Montagne russe per Gilardino e il Vecchio Balordo. Di nuovo un altro film in trasferta contro il Monza, un film già visto e raccontato, un’altra Corazzata Potemkin che però questa volta non avrebbe fatto dire a Fantozzi che è stata una “boiata pazzesca“.

Perché il Vecchio Balordo ci ha provato fino al minuto 83′ non solo tenendo botta al Monza, ma anche mettendolo sotto sul piano del gioco e dei tiri, facendo una “boiata pazzesca” di errori già visti dentro le aeree avversarie su gol facili e in fase difensiva, con un pallone perso a centrocampo per incomprensione tra due calciatori genoani, con avversario che scende fino ai margini dell’area di rigore con il centrale difensivo del Grifone che preferisce la difesa della porta, un principio fondamentale importante della difesa, lasciando l’attaccante avversario solo a battere tranquillamente a rete.

Per questi due motivi e per altri non credo – e non bisogna credere – che debba essere solo Gilardino a pagare queste scorie, anche se lui si prende le sue colpe.

Gilardino a Monza ha anche pagato il fatto che Retegui, mangiandosi un gol come Egidio Calloni, mai successo da quando ha debuttato in rossoblu a quarti, non è ancora l’Attila visto in precedenza. Anche Albert ha fatto fatica a lampeggiare, come Messias: riprendere il ritmo partita non è facile dopo lunghe assenze, senza contare che gli avversari li hanno studiati, e proprio per questo in Brianza li hanno accerchiati e triplicati nelle marcature.

Con questo non si vuole comunicare e scrivere che va tutto bene: per il Genoa ora diventa dura prima del giro di boa, ma la speranza è una cambiale tratta sull’avvenire, quando c’è di mezzo il Vecchio Balordo, e si spera che quello visto in un altro step difficile da giocare come quello contro Napoli, Roma, Milan nelle prime sei giornate di campionato possa ripetersi dentro il Tempio con Juventus e Inter.

Peccato che in trasferta si sia visto anche a Monza il solito Genoa: gioca, produce gioco, sbaglia altri due gol che fanno collezione coi 7/8 sbagliati nelle ultime quattro gare e non supera l’esame. La situazione di classifica comincia a balbettare, il risultato con il Monza è severo anche se il punticino avrebbe solamente mosso la classifica ma non avrebbe suonato la svolta tanto auspicata col recupero dall’inizio della qualità.

Nelle quindici gare giocate la squadra di Gilardino non è mai sembrata una banda scappata dallo spogliatoio considerato che produrre gioco dovrebbe portare a produrre di più e finalizzare meglio, non sbagliando le famose combinazioni di gioco: ieri tanti errori su passaggi lunghi e corti per tecnica approssimativa.

Peccato che dopo un primo tempo giocato tatticamente a scacchi da Palladino e Gilardino, 0 a 0 in tutto, nel secondo tempo il Grifone ha fatto la sua buona figura facendo sperare, purtroppo invano, anche Gilardino, il quale da bomber è consapevole che i punti non li fai e non vinci se non la butti dentro.

Gilardino e il suo staff prossimamente dovranno allenare prima la testa e poi le gambe,  facendo come Helenio Herrera e tappezzando il Pio Signorini e gli spogliatoi con scritte motivazionali. Anche lo Stadio di Monza ne aveva alcune e prima di entrare in campo ne appariva una di Silvio Berlusconi quando era presidente: “Chi ci crede combatte, chi ci crede supera tutti gli ostacoli, chi ci crede vince“.

Ma oltre le frasi motivazionali, Gilardino e lo staff dovranno inventarsi qualcosa di diverso rispetto al gioco visto sia con sia senza la qualità perché altrimenti si va in difficoltà se non arrivano i gol.

Il simbolo della squadra ad oggi è stato difeso duramente, con più qualità rispetto alle squadre che ha dietro e davanti nella parte destra della classifica, adesso bisogna cercare di fare gol con la proprietà calcistica di quelli davanti.

Lavorare bene la fase della gestione della fase difensiva, cercare di non mancare la gestione del gioco sbagliando meno passaggi con i tenori in campo. Anche in Brianza, in due/tre azioni, si è visto che si può fare.

Ragionare sul prato del Pio Signorini se dare continuità all’attuale strategia o modulo possa dare continuità di risultati. Non è una illusione, ma una percezione concreta che se il Genoa fa gol difficilmente lascerà punti negli ultimi minuti di gara.