Molti club e federazioni non hanno accolto con entusiasmo il decreto legge dell’8 aprile pubblicato ieri sulla Gazzetta Ufficiale. Il provvedimento allevierà le perdite per molte società dilettantistiche ma non presenta misure specifiche per il calcio italiano, che nel breve termine chiede di ridurre il costo del lavoro nel periodo in cui i campionati sono fermi, garantire liquidità e pagamenti attraverso fondi speciali, istituzione di norme ad hoc in campo tributario e contabile, autorizzazione a cercare nuovi introiti attraverso la sponsorizzazione con aziende di scommesse.   

In caso di ripresa del campionato e sua conclusione a porte chiuse, il calcio perderebbe quasi 300 milioni, che diventerebbero oltre 500 qualora la stagione venisse annullata definitivamnte. Tutte le cifre sono state portate all’attenzione del Governo e del CONI, in un documento che chiede ufficialmente la richiesta di aiuto diretto per uno fra i settori più attivi e proficui del paese. In Italia dal 2019 non è permesso fare pubblicità e/o sponsorizzazione con i marchi di scommesse, gli stessi che nel resto del mondo stanno fornendo un aiuto non indifferente all’economia del pallone. Nei principali 6 campionati d’Europa, negli ultimi 9 anni le aziende attive nel settore del betting hanno investito quasi circa 575 milioni di euro, come riportato dal Corriere dello Sport.

Sul fronte ripresa, già dal 4 maggio le squadre potrebbero ricominciare ad allenarsi in sicurezza con tutti i “se” e tutti i “ma” del caso. Dopo una chiamata ricevuta dal ministro dello sport Vincenzo Spadafora, il presidente FIGC Gravina e le società nutrono maggiori speranze. Ricevuto il vademecum della commissione medico-scientifica, si sta già lavorando su un piano che permetta a staff e giocatori di effettuare tutti i test necessari ai polmoni e all’apparato cardiocircolatorio a fine aprile, per fare in modo che si possa tornare a lavorare sul campo ai primi di maggio e che i campionati possano riprendere nel giro di tre o quattro settimane: 31 maggio e 3 giugno, ad oggi, le date più quotate. Giocatori blindati nei centri sportivi? Qui sorge il problema, perché non tutte le società (soprattutto nelle serie minori) dispongono di posti letto e dovrebbero fare ricorso ad hotel e controlli ancora più stringenti. Il tutto, se unito a disponibilità economiche differenti di club in club, rende la proposta un vero e proprio rebus. La Lazio, nel frattempo, ha già cominciato il conto alla rovescia: di “ritiro in sicurezza” il presidente Lotito parlava già da metà marzo.

Ieri, nel corso di una riunione fra i presidenti e gli avvocati dei club di Serie A, l’avvocato Zaccheo ha rincuorato molte squadre ricordando come le società non siano tenute a pagare gli stipendi dei giocatori durante il periodo di stop forzato a partite e allenamenti imposto dal governo. Ma l’ultima novità, in ordine di tempo, arriva dai vertici dell’IFAB: l’International Board ha infatti definito le nuove regole per la stagione 2020/2021, lasciando tuttavia aperto più di uno spiraglio alla possibilità di poterle mettere in vigore già in quella corrente, in caso di ripresa. Sebbene il comunicato resti ambiguo, l’unica direttiva che potrebbe venire adottata già nei prossimi mesi riguarda un maggiore ricorso all’on field review e la comunicazione obbligatoria all’arbitro in caso di incidenti o errori “gravi ed evidenti”. L’ex arbitro internazionale Tiziano Pieri avverte sul rischio che incombe sugli arbitri, fra i più esposti a contatti e rapporti diretti con i giocatori. In sintesi, “è più al sicuro chi sta al VAR rispetto a chi dirige in campo”.


GLI APPROFONDIMENTI SUL GENOA 

GAZZETTA DELLO SPORT – Sulla rosea si scrive del rapporto stretto fra i due portieri genoani Perin e Marchetti, quest’ultimo vicino al Pescara nel mercato di gennaio. Il presidente Preziosi ne riconosce indubbi meriti professionali, umani e non è da escludere che il 37enne possa restare anche la prossima stagione.

REPUBBLICA GENOVA – Intervista a Vincenzo Torrente, che per un paio di settimane è rimasto chiuso in un convento benedettino nel centro storico di Gubbio. Nei giorni scorsi l’ex genoano ha potuto tornare a Genova, dove resta a casa con la famiglia. Sul campionato: “Parlare di calcio di fronte ai morti è irrispettoso. Di getto direi che non riprenderà, ma se dovesse riprendere dovrà essere in totale sicurezza. “La Serie C non è la Serie A – ricorda Torrente, allenatore proprio in Lega Pro – E non può rispettare certi protocolli. Io al Gubbio ho gente che guadagna 1500 euro al mese. Senza stipendi come pagano mutui e affitti? La Serie A deve dare una mano: serve un fondo di solidarietà”. 

IL SECOLO XIX – Il quotidiano genovese riprende le parole di mister Nicola a Telenord: “Niente lamentele, facciamoci trovare pronti”. In caso di ripresa sarà necessaria una mini-preparazione per tutta la squadra. E i dipendenti? Se la Sampdoria ha adottato la misura della cassa integrazione, il Genoa ad oggi si limita al lavoro da remoto puntando sullo smart-working da casa. Dal giorno della chiusura della sede, avvenuta lo scorso 11 marzo, i contatti restano costanti grazie al ricorso a video-conferenze fra dirigenti e dipendenti dei vari settori.

TUTTOSPORT – Mentre si attendono nuove misure restrittive dal governo e una definizione dei protocolli medici, il calcio italiano si prepara per rimettersi in moto con gli allenamenti già dall’inizio di maggio. La data della ripresa dipenderà dal rientro nel paese dei tanti giocatori tornati nelle rispettive nazioni, ma molte società continuano ad opporsi: fra queste, oltre al Brescia, anche la Ternana in Lega Pro. Così il presidente Bandecchi: “Se torneremo in campo e uno dei miei giocatori contrarrà il Coronavirus, farò causa e vorrò essere risarcito”. Si va invece verso l’annullamento dei campionati giovanili 2019/2020.


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