La partitissima tra Genoa e Cagliari dentro il Tempio ha aperto l’ottava giornata di Serie B. Un anticipo che continua a profumare di Serie A con l’incrocio di due squadre retrocesse e anche delle due maggiori accreditate a risalire. Conta poco se a questa partita  Genoa e Cagliari non sono arrivate come prime della classe, si giocava l’ottava giornata di un campionato lungo difficile e per entrambe nelle prossime trenta gare saranno tanti i bastoni tra le ruote degli avversari che cercheranno di pareggiare la maggiore qualità con alchimie tattiche, grinta e forza fisica.

Non era tempo di calcoli quello contro il Cagliari: era il primo crocevia tra due squadre date  per pronte alla risalita in Serie A. Il Vecchio Balordo non lo ha superato brillantemente solo nel risultato, mantenendo sempre una classifica a ridosso della testa, mentre quella del Cagliari rischia di trasformarsi in anonima anche con il pareggio strappato al Ferraris.

Occorreva un buon Genoa perché la partita era di un livello alto visti i protagonisti avversari di tanti campionati in A e B. Liverani ha grande ricchezza di scelte ma dopo otto giornate fa fatica a farle rendere. La differenza? Il Genoa ha giocato più da squadra, meglio nel primo tempo che nel secondo. Liverani ha giocato prima a non prenderle  facendo manfrine ad  ogni ripresa del gioco e facendo giocare quasi ad uomo la sua qualità, tenendola perciò fuori dal gioco: Nandez, Mancosu, Makoumbou.

Le statistiche anche con i sardi confermano la vittoria ai punti  dei Grifoni e il migliore in campo diventa il portiere avversario. Questi numeri devono essere un inno al futuro dei Grifoni affinché trovino al Ferraris la via del gol e anche lo sfruttamento dei corner e dei palloni inattivi cercando falli diretti, che difficilmente vengono creati dal limite dell’area  avversaria.

D’accordo, da tutte le parti ci vuole fortuna: in Serie B bisogna cercarla con l’adeguamento al campionato e ogni tanto si può incontrare. Assestato il reparto difensivo con 5 gol subiti in 8 gare tocca all’attacco rimpolpare il tabellino dei gol realizzati, che ad oggi sono 9. Bisogna fare qualcosa di differente, non andare avanti ad aprire e strappare dentro e fuori l’area di rigore avversaria e poi non segnare.

Al Ferraris in particolare bisogna studiare soluzioni per superare una squadra chiusa. Variare spesso tipologia di attacco perché insistere con la stessa modalità non porta occasioni.

Filtranti, cross, qualche tiro dalla distanza visto solo nel primo tempo contro il Cagliari erano le soluzioni valide per fare gol, ma non sono arrivati per scarsa precisione, pali e parate del portiere. Insomma, operazioni che avevano mandato nel pallone le certezze di Goldaniga e compagni nel difendersi.

Nel secondo questa operazione non c’è stata, in particolare quella di allargarsi e cercare il dribbling con Gudmusson, vera spina nella difesa avversaria nella prima parte di gara, e  Aramu, nessun dribbling per creare superiorità e nessun tiro a giro partendo dalla corsia laterale. Aggirare l’avversario con una manovra veloce e fare cross andando a riempire l’area avversaria è efficace come i cambi campo ad allargare il presidio dell’area avversaria.

Meriti anche del Cagliari che ha sempre giocato più stretto e quando si è accorto che poteva tentare l’arrembaggio, in particolare sulla corsia di destra con Pajac in difficoltà, con  due cross velenosi. se Liverani avesse utilizzato prima Pavoletti, avrebbe potuto creare dispiaceri ai 26mila del Ferraris (meno 200 tifosi del Cagliari).

Coda ci ha provato, peccato che sia stato murato da Aramu e che il portiere avversario abbia fatto anche una paratona su altro tiro. Qualcuno si lamenta che Coda non è quello delle prime partite dimenticando che gioca in altro modulo, dove prima spaziava e faceva assist adesso gioca in mezzo ai due centrali e perciò tocca ai compagni metterlo in condizione di battere a rete con i cross lasciando da parte qualche volta i triangoli. Lui deve cercare lo smarcamento in zona luce per dettare il passaggio.

Il 4-2-3-1 di Blessin funziona, come nel primo tempo contro i sardi, quando c’è la propensione delle due ali alla fase d’attacco agendo sempre larghe e alte.

Questo stesso modulo deve però migliorare nelle ripartenze dal basso. Martinez non è Allison del Liverpool e non sempre indovina il lancio lungo. Migliorerà. Bani e Dragusin bravissimi in fase difensiva con un piede poco delicato per il lancio lungo ad armare la fase offensiva velocemente. Sarà questione di allenamento. In ogni caso, si faranno nuovamente le pulci a Blessin.

Blessin spiega le partite e come interpretarle per tutta la settimana ma in campo tutto il lavoro deve essere interpretato poi da parte dei giocatori: se sbagliano tanti gol  e il  proprio portiere non fa una parata mentre quello avversario è il top, allora tattica o modulo non si possono giudicare e soprattutto condannare.

Il lavoro di Blessin e lo staff non è facile, li aspetta la consapevolezza che solo le idee chiare e la continuità delle scelte e dei  moduli renderanno il futuro sempre più roseo grazie ad una rosa importante a disposizione dove tutti vorrebbero giocare.

Blessin in questa stagione non ha mai dimenticato il gioco, ma prima con tutto lo staff ha dovuto lavorare per raddrizzare il resto. Adesso tutti i calciatori della rosa corrono e la qualità dovrà fare la differenza. Visti i risultati la Serie B deve ancora decollare nei suoi valori definitivi. La continuità varrà molto di più dello show.

Perdere, pareggiare, vincere: importante uscire sempre dai campi con la sensazione di superiorità. Al Vecchio Balordo servirà sempre avere questa forza mentale. Importante al di fuori non passare dall’esaltazione alla polvere.