Habemus protocollo sanitario con un ritardo di un mese e mezzo rispetto agli altri campionati europei che stanno provando ad iniziare anche se i tamponi non sono tutti negativi, ma per prudenza si saprà tra una settimana se il campionato potrà ripartire. Il Ministro dello sport Spadafora con le sue dichiarazioni è come uno spillo: la testa gli impedisce di andare troppo oltre, nascondendosi dietro la linea dei contagi con il Ministro della Salute Speranza, dopo che al pomeriggio il premier Conte aveva dato il via libera a tutte le Regioni di riaprire quasi tutte le attività non individuali. Le condizioni dettate in 2′ di telegiornale da Spadafora, che la FIGC deve recepire in toto prima di giorno 18 (lunedì prossimo), le indicazioni stringenti e vincolanti del CTS, sono come anguille: si prendono facilmente, il busillis è mantenerle.

Quelle elencate non sono da prudenza ma da paura per il calcio, che per giocare dovrà camminare fino alle fine di luglio in punta di piedi: quarantena generalizzata con ritiri bloccati durante la  preparazione; quarantena  di tutta la squadra e lo staff in caso di una positività durante la preparazione o le gare di campionato (Fiorentina, Sampdoria e Torino subito in quarantena?);  piena responsabilità dei medici delle società per l’attuazione del protocollo dopo che sono stati considerati fino ad ieri come il due di picche non solo in FIGC e Lega Serie A ma anche negli staff di medici e scienziati del Governo. Soluzione del CTS  non salomonica di saggezza ed equilibrio nei confronti di colleghi neanche ascoltati e rispettati nello stendere il protocollo. Soluzione di responsabilità che non può essere medica ma giuridica. Soluzione che dovrà essere connessa a quello deliberato dall’INAIL sulla positiva da Covid-19 in ambito lavorativo paragonata ad “infortunio sul  lavoro”. Altra spesa per i club fare un’ulteriore copertura assicurativa; l’ultimo  presupposto del Ministro dello Sport e del  CTS è che i test da fare sui calciatori non vadano a discapito di quelli dei cittadini.

La domanda che potrebbero farsi i cittadini sarà un’altra:  i test del calcio sono fatti in strutture private, allora perché il SSN non ha utilizzato le strutture private per accelerare l’effettuazione dei test a persone ancora in attesa di effettuarli da lungo tempo che potrebbero aver causato morti? Chi in piena crisi da Covid-19 si rivolgeva alle strutture private, pagando di propria tasca, per effettuare tamponi veniva rimandato alle ASL. Protocollo per gli allenamenti di gruppo, ma per ritornare in campo a disputare le giornate mancanti del campionato 2019/2020 è meglio affidarsi al proverbio di “Gio” Trapattoni, che in questo particolare momento del calcio italiano potrebbe ricordare di avere un occhio dietro la testa ai dirigenti dei club: “Non dire gatto se non ce l’hai nel sacco”. Le uniche date certe ad oggi sono che la FIGC deve consegnare all’UEFA entro il 25 maggio il calendario definitivo di Coppa Italia e campionato. Convocata per il 27 maggio per approvare i documenti arrivati, l’UEFA entro quella data darà 4,2 milioni di euro a fondo perduto alla FIGC per l’emergenza Coronavirus. Fra i più possibilisti alla disputa della stagione 2019/2020, in prima linea c’è il presidente Lotito, virologo, epidemiologo, statistico oltre che latinista. Non gli piace che il calcio sia considerato più a rischio delle altre attività aperte, ad esempio le fabbriche, dove un nuovo caso singolo di Coronavirus non le farebbe chiudere totalmente. Gli scienziati rispondono che nel calcio, durante le partite, non può esserci distanziamento sociale. Lotito farebbe carte false per vince lo Scudetto al Covid-19 per un solo grande motivo: raggiungere la Roma nell’albo d’oro degli scudetti capitolini.

Il problema più grosso per la Lega di Serie A oltre, oltre al protocollo sanitario, è la ripartenza a tutti i costi per risolvere senza problemi o tramite avvocati la questione dei diritti TV non avendo intenzione di fare sconti immediati e futuri a Sky, Dazn e IMG, agenzia americana che cura i diritti esteri e neanche concedere dilazioni o spalmare pagamenti. I club sono in difficoltà perché la rata di maggio è già stata incassata, facendo operazioni di contratto, cedendo i crediti presenti ad un altro soggetto: banche. Senza i soldi delle televisioni, in Lega stanno discutendo se ricevere fondi da soggetti finanziari internazionali, operazioni che molti presidenti vorrebbero evitare e che potrebbero determinarsi qualora si accendesse un contenzioso legale, considerati i tempi della giustizia italiana.

Il calcio italiano a 56 giorni dall’ultima gara giocata è sempre stato tra l’incudine e il martello, perché nessuno ci ha messo il cervello e in tante riunioni della Confindustria del calcio e della FIGC non è mai passato per la testa dei partecipanti l’idea che l’arroganza di qualcuno è figlia dell’ignoranza. È successo poco in questi giorni di stop al calcio e tutto è sempre sott’acqua per FIGC e Lega. Come abbiamo letto e scritto, nulla è stato risolto:

  • Il  gioco delle tre tavolette tra FIGC, Lega e CONI continua;
  • FIGC e Ministero dello Sport intenzionati a chiudere il campionato per decreto. La FIGC potrebbe stabilire il format del prossimo campionato senza dover gestire ricorsi amministrativi;
  • La Lega potrebbe essere contenta sui diritti TV, perché in caso di stop per causa di forza maggiore nel bando è chiaro che la cifra debba essere versata. Le televisioni chiederebbero uno sconto sul presente o sul futuro accordo;
  • Protocollo sanitario con le controversie che potrebbero infiammare medici sociali e calciatori;
  • La Fase 2 del calcio in qualsiasi modo darà il primo vagito e in qualsivoglia formula compiuta avrà un prevedibile scontro tra società e calciatori, anzi procuratori e agenti sulla decurtazione di stipendi, contratti da allungare o ridefinire entro il 30 giugno i prestiti in scadenza.

Tutte queste operazioni che continuano a galleggiare non fanno nient’altro che confermare le antiche debolezze di tutto il sistema calcio di fare riforme e decidere. C’è il protocollo sanitario, le  certezze di finire la stagione 2019/2020 continuano a navigare neanche a vista, non solo per colpa del Virus. E questa volta i club non avranno neanche il sostegno delle tifoserie per un campionato che non vogliono. Dopo l’emergenza Coronavirus il calcio per ripartire dovrà farsi tante domande e avere risposte certe, affinché tutti capiscano meglio.