Giornata amara, non di vergogna, per il Grifone in questo Sabato Santo 2019. Sabato Santo che è di silenzio e preghiera. Silenzio anche da parte di quelli che hanno scelto di protestare su quello che sta accadendo al Vecchio Balordo e non per i risultati ultimi collezionati dalla squadra. Anche quelli che sono stati in silenzio dentro e fuori dal Ferraris hanno sicuramente pregato che il Genoa possa salvarsi.

L’uovo di Pasqua rossoblu è amaro, la Colomba è “Motta”(in siciliano) come ha perso il Genoa contro il Torino ha fatto girare i “luoghi” Santi.

Il Grifone non ha meritato la sconfitta. Il Torino ha tirato una sola volta in porta su errore di disimpegno di un calcio di punizione di Veloso e dopo un’altra volta con parata di Radu su Belotti quando la partita era in discesa per il Toro e praticamente finita.

Il Genoa ieri pomeriggio non è stato a guardare, non ha subito senza impegnarsi, non ha contrattaccato senza mordente, ha riempito l’area granata, ma non è riuscito a fare gol neanche con le mani. Quando ha avuto due nitidi palloni gol, uno su colpo di testa di Zukanovic a pochi centimetri dall’area di porta, due quando ci ha provato Kouamè di testa è stato Sirigu, il portiere granata, a levare la ragnatela dal sette alla sua destra e salvare il Toro.

Sconcertati Mazzarri e il suo vice Frustalupi dal gioco razionale, preciso e potente dei centrocampisti genoani. Prandelli ha fregato gli 007 granata e si è schierato con il 4-4-2 invece che il 3-5-2 aspettato e auspicato da tutti, anche dentro la società.

Una sorpresa dell’ultima ora che ha confuso non solo il Toro. Quasi tutto segreto fin dentro lo spogliatoio anche se gli interpreti erano gli stessi. Sorpresa fino a quando staticamente non si è vista schierata la squadra al fischio iniziale del direttore di gara.

Mazzarri era partito con la pretesa di condurre le danze con 3-4-2-1 e si è dovuto rifugiare subito nel 3-5-2 classico.

Il 4-4-2 di Prandelli ha funzionato per grinta e intensità, ma come tutti gli altri schierati in precedenza ha scricchiolato sulle corsie laterali con Lerager e Sturaro – fino a che è stato in campo (si aspettano accertamenti alla sua caviglia destra) -che si dannavano a fare gli esterni e le mezzali. 

La sfiga ha continuato a colpire il Grifone e con l’uscita del matuziano e l’entrata di Rolon che ha altre caratteristiche, a Mazzarri è bastato invertire gli esterni per risalire la corrente dal centrocampo in su.

Il Torino non ha disputato una buona partita, ha sfruttato l’unico errore e dopo ha dovuto resistere a denti stretti perché il Vecchio Balordo, anche sotto di punteggio e anche se con meno intensità per la paura di lasciare spazi, non è stato a guardare.

La partita ha ritrovato Lapadula come grinta, movimenti da prima punta ma anche la bocciatura da prima punta di Sanabria, “bellino” nella battaglia del Ferraris, e Kouamè, anch’egli come prima punta entrato nel secondo tempo. Kouamè non in campo dall’inizio perché deve recuperare le forze. Forse bisognava  gestirlo nelle gare precedenti con i  risultati acquisiti dagli avversari.

Il Genoa ha difficoltà a concludere prontamente e ogni volta che vanno l’attacco e il tiro in porta,  da fuori area o da dentro, si rimane allo stato di desiderio. Così povero e zoppo l’attacco nei settori dove dovrebbero agire i goleador che viene messa in salita la salvezza del Genoa, che alla 33esima giornata si deve attaccare ai risultati delle altre, in particolare quello di Empoli.

Una parentesi anche nei confronti di Doveri l’arbitro dell’incontro. Il “duro” a disposizione di Rizzoli ha guidato la partita all’antica senza fare errori clamorosi sui binari del Torino dopo che il Presidente Cairo si era preso pagine intere su quotidiani e televisioni di sua proprietà protestando contro gli arbitri.

Doveri ha spostato 9 volte il pallone dal punto di battuta (solo del Genoa) per questione di centimetri ritardando la ripresa del gioco e permettendo alla difesa granata di recuperare le posizioni; in pieno forcing finale del Grifone ha fatto due ammonizioni e ha chiacchierato almeno 3’;  non è stato congruo nell’estrarre i cartellini gialli dopo l’ammonizione a Lerager, doveva mantenere lo stesso metro invece qualche granata è stato salvato; l’ultima chicca i 3’ di recupero finale con cinque sostituzioni e qualcuno a terra. Non sono un visionario o troppo di parte: ho solo reminiscenze di arbitraggi di 25 anni fa.

Nell’Uovo di Pasqua le sorprese non sono belle. Fra l’altro il lacrimone di Criscito a fine conferenza stampa, anche se in silenzio, chiede  a tutti i genoani aiuto: SOS Vecchio Balordo.

Occhio perché nell’Uovo di Pasqua potrebbe esserci qualche sorpresa da qualcuno aspettata! La lotta per la salvezza logora per chi non è abituato. È arrivato il momento di non aver paura di togliere le ragnatele dal soffitto temendo che cada.  Frase di cui si è abusato negli scorsi editoriali, ma sempre efficace e opportuna.

Ballardini dentro l’Uovo di Pasqua?  Se sarà, non si arriverà a Pasquetta per deciderlo!

Prandelli come il baco da seta si è dimenato molto con passione e amore nei confronti del Vecchio Balordo, ha cercato di dare tanta seta al gioco rossoblu ma il bozzolo non è mai sbocciato.  Adesso non si può più aspettare, non si può più sbagliare.

BUONA PASQUA A TUTTI!