Altra beffa per il Genoa dopo quella di Torino. Altra sconfitta che brucia e altererà un ambiente già per natura instabile, in particolare per i frequentatori delle chat over 50/60.

I tifosi del Genoa, non l’ultima ondata dei giovani, sono composti da professionisti, persone di buona cultura, classe sociale e reddito diversi. Tutti accomunati dalla passione, vivono dal passato del Grifone non luccicante, uniti nella vittoria ma con reazioni diversificate nelle sconfitte.

Difficilmente invocano l’aiuto del tempo, quello richiesto da Gilardino per vedere l’evoluzione della squadra. Meno male che giovedì si gioca nuovamente e la speranza è che le scorie della sconfitta salentina siano dimenticate. Una sconfitta che brucia, il Lecce si godrà la notte, il sabato magico alle spalle dell’Inter capolista.

Un partita decisa all’86esimo da un tiro deviato da Frendrup che ha beffato Martinez, incolpevole, ma soprattutto dall’espulsione di Martin al 36’ di gioco. Fa male uscire sconfitti dal Via del Mare senza che Martinez abbia fatto una parata, come il dirimpettaio di fronte.

Il Genoa ha saputo soffrire l’inferiorità numerica e si è trovato costretto a lasciare il possesso pallone ai salentini, ad aspettare ed eventualmente ripartire con poco costrutto essendo la squadra poco corta. Occorreva il passaggio illuminante negli spazi ampi per innescare Albert o Retegui, come quello di De Winter nel primo tempo nei confronti del giocoliere islandese.

La brutta piega della gara si è vista subito nei primi 8’ di gioco con i due gialli sventolati a De Winter (capovolto dall’arbitro perché la trattenuta l’aveva subita prima lui) e quello di Martin.

Ha sofferto solo quindici minuti il Vecchio Balordo nel primo tempo, dopo ha preso le redini del gioco fino al secondo giallo di Martin. Rosso che ha costretto il Genoa a cambiare strategia, provandoci anche con l’uomo in meno.

Gilardino è sempre stato con lo staff un buon lettore della partita. Da cronista mi sento di riportare – non si tratta però di un compito facile e semplice – che avrei sostituito Martin dopo alcuni minuti. D’Aversa dopo il rosso  ha subito ordinato di attaccare sulla destra con lo svedese Almqvist e Martin ha rimediato quel secondo fallo che ha rovinato la gara.

Probabilmente Gila non ha preso la decisione della sostituzione immediata perché il Vecchio Balordo aveva ingranato dopo i primi quindici minuti di sofferenza e non si è lasciato influenzare da impulsi emotivi come quelli del cronista causati anche dal gioco leccese delle partite precedenti nelle quali lo svedese era stato determinante con le sue scorribande sulle corsie laterali.

La valutazione di Gilardino prima della gara, come contro il Napoli, è stata che con due personaggi come Elmas e Di Lorenzo in difficoltà sulle corsie laterali si doveva riproporre lo spagnolo sperando che i suoi avanzamenti e cross potessero fare la differenza come contro i partenopei, con gli avversari ad inseguirlo.

Dopo aver preso gol a Torino sulla linea di fondo e il rosso a Lecce sulla linea laterale, si dovrà lavorare sulla postura di chi giocherà vicino alle linee perimetrali dl campo, baserebbe con il corpo accompagnare l’avversario fuori dal campo. Ad oggi il campionato del Genoa va alla grande solamente nell’unico reparto che non è stato cambiato dal calciomercato: la difesa centrale.

Gilardino dovrà ripartire dalla fase difensiva. Qualcosa di diverso lo ha già fatto con la  quattro e con il lancio di De Winter, giustamente sostituito all’inizio della ripresa: il rischio di giocare in nove era tanto, sugli esterni anche con Sabelli l’unico a fare due cross sul campo del Lecce.

Il cambiamento dovrà avvenire sugli esterni offensivi di qualità per premere gli avversari, ad esempio varando un 4-3-3 o un 4-2-3-1 che potrebbero permettere ai giocatori di qualità davanti arrivati dal calciomercato di avere giocate importanti e avere dietro qualcosa in più in fase difensiva, con giocatori di fisico. Una squadra protetta davanti e dietro con qualcuno di ruolo in grado di giocare stabilmente davanti alla difesa e nei tre alle spalle della prima punta, con un trequartista alla Frendrup, il giocatore più universale a disposizione del violinista.

I concetti base del Genoa con il materiale a disposizione, al di là delle strategie tattiche da limare e organizzare in base agli avversari da incontrare, sono quelli visti contro il Napoli: chi ha il pallone lo gioca e va avanti. Il pallone va dato sempre ad un giocatore in movimento. La corsa continua porta una semplicità rivoluzionaria.

Aspettare il pallone correndo, quando il calcio tedesco funzionava con la nouvelle vague di allenatori, significava sottrarsi alla marcatura dell’avversario. Non tutti potranno farlo ma Retegui, Malinovskyi, Albert, Messias, dovrebbero essere in grado giocare il pallone in movimento, saperlo indirizzare bene e anche in modo poco prevedibile.

Il Genoa contro il Napoli è stato bravo nelle ripartenze, quando riconquistava il pallone la squadra si allargava immediatamente sul campo e in pochi passaggi svelti cercava di arrivare dalle parti dell’area avversaria.

Gilardino mi scuserà per questa uscita tattica, alimentata solamente dal fatto di averlo visto all’opera con la Primavera creare e fare valanghe di gol, consapevole che è un campionato differente rispetto alla Serie A. Con le parole è facile fare tutto, sul campo diventa difficile se non si trova l’equilibrio.

Sarebbe un sogno vedere il Vecchio Balordo, come succede nelle gare europee delle Coppe e in altri campionati d’Europa, mettere sotto squadre piene di stelle con accelerazioni improvvise, capovolgimenti di fronte fulminei con tendenza alla verticalità.

In molti chiedono perchè Malinovskyi non giochi, però non si chiedono come mai non sia stato convocato dalla sua nazionale per le gare europee: sta trovando la forma dopo aver giocato poche partite nel periodo estivo.

Gilardino ci metterà molto di suo, costruendo una squadra non solo operaia, ma anche in grado di convivere tra campioni e portatori d’acqua. Ciascuno deve fare ciò che gli compete e personaggi di “genio e sregolatezza”, oltre coesistere con la comune disciplina tattica sul campo, dovranno inventare qualcosa per ottenere il massimo risultato che le forze unite permettono di conseguire.