Vince l’Italia contro il Venezuela. Vince grazie a Donnarumma che non acchiappa  solamente il rigore al 1′ di gioco. Vince per Mateo Retegui, centravanti che sente la porta da dentro l’area  di rigore: due palloni ricevuti, due gol. Cinque gare con la maglia azzurra e quattro gol.

Dopo l’incontro con Sinner, una sorpresa visto che il tennista è andato a trovare gli Azzurri  essendo impegnato a Miami per il secondo Master 1000 americano e volendo collezionare foto da parte di tutti, Spalletti è stato chiaro con il suo gruppo: “prendere qualcosa da questo ragazzo esempio di sport e disciplina, una cura che servirà in vista del prossimo Europeo“.

Di fatto quello che non si è visto nella prima parte della gara fino al 70’ quando è avvenuto il cambio modulo lasciando il 3-4-2-1, “fluido” per i commentatori, nuovo termine da  aggiungere al vocabolario calcistico 2.0, ma a dire il vero “liquido”, nel senso proprio di “squagliato” per l’interpretazione data dai giocatori troppo deconcentrati, autori di troppi errori in fase di costruzione da dietro.  A livello internazionale meglio non palleggiare dentro o nelle vicinanze della propria area di rigore se non si hanno le caratteristiche tecniche e i piedi giusti per farlo.

Al sistema di gioco non si può più dare un valore tattico e non sarà mai determinante per il risultato se non c’è  una particolare distribuzione dei calciatori sul terreno di gioco che devono corrispondere alle condizioni generali dei calciatori a disposizione. Neanche Spalletti poteva aspettarsi quel primo tempo vista una superficialità che mette in secondo piano gli schemi di gioco provati in allenamento e davanti alla lavagna.

Nel primo tempo Di Lorenzo centrale nella difesa a tre, non esterno, doveva cambiare posizione con Cambiaso assente nella gara. Una difesa a tre con poco integralismo per cercare di stare al passo con quanto visto nelle gare di Champions: terzini che si  accentrano e si allargano, centrale difensivo che porta in avanti il pallone. Giocare al calcio senza un cross dai presunti esterni fa diventare difficile fare gol…

Anche Frattesi e Bonaventura, al di là dell’errore sul gol dei sudamericani, poco pervenuti alle prese con il 5-4-1 avversario che non lasciava spazi, giocando con ritmo lento e misurato, con folate improvvise ma senza concludere. Contro il Venezuela l’Italia nella prima parte ha fatto fatica a fare anche l’interdizione nel cuore del gioco senza una marcatura ad uomo idonea all’anticipo o al tackle immediato.

Il Venezuela ha utilizzato il catenaccio, termine dispregiativo nell’attuale calcio, difendendosi in 10 dietro la linea del pallone ma in contropiede attaccando in 7/8. Gli  Azzurri hanno patito e nel primo tempo le occasioni più ghiotte sono state sprecate dai vinotinto, ubriachi davanti a Donnarumma.

Una partita sperimentale per Spalletti, ma probabilmente ha trovato il centravanti Mateo Retegui che ha fatto quello che il tecnico vuole dalla prima punta: essere pronta ad attaccare la profondità per tenere bassa la difesa avversaria e attaccarla con gli inserimenti dei centrocampisti e trequartisti. Senza dimenticare i palloni recuperati con il fisico, non solo nella fase offensiva ma anche in quella difensiva sui corner.

Bravo Mateo nelle uniche due occasioni a bucare la rete avversaria. Peccato che qualche commentatore della Rai in cronaca abbia detto che deve migliorare e partecipare di più al gioco. Mateo con la cura Gilardino, centravanti da 250 gol in carriera, migliorerà sempre di più.

Dopo 70’ di gioco finalmente si è vista l’Italia con i cambi di qualità e il cambio modulo. Con il 4-3-3, i difensori in linea nel gioco a zona, i difensori laterali col compito di proiettarsi in avanti, a centrocampo un play di ruolo, due ali che operano sulle corsie laterali e un vero centravanti, si è visto il campo di Miami colorarsi d’azzurro. La musica è cambiata, Retegui ha segnato un altro gol con le stesse modalità del primo: stop di sinistro, giravolta e gol di destro.

I due test americani dovevano servire per mettere in atto le nuove strategie di Spalletti, ma difficilmente verranno ripetute già nell’altra amichevole di domenica sera contro l’Ecuador. Più facile preparare al meglio l’Europeo partendo dal 70’ di gioco contro il Venezuela.

Solo un centinaio di giorni, anzi qualcuno meno, per definire la rosa che dovrà difendere il titolo di Mancini in Germania nel prossimo giugno.