molto orgoglioso.