L’audacia di Gilardino promessa nell’intervista prima della gara e il Genoa valgono l’acuto al Franchi di Firenze. La formazione annunciata già nella mattinata di lunedì aveva provocato qualche mal di pancia: dentro Ekuban al posto di Retegui.

Tutto svanito ad inizio gara quando il presunto 3-5-2 in fase di possesso, 5-3-2 in fase di non possesso, si trasformava (con la sorpresa Messias accanto ad Ekuban e Gudmundsson alle spalle) in un bel 3-4-1-2 con la volontà di fare e non subire la partita. I gol sprecati dai colpi di testa nel primo tempo dentro l’area viola probabilmente scateneranno  altri “mugugni”.

Difficile godere per qualche tifoso dimenticandosi non solo dei 39 punti in classifica, ma anche del fatto che il Vecchio Balordo nelle ultime 9 trasferte ha perso una sola volta con  l’Inter a causa del pastrocchio di Ayroldi, vincendo tre gare in trasferta e collezionando cinque pareggi.   

La rosa del Genoa è composta da giocatori forti e guidata da un Gilardino che ha coraggio e idee. Lasciare in panca Retegui, dopo che Scamacca e Pinamonti vanno in gol con vista nazionale, non è da poco, ma è stato fatto per sfruttare il gioco della viola con la difesa alta. Gilardino crede in Retegui e lo vuole portare in doppia cifra. La preparazione delle gare per il tecnico rossoblù e lo staff è il quadro di un sogno che confida nell’atteggiamento giusto e facile per cercare risultati.

Contro la Viola bisognava utilizzare il fioretto e la sciabola per portare a casa un acuto che permette di gettare lo sguardo verso la parte sinistra della classifica con un campionato, a sei giornate dalla fine, che ancora non ha scritto il suo finale.

Il Genoa ha conquistato il risultato con merito dominando nel primo tempo, fallendo gol importanti e appassendo il gioco spocchioso di Italiano solamente impostato al possesso pallone.

Nel secondo tempo, l’incidente a Messias (la speranza che si sia fermato in tempo) ha mandato all’aria probabilmente i piani di Gilardino che nel secondo tempo avrebbe voluto continuare come nel primo.

I tre cambi di Italiano nell’intervallo non hanno avuto successo, considerate le non parate di Martinez e il solito errore di marcatura e posizionamento in rapporto all’avversario che ha permesso il pari viola. Di fatto è quello visto nelle ultime quattro gare dei gigliati dove hanno conquistato solamente un punto.

Alla prima giornata del campionato avevano fatto una cavalcata al Ferraris, al ritorno l’aperitivo delle 18.30 è stato servito dal Vecchio Balordo che ha fermato la Viola a 45 punti e lontana dalla zona Europa. Farà fatica a conquistarla anche se ha una gara in meno da giocare con l’Atalanta e farà fatica anche nella semifinale di Coppa Italia e dei quarti di finale di Conference League se Italiano non cercherà provvedimenti per il suo gioco.

Il giovane arbitro Di Marco di Ciampino, dopo un buon primo tempo nella gestione dei falli e dei cartellini, nel secondo tempo è andato in confusione specialmente quando Mazzoleni lo ha richiamato al VAR lasciandogli dei dubbi sul sacrosanto rigore per trattenuta di Kayode su Retegui. La vecchiaia arbitrale ha prevalso sulla gioventù, uno più esperto probabilmente non avrebbe accettato il consiglio. Altro che VAR.

La legge di Murphy dopo la gara con l’Inter davanti allo schermo è andata in scena anche al Franchi. “Se qualcosa non può andare male, andrà male lo stesso”. Venerdì contro la Lazio tutti a caccia dei tre punti, 42 punti, obiettivo programmato da Gilardino da 2 mesi: dopo l’appetito verrà giocando.