Gilardino sta pensando di correggere il suo Genoa. Non è una operazione facile, non è un’operazione simultanea.

Al tecnico rossoblu darà fastidio iniziare la stagione tra alti e bassi per il Genoa e i risultati perché da navigato calciatore sa come andrà a finire. La mancata pazienza, non solo dei  tifosi ma anche dentro le società, ha sempre lasciato il Vecchio Balordo nudo. Questa volta il Violinista, come solo due allenatori dal 2006 in poi, Gasperini e Ballardini, ha il popolo rossoblu dalla sua parte, consapevole del lavoro fatto in sei mesi per riportare il Grifone in Serie A. Tutto l’amore per Gilardino è stato confermato dai festeggiamenti che gli sono stati rivolti alla pari dei quelli per i 130 anni del Genoa.

La squadra crede nell’allenatore e nelle sue idee e Gilardino è consapevole che avrà bisogno di quella fiducia che è data dal vedere che le cose funzionano in base al lavoro che viene portato avanti giornalmente. Un lavoro trattato e dibattuto anche con lo spogliatoio.

Gilardino ha sempre dimostrato di non essere schiavo di certe idee calcistiche che in questo momento potrebbero essere incompatibili se non si trova l’equilibrio tra le due fasi di gioco. Non ha un credo calcistico intoccabile. Ha fatto vedere la duttilità tattica come manifesto del suo essere allenatore capace e pronto a cambiare, prima e durante le gare.

Non si è mai lamentato durante il calciomercato della rosa a disposizione. È partito mangiando con il 3-5-2, a fine calciomercato ha subito cambiato avendo altri uomini a disposizione che non hanno pienamente nelle caratteristiche tecniche di poterlo giocare.

Qualche modifica tattica ci sarà già con il Napoli al fine di raggiungere un miglior equilibrio collettivo tra le due fasi di gioco. La forza di Gilardino sarà quella di concretizzare con quelli che ha a disposizione, almeno fino a gennaio.

È una domanda retorica: non c’è modulo difensivo che non sia esaltato o penalizzato dalla partecipazione collettiva alla fase di non possesso del pallone. Una linea a tre senza questo presupposto andrebbe in difficoltà se non trova la quadra del cerchio nel cuore del gioco. Soffrendo con i due centrali di centrocampo c’è il rischio di essere imbucati centralmente con il reparto arretrato impreparato.

Il nodo da sciogliere più difficoltoso è la mancanza o insufficienza di esterni, soprattutto in fase offensiva. Gilardino deve far risorgere l’arma del cross. Il Vecchio Balordo nelle tre gare di campionato giocate non ne ha confezionati più delle dita delle due mani. Solamente uno perfetto cross dal fondo ha fatto vincere la partita di Coppa Italia contro il Modena.

Al Genoa non esiste un problema di uomini fuori ruolo, eventualmente di qualcuno adattato al ruolo. Sulla carta sembrerebbero giocatori perfetti per il 4-3-2-1 visto a Torino con i due centrali perfetti nella linea a quattro. Gilardino cercherà qualcosa di diverso per non tenere troppo lontano dalla porta i due di qualità che giocano sulle corsie laterali. Mettendo a posto questi dettagli, non da poco, ci sarà il decollo in attacco e sarebbe a metà dell’opera facendo un gol in più degli avversari.

Il problema di questo calcio dopo il calciomercato è sempre lo stesso. Le società che hanno operato bene hanno subito goduto dei frutti delle scelte. Quelle che scricchiolano devono cercare soluzioni di ripiego in campo. E qui entra in gioco Gilardino nel raddrizzare un progetto tecnico e reinventare un calciatore in un ruolo scoperto, ricorrendo magari a  qualche giovane, senza passare dalla scorciatoia di un mercato quasi eterno.

Un film già visto: che senso ha progettare o insegnare durante i ritiri estivi se poi una ventata di mercato stravolge tutto nell’ultima settimana? Molti allenatori sono stati chiari, compreso Gilardino: il mercato così è una rottura.

Al di là di tutto, c’è da domandarsi: il tecnico rossoblu cerca un nuovo Genoa, con meno possesso pallone e maggiori verticalizzazioni, subito in avanti per sfruttare la qualità davanti? Non è questione di modulo ma di strategia e idee. Gilardino cercherà presto la sua identità. A chi ha premura o a chi piace mugugnare non sarà oggi, non subito.