Damiano Tommasi, presidente dell’Associazione Italiana Calciatori, è intervenuto ai microfoni di FanPage commentando le parole del sottosegretario alla salute Sandra Zampa, che si è detta “ottimista sulla ripresa dopo aver parlato con il comitato tecnico-scientifico”.

Tommasi replica così: “Sappiamo che il comitato tecnico-scientifico trasmetterà una nota al ministro della salute e al ministro dello sport, ma non abbiamo ulteriori elementi. In caso di nuovo contagio, va isolato solo il soggetto positivo? Questo è uno degli aspetti da chiarire, anche perché è l’uniformità dei comportamenti che garantisce la sicurezza. La gestione della positività di un calciatore non può essere diversa da quella che riguarda altri ambiti del paese. Ci saranno dei protocolli, in questo senso, che dovranno essere confermati da chi ci autorizzerà a tornare a fare l’attività. Questo però ce lo dovranno dire i medici. È stato fatto uno screening pre-allenamento, come giusto che sia in questo momento, e i positivi verranno isolati. Sappiamo che non tutte le squadre hanno fatto i test per problemi logistici. Era da mettere in preventivo qualche caso di positività, vista la diffusione del virus soprattutto in alcune regioni d’Italia. Al di là dei nuovi casi positivi, è la prolungata positività di alcuni calciatori, andati oltre le tre settimane di positività, ad aumentare il livello di preoccupazione. Cosa può succedere nel gruppo alla luce dei contatti avuti dal soggetto risultato positivo, che sia un calciatore o un membro dello staff? Ad oggi sono situazioni che vengono gestite secondo i protocolli della FMSI, ma ci sono società che stanno seguendo anche altre indicazioni, altre che attendono la ripresa degli allenamenti di gruppo per applicare le misure di sicurezza. Come dicevo, l’uniformità di applicazione delle norme è fondamentale”.

Ancora Tommasi: “Sono legittimi i timori e le preoccupazioni dei calciatori, specialmente nei riguardi dei famigliari. Sappiamo che è un sentimento condiviso a livello europeo, ci confrontiamo ogni settimana con gli altri sindacati dei calciatori. L’attenzione a questo tema è inevitabile e credo sia anche il motivo per cui non si sta giocando a calcio. I governi non autorizzano questo tipo di attività perché sono attività a rischio. Le valutazioni nel caso del calcio sono più ampie per il grande indotto e l’elevato numero di lavoratori e famiglie che coinvolge. C’è da capire quanto questi rischi siano calcolabili. Vogliamo un protocollo sicuro, validato, semplice, efficace. Qualcosa che ci dia certezze, che presenti la sicurezza di un rischio calcolato. E poi il tempo, sempre più stretto ogni giorno che passa. Il pensiero di tante partite da affrontare in pochi mesi costringerà a far funzionare tutto perfettamente per non avere intoppi e finire la stagione 2019/20. Si corre il rischio di rimettere in moto una macchina che potrebbe fermarsi subito”.