“L’Inter ha vinto perché aveva la squadra più forte e si è dimostrata più squadra”. Questo il pensiero di Giorgio Perinetti sul campionato di Serie A, vinto dai nerazzurri sull’onda dell’entusiasmo.Sull’onda dei miglioramenti dell’anno precedente, la squadra ha dato seguito a una crescita importante con un allenatore che ha vinto a Milano, Londra e Torino. Il successo è meritato, anche se l’uscita dalle coppe ha permesso a Conte di lavorare tutta la settimana e lui in questo diventa maestro. Sicuramente però ha meritato il suo Scudetto. C’è stata una grande lotta per l’accesso alla Champions League: Napoli è rimasto fuori in maniera inopinata perché lo avrebbe meritato, ma i posti sono quelli e bisogna accettare anche i verdetti del campo”. 

Stiamo assistendo a una vera e propria tarantella degli allenatori. I presidenti erano in astinenza? Tutta colpa del lockdown?Vi do un inedito – racconta Perinetti – L’altra notte messaggiavo con Mourinho e mi ha detto che è molto sorpreso dal clamoroso numero di allenatori cambiati in Serie A. Il problema è che siamo un calcio in cui si parla di programmazione ma poi si basa tutto solo sui risultati. A fine anno se i risultati sono stati buoni si andrà avanti, altrimenti si cercherà di cambiare. Quest’anno, indubbiamente, sorprende il numero di panchine cambiate: sappiamo che c’è un effetto domino, ma è chiaro che ci sia quando nello stesso anno saltano panchine di Inter, Napoli, Roma, Lazio e Juventus. Ed è chiaro anche che l’effetto domino non sia ancora finito, perché qualche società deve trovare l’allenatore e fra un mese si torna ad allenarsi. Un fenomeno tutto italiano”. 

Nella parte destra della classifica chi si è preso lo scettro è stato il Genoa, che con Ballardini ha conquistato 35 punti da dicembre a maggio contro i 33 del Benevento in tutta la stagione. Così Perinetti: “L’impatto che ha Ballardini quando subentra è sempre importante, ma al Genoa è strepitoso. Riesce sempre a trovare immediatamente il bandolo della matassa, a registrare la squadra e ridare tranquillità. Con Regno formano un tandem veramente importante, i ragazzi si fidano e lo seguono: ancora una volta ha fatto un ottimo lavoro. Il Genoa lo esalta”. 

La prossima stagione di Serie A vedrà nuovamente almeno due squadre già condannate alla retrocessione? “La stagione è molto difficile e lo sarà anche per le tre promosse. L’Empoli ha più esperienza visti i saliscendi tra A e B, il Venezia torna dopo una strepitosa cavalcata, ha una squadra giovane ed è stata una novità, mentre la Salernitana ha basi e sono anni che lotta per posizioni di vertice, ma con Castori ha trovato la concretezza che prima non aveva. Certamente, però, la Serie A è tutta un’altra cosa”.

Contratti con rinnovo automatico in caso di salvezza, rinnovo che poi sparisce nonostante il risultato raggiunto. È anche questo un fenomeno tutto italiano? “Spesso dico che i contratti sono riferimenti burocratici, ma poi all’atto pratico si va a vedere cosa fare senza tener troppo conto di quel che dice la carta firmata. Ormai è un fenomeno a cui siamo abituati, è un inedito rispetto agli altri paesi europei e non dico sia una cosa produttiva, ma come detto una parola è ‘programmazione’ e un’altra è il comportamento effettivo. Il comportamento è una cosa diversa, ognuno guarda a quel che vuole ottenere al momento e non sul medio-lungo termine”.

Tornando in casa del Genoa: Filip Jagiello pronto per la Serie A? “La stagione del Brescia è stata difficile, con tanti cambi di allenatore, ma quando è arrivato Clotet ha trovato il suo equilibrio e la sua costanza, segnando diversi gol e assist. Ha giocato con continuità e credo sia un giocatore quantomeno da avere in rosa, sempre se non riterranno di farlo girare ancora un anno in prestito. Credo che Jagiello abbia qualità per stare un anno con il Genoa”. Perinetti da pochi giorni ha lasciato Cellino e le Rondinelle. Tanti presidenti non riescono proprio a programmare con chi capisce di calcio? “No, è stata una decisione. Va bene così”.