Triste questo calcio. Triste è il calcio negli stadi cattedrali nel deserto senza il pubblico, ma soprattutto i tifosi dei posti popolari e gli ultras ricordati con scenografie e con un vociare falso non gradito.

Come giornalisti siamo stati privilegiati in pochi in attesa – e sempre in ritardo – che il Ministro della Sport metta nero bianco, dopo aver dato l’OK a parole, l’ampliamento dei numeri per gli addetti ai lavori.

Per chi fa il cronista e scrive raccontando una gara un conto è vederla dal vero, un altro in TV correndo il pericolo di condizionamento da parte delle seconde voci tecniche, uomini di calcio passato, e di vedere sviluppata la sindrome del copia incolla. In tutto questo, non è ripreso il campionato del Vecchio Balordo.

Il Genoa non ha ripreso da dove c’eravamo lasciati. Il Genoa è rimasto a San Siro l’Otto di Marzo, il lungo lockdown ha annacquato tutte le sicurezze messe in mostra dall’arrivo di Nicola. Non può essere vero che il Vecchio Balordo si sia perso alla prima sbandata, il rigore non realizzato dal Capitano. Genoa-Parma è stato come rivedere la partita di un girone fa non solo per le tre sberle di Cornelius sommate alle tre dell’andata, pur avendo giocato solo 50 minuti, ma anche per ché Criscito e compagni hanno subito lo stesso shock della gara dell’andata con errori della stessa natura che sono stati ripetuti ed erano stati dimenticati dall’arrivo di Nicola.

Il Parma ha vinto meritatamente e si è rifatto il trucco. La speranza per il Genoa che nella gara di ieri la differenza sia stata la gamba e il ritmo partita acquisito dopo la gara con il Torino di sabato scorso. Un Genoa così brutto tatticamente, tecnicamente, fisicamente non può essere vero.

L’identità passata del Vecchio Balordo non può essere sparita, il 3-5-2 aveva dato risultati  perché si difendeva in modo differente rispetto al passato. Nulla si è visto contro il Parma, difendersi con ordine e aspettare il momento propizio per colpire. Tutto non conseguito perché non sono stati coperti adeguatamente gli spazi con errori negli appoggi e nelle uscite dalla propria area.

La fase difensiva non è funzionata e i centrocampisti non hanno offerto linee di passaggio in più ai difensori durante la prima costruzione di gioco. Il gioco del doppio play nel primo tempo è sparito e le corsie laterali sono state autostrade senza traffico a favore degli emiliani. I troppi palloni persi nella propria metà campo ha causato i 4 gol incassati.

Qualcosa non ha funzionato anche tatticamente dall’avvio della partita. D’Aversa, il tecnico dei crociati, ha sparigliato il gioco con la giocata di Kulusevski dietro le due punte a marcare e non far respirare solamente, ma anche con la velocità a mettere in braghe di tela la difesa genoana esperta ma non sprinter.

Nel 3-5-2 di Nicola che aveva funzionato prima del Covid era stato fondamentale il gioco dei centrocampisti, dal cui comportamento erano dipese la fase difensiva e quella offensiva. I difensori esterni del Genoa hanno cercato di offrire solo adeguata protezione, non riuscita bene. Nicola e il suo staff cercheranno risposte perché è saltato l’equilibrio del sistema.

Il 532 contro il Parma è stato la licitazione più corretta. Il 3-5-2 che aveva dato soddisfazioni è mancato per la mancanza di equilibri nella fase di non possesso, vista raramente, mancando anche maggiore responsabilità dei tre difensori in ampiezza. Tutto causato dalla mancanza di pressione continua sul pallone da parte sia dei centrocampisti e delle punte con l’obiettivo di mantenere la squadra corta. Mancando questa pressione, il Vecchio Balordo non è rimasto corto e le soluzioni di sviluppo del gioco emiliano non sono state prevedibili e contrastate, specie sulle fasce.

Senza i vantaggi di una maggior copertura difensiva come numero, come profondità, come ampiezza; senza i due esterni pronti a partecipare sempre al gioco nelle due fasi, in particolare in quella offensiva, il Grifone ha rischiato l’inferiorità numerica a centrocampo e i punti laterali di appoggio del Parma sulle corsie laterali libere sono state troppo positivi e propositivi.

Nicola in questi giorni che ci separano dalla gara in casa del Brescia dovrà trovare le cause delle 4 sberle con errori singoli e di gruppo incorporati e dovrà trovare il modo migliore non solo per andare avanti, ma per dimenticare la gara con i ducali. I calciatori dovranno ritrovare subito la personalità che aveva nascosto qualche limite. Quello costruito prima della pandemia non può essere stato dimenticato.

Quando non si può tornare indietro, bisogna soltanto preoccuparsi del modo migliore per avanzare.