Si cantava a Sanremo, ma si cantava anche – e bene – al Ferraris contro il Palermo. Sul prato verde, in Nord e sugli spalti. Direttore d’orchestra Gilardino, tenori della partita Badelj e Sturaro, tutti gli altri un ottimo coro, sia chi ha giocato dall’inizio sia chi è subentrato.

Dopo la sconfitta di Parma, tutta la settimana è passata con una “marronata sesquipedale” (Gianni Brera ) scritta sui  quotidiani sportivi nazionali nei confronti del Genoa, tutti tesi a rappresentare un giudizio dispregiativo sul campionato del Vecchio Balordo, pronti a caricare  la penalizzazione. La vittoria contro il Palermo è stata un acuto del Grifone nella partita più bella vista al Ferraris in questa stagione.

Non è stata una partita facile, ma quando i rossoblu a quarti si muovono collettivamente in modo sinergico, compatto e organico sono in grado di esaltare personalità, fantasia e fisicità. Per ottenere questo tutto il gruppo ha fatto vedere di essere una vera squadra, aiutandosi, collaborando e impegnandosi al massimo delle proprie responsabilità. Questo atteggiamento contro i siciliani ha migliorato le prestazioni individuali e il rendimento collettivo.

Il Genoa per salire la classifica non dovrà fare calcoli in ogni gara. Il problema Serie A si risolverà  se in ogni gara il Genoa testerà il proprio valore per non essere rimandato su altri campi e al Ferraris per colpa di prestazioni fatte di presunzione e arroganza.

In questa Serie B ci sono anche i meriti degli avversari. Il Palermo ha fatto vedere che i nove risultati consecutivi non sono arrivati per caso. L’atteggiamento tattico dei siciliani ha rispecchiato la mentalità attendista della B fino al primo gol incassato  dopodiché ha cercato di passare al contrattacco giocando a viso aperto, ma il Grifone ha tirato fuori gli artigli e quanto detto da Gilardino nella conferenza stampa prima della gara si è visto: “C’è voglia di fare la partita dirò alla squadra di osare, il campionato del Genoa richiede sofferenza“.

Il Vecchio Balordo contro il Palermo ha cercato di trovare soluzioni anche tirando da fuori, a giro, cercando il pressing e finalmente arando le corsie laterali con Sabelli e Hefti. Peccato che siano stati ammoniti nel primo tempo e il giallo ne abbia forse un po’ condizionato la prestazione, in ogni caso sempre buona.

Mostrare di soffrire, sacrificarsi per vincere con intensità, arrivare in vantaggio sulle  seconde palle: sono queste le qualità che permetteranno al Genoa di giocare contro tutte le squadre che non aspettano altro che di fargli lo sgambetto. La partita contro il Palermo ha fatto vedere che giocare da mezzala o mediano e fare il regista sono due ruoli diversi nei tempi di gioco.

Badelj, con Frendrup a rubare palloni e Sturaro a cucire la manovra, ha fatto vedere il ruolo del playmaker: saper rallentare, gestire, verticalizzare per saltare la pressione avversaria e mettere quelli davanti in condizione di essere determinanti. Sturaro ha fatto scrutare quello che è mancato nel cuore del gioco nelle altre gare: corsa e strappi. Nessuno poteva mettere in dubbio le sue qualità: solo gli infortuni lo hanno penalizzato in carriera. Nel centrocampo riesce a dare fluidità nel gestire il pallone e una buona dose di tecnica di base facendo giocate facili o difficili, sempre in funzione del gioco. Gilardino in ogni partita cerca calciatori con caratteristiche complementari e anche le sostituzioni contro i siciliani portano su questa strada.

A.A.A. cercasi Coda e Aramu. Del primo si ricercano solo i gol, mentre quello che fa in una partita a favore della squadra non viene calcolato; del secondo si ricercano le giocate lasciando da parte il fatto che con Albert  e Coda e il loro movimento senza pallone davanti creano occasioni. Albert due tiri in tutta la partita: un gol e una traversa che trema.

Attenzione al discorso di prima: né Coda né Aramu possono aver smarrito il feeling con le porte avversarie, il dribbling, il tiro da fuori a giro. Anche se ci sono altri pronti a giocare nella rosa del Genoa, la fuga per la vittoria è ancora legata al loro rilancio. Il Genoa che vuole avere il passo giusto ha bisogno di avere il miglior Coda in zona gol e Aramu.

La gara con il Palermo, comunque, è stata la prova che i Grifoni non si erano smarriti sulla via Emilia, ma che fosse stato solo un incidente di percorso. Genoa-Palermo è stata la spia di un cuore che pulsa come quello del Tempio, nei giovani e nei vecchi. Una spia che non si è mai spenta.

La partita contro il Palermo è stata anche un segnale non solo al campionato, ma a tutti i “vetrinisti” da notizia nazionale, se qualcuno avesse dei dubbi: Gilardino, il suo staff, la squadra ci sono e sono pronti alla corsa per le prime due posizioni in classifica.

Oltre ai risultati, al lavoro di Gilardino bisogna aggiungere la deduzione positiva della rosa e il fatto di mettersi a disposizione del collettivo: lo ha dimostrato quello che hanno suonato e cantato dentro il Tempio Gilardino con il violino in  panchina e gli ottoni in campo per 100 minuti di gioco. L’immagine è la corsa di tutti, Gila compreso, ad abbracciare Jagiello al gol del 2-0 sotto la Nord, come quando era giocatore. Un’esultanza che non si vede sempre. Il mister lì in mezzo assieme ai suoi calciatori.

Piaciuto anche l’arbitro Marinelli: ha iniziato con un metro di giudizio e ha finito con lo stesso senza fare figli e figliastri, valutando bene anche quanto successo dentro le aree di rigore.