All’età di 38 anni si ritirerà dal calcio giocato Mauro Boselli. Lo ha annunciato lo stesso attaccante via social con un videomessaggio dove ha ripercorso tutta la sua carriera, che si chiuderà a fine novembre con l’ultima data dell’Estudiantes contro il Lanùs. Carriera che lo ha visto fare capolino al Genoa nella stagione 2010/2011, con la famosa rete nel derby del maggio 2011 contro la Sampdoria. Sole sette presenze, ma un gol che resterà nella storia delle stracittadine genovesi.

Impossibile dire addio, senza prima dire Grazie… Oggi voglio dirvi che, alla fine della stagione, chiuderò la mia carriera di calciatore professionista. Tutto è iniziato quando mio nonno mi ha portato alle Barracas Juniors. Sono stati i miei primi passi, con Rafa e Conejo come allenatori.

Il mio debutto in campo a 11 è stato all’All Boys, finché non è arrivato un certo Ramón Maddoni per portarmi al Boca, dove mi sono formato come giocatore e mi ha dato la possibilità di debuttare in prima. Ma come succede a molti, sono andato a Malaga da giovane per raccogliere esperienza. Dopo un anno, sono tornato al Boca, ho potuto vincere la mia prima Libertadores e consolidarmi come giocatore professionista.

A metà del 2008 sono arrivato all’Estudiantes, uno dei due club di cui mi sono innamorato. Non solo per aver alzato una Copa Libertadores con un maestro come Alejandro Sabella, ma perché lì ho trovato gli stessi valori che mi hanno insegnato a casa mia e ho capito che “qui c’è una scuola” e non è solo un modo di sentire il calcio, ma di vivere la vita. Dopo due bellissimi anni, ho realizzato il sogno di giocare in Europa e di affrontare calciatori che ammiravo da sempre. Essere nell’élite mi ha permesso di avere la possibilità di indossare la maglietta della nostra nazionale. Un altro sogno realizzato.

In Europa le cose non sono andate bene come speravo, ma tutto succede per un motivo. Ho ricevuto la chiamata di Gustavo Matosas, che mi ha fatto conoscere il mio altro grande amore: il Leòn in Messico. La storia è stata meravigliosa: un doppio campionato, essere campione della classifica marcatori per tre volte ed essere uno dei migliori marcatori della storia dell’istituzione. Essere una Fiera, per me, senza dubbio è stato, è e sarà un orgoglio.

Tuttavia, mi è toccato fare un’altra volta le valigie. Prima Corinthians e dopo Cerro Porteño, due grandissime squadre in Sudamerica, con tifoserie molto passionali e dove in poco tempo mi hanno trasmesso tutto il loro affetto. Ma sentivo che la fine doveva essere in un posto speciale, e grazie al Pincha questo è stato possibile. Tornare indietro…con l’incertezza di tornare al calcio argentino ed essere all’altezza. Mi sento di non aver deluso. 
È stato bellissimo che le mie figlie abbiano potuto ascoltare e sentire questo “Boseeeelli, Boseeeelli…”. Grazie, Estudiantes. Il mio ringraziamento sarà eterno“.


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