Ferdinando Priano, ortopedico di fede rossoblu che lavora in Piazza della Vittoria (Genova), era stato intervistato dalla nostra redazione per la rubrica VIG (Very Important Genoani) nel settembre 2018, ma questa sera è tornato a raccontarci qualche aneddoto che lo lega sia al Genoa sia al nostro direttore, Lino Marmorato, che dall’ortopedico di fede rossoblu fu “salvato” con un’operazione estemporanea al menisco indispensabile affinché potesse arbitrare un I.A.G. Gazoldo-Volterra, finale della Coppa Italia Dilettanti dell’aprile 1991.

“Essendo in quarantena, cerco di passare al meglio le mie giornate. Ecco perché mi sono messo una tuta e faccio un po’ di attività fisica. E questa tuta voglio proprio farvela vedere: mi è stata regalata da Cláudio Ibrahim Vaz Leal “Branco” nel 1993, quando dopo aver giocato qualche anno nel Genoa (tre stagioni a cavallo tra 1990 e 1993 collezionando71 presenze e 8 gol, ndr) tornò in Brasile, al Gremio. Mi disse: “vedi Professore, questa tuta ha lo stemma del Brasile con tre stelle. Ti garantisco che quando sarò in Brasile, al prossimo campionato mondiale vincerò e metterò la quarta stella nello scudetto della federazione. Ed effettivamente, nel 1994, vinse la Coppa del Mondo negli Stati Uniti (in nazionale verdeoro ha collezionato 72 presenze e 9 gol). Dopo quel Mondiale Claudio mi ha mandato ancora qualche messaggio, poi non l’ho più sentito. So che fa l’allenatore in Brasile con un buon successo”. 

Ma non è di questo che vi dovrei parlare qui su richiesta del mio amico giornalista Lino Marmorato. Dovrei parlarvi di una tragedia che all’improvviso è diventata una commedia a lieto fine. Parlo dell’inizio degli anni Novanta. Io ho sempre conosciuto un giovane arbitro, Lino Marmorato, che allora aveva grandi pretese di diventare il Nicchi o il Casarin del momento e credeva molto nella sua carriera di arbitro. Mi si presentò un giorno in ambulatorio con una risonanza magnetica e un ginocchio bloccato. “Professore, mi deve aiutare: la prossima settimana devo assolutamente arbitrare una finale”. Essendo lui un vero atleta agonista, visto che si era tanto stressato il ginocchio da farselo bloccare, avrei fatto di tutto perché potesse arbitrare quella gara”.

“Il soggetto era molto pauroso e si mise quasi a piangere prima di essere operato. Voleva sapere l’ora, se sarebbe stato il primo, come sarebbe rimasto in sala operatoria, che anestesia avrebbe fatto, quanto sarebbe rimasto in ospedale. Tutta una serie di domande da psicotico (sorride, ndr): ma chi lo conosce, lo sa che ha un carattere così. Per fortuna, o per capacità mia di chirurgo e sua di atleta, il soggetto riprese prestissimo l’attività agonistica e dopo ben 7 giorni dall’intervento, come accaduto con altri atleti, riuscì ad arbitrare. Di ciò me ne fu grato e io sono vent’anni che lo prendo in giro per tutte le scene fatte prima di essere operato. E ancora oggi ci sono degli infermieri di sala operatoria, ormai pensionati, che mi raccontano tutte le scene esagerate che in sala operatoria era riuscito a combinare il buon Lino”. Dopo qualche risata e qualche aneddoto, il professor Priano ha affidato a Buoncalcioatutti un saluto finale.

“Vi saluto e spero di uscire in questa situazione di difficoltà in cui siamo finiti per un virus, potendo tornare al più presto a vedere un po’ di calcio e divertici coi nostri giornalisti e coi nostri giocatori”.