Il Santo catenaccio e la vena dei campioni. La foto di Genoa-Juventus della ventinovesima giornata di campionato. Una partita come quella del Ferraris ieri sera non poteva decidere le sorti del campionato di entrambe le squadre.

La Signora continua il braccio di ferro con la Lazio: tutto si deciderà nello scontro diretto. Per il Vecchio Balordo non era questa la partita per fare punti, ma quella per vedere se riesce uscire dalla crisi post-Covid. Anche per lui saranno le gare con le dirette avversarie della salvezza da giocare al Ferraris a decidere il futuro.

Bello stile della Juventus, catenaccio non grintoso, questo il commento univoco di quelli intervistati d Buoncalcioatutti alla fine (clicca QUI per le interviste post partita). Nicola aveva disegnato un Grifone dalle linee strettissime cercando di tenere la squadra di Sarri lontana dalla propria area, ma dentro il proprio centrocampo, il tutto facendo tanta intensità.

Elementare tattica della difesa in forze, del corridoio chiuso, Santo catenaccio mille volte reietto, dell’uomo di riserva sulla seconda battuta di dribbling, pur sempre da esaltare viste le prime due prestazioni dopo la pandemia del Genoa.

Non erano folate travolgenti dei bianconeri che si spegnevano ai limiti dell’area di rigore rossoblu con una fase difensiva mai affannosa, ma poco gagliarda sulla vigorìa. Anche se pigra, la Juventus nel primo tempo ha impegnato Perin in almeno due occasioni importanti con CR7.

Nell’intervallo tra i pochi presenti in Tribuna stampa di cuore genoano c’era la speranza che la Juventus potesse snervarsi a ridosso di quel mobile bastione colorato di rosso blu.

Il lateralismo e il possesso pallone bianconero deteriore e quel cercare lo spunto tra troppe gambe, quell’impossibile ricorso al dribbling, illudeva appannati i riflessi e le forze che potevano cominciare a pensare che difendersi sarebbe stato più facile che attaccare.

La Juventus ha continuato a fare vedere poco sarrismo. Squadra che nel campionato italiano notturno può anche sbadigliare, difficilmente lo potrà fare nel prossimo mese di agosto in Champions.

Nel Genoa si è vista la differenza pre e post Covid. Pallone a terra visto raramente. La squadra non ha fatto pressing, troppo bloccata a difendersi. Partita preparata solo per difendersi: una volta che prende il gol, non ha nulla per cercare di impensierire la Signora. L’unica consolazione aver fatto gol ed aver battuto l’imbattibilità dei portieri, compresa la Coppa Italia, dopo sei giornate.

La Juventus ha strangolato il Vecchio Balordo anche se non trovava lo spunto giusto guadagnando campo e assediando Fort Genoa. Appena assestati i colpi magici dei tre assi, tre gol da strofinarsi gli occhi, non c’è stata più partita.

Tre colpi magici che hanno avuto il lasciapassare della fase difensiva genoana e che hanno dato l’impressione di un inchino ai dribbling di Dybala, CR7 e Douglas Costa o paura di commettere falli da fuori area o di rigore. Il Vecchio Balordo made in Nicola, quello pre-Covid, non li avrebbe permessi.

Juventus o non Juventus, il problema del Genoa è stato come nelle gare precedenti nelle ripartenze, nel possesso del pallone, nel palleggio dei centrocampisti pur avendo quasi il doppio play. Schöne continua a non rombare e dai pensieri stupendi estivi sta creando stupore, non riuscendo a dare geometrie e ordine nel cuore del gioco

I difensori quando devono ripartire alzando la testa non trovano mai il compagno a cui appoggiare il pallone e sono costretti a buttare la sfera in avanti scavalcando il centrocampo. Sbarrare la strada agli avversari e dopo non impostare nuovamente un azione difficilmente porterà ad operazioni offensive, anche se il doppio centravanti pivot, Favilli e Pinamonti, ha fatto una buona figura nel catturare i palloni arrivati da lunga gittata.

Non è mia intenzione ingaggiare battaglie dialettiche sulla superiorità di questo o quell’altro sistema in termine di efficienza e di incidenza sui successi del Genoa, perché penso che sia solamente teoria, ma da Nicola mi piacerebbe avere delle risposte: ad esempio come non perdere il capitale davanti – e aggiungo anche non prendere gol – scivolando nella fantascienza calcistica rossoblu.

Senza fare nomi di calciatori e di modulo, il Genoa deve trovare un equilibrio tattico che gli consenta di sfruttare soprattutto il ben di calcio che ha davanti.

Bene Perin, bene Sanabria, benissimo Pinamonti non solo per il gol. La carica emotiva e psicologica a Sturaro è stata d’aiuto, ma fare il terzino lo ha condizionato, Ghiglione troppo timido per essere vero: colpa della tattica?

Per tutti gli altri l’esame più importante sarà domenica prossima alle 19.30 contro altre zebre dell’est. Un test da giocarsi con la qualità rossoblu in campo tenendo conto che i friulani alle ore 24 del giovedì saranno ancora in campo nella Capitale italiana.

In una partita facile da dirigere non è piaciuto Calvarese di Teramo nella gestione dei cartellini non congrui e uniformi.

Usciti dal Tempio con un grande rammarico, che la partita non sia stata giocata prima della pandemia e con la Nord e tutto lo Stadio a rombare, differenza che sembra basilare ed essenziale al Vecchio Balordo per fare sentire i tacchetti agli avversari.