Tutto come da copione. L’allarme lanciato dalle Leghe Europee per bocca di Lars-Christer Olsson, suo presidente dal 2016, è stato in qualche modo recepito e la data del 16 maggio, coincidente con la finale di Europa League, ha visto riunirsi assieme ECA, FIFPro e Leghe Europee. Le ha viste riunirsi assieme per fare fronte comune ed esprimere “serie riserve” alle proposte della FIFA in merito alla creazione di due nuove competizioni, un Mondiale per club allargato con cadenza quadriennale e una Nations League che, pronta a partite da settembre in Europa, possa allargarsi su scala mondiale. In particolare, le tre singole componenti hanno trovato un punto d’incontro nel dire che nelle proposte presentate da Infantino, presidente FIFA, c’è poca chiarezza. Ed effettivamente ben poco si capisce di quale deriva dovrebbe avere queste due nuove, ipotetiche competizioni.

Le proposte della FIFA possono avere un significativo impatto sul futuro dell’intero calcio professionistico  spiega in una nota la FIFPro – ma noi abbiamo l’obbligo e l’interesse a contribuire ad una crescita sostenibile del calcio, dei benefici per tutti i suoi membri e le sue competizioni che permettano però decenti condizioni di lavoro“. E il comunicato procede ancora toccando l’ambito più fisiologico e tecnico della questione. “Problematiche critiche come il carico di lavoro di un calciatore o il suo tempo di recupero fra una gara e un’altra saranno sviscerate all’interno del processo decisionale della FIFPro“. Non tutte le porte di un dialogo con la FIFA sono precluse, come spiegherà Philippe Piat, presidente FIFPro, ma le prese di posizione sembrano nette. Se la strada porta a due nuove competizioni capaci di attirare sponsor ingenti, allora servirà molto più tempo per definirle in maniera precisa.

Difficile pensare che il prossimo 13 giugno possa dunque essere la data per un’approvazione dei due nuovi tornei marchiati FIFA, come invece spererebbero ai piani alti dell’organo federale del calcio mondiale. Intanto chi è pronta a cambiare pelle è la Champions League, che ricalcherà in alcuni passaggi la sorella minore, quella UEFA Europa League che diventa fonte d’ispirazione.

Dalla prossima stagione cambieranno infatti non solo i processi di qualificazione alla competizione, con l’introduzione di preliminari che seguano un “percorso Campioni” e un “percorso Piazzate”, bensì anche le fasce orarie, con partite sia alle ore 19 (due al martedì, due al mercoledì) che alle ore 21. In più, nelle gare ad eliminazione diretta, verrà introdotta la quarta sostituzione ma esclusivamente nei tempi supplementari. Saranno cambiamenti minimi rispetti a quelle che sono state nelle ultime settimane le richieste, specialmente italiane, di VAR, tuttavia la Champions League è pronta a cambiare per essere ancora più frizzante. Oltretutto la UEFA ha instaurato negli ultimi mese un consolidato rapporto e un proficuo asse di lavoro con la ECA, la European Club Association, che a fine marzo scorso si è incontrata in assemblea generale all’ombra del Colosseo. In quell’occasione è stata scritta un’altra pagina di rottura rispetto al passato: dalla prossima stagione infatti i club avranno piena flessibilità nel poter schierare giocatori che si trasferiranno nella pausa invernale e che hanno giocato nelle competizioni europee qualche partita della fase a gironi ma con la maglia di un altro club. Per adesso il tetto massimo è fissato a tre calciatori.

Ci sarebbe anche l’aspetto del market pool, quel grosso calderone in cui finiscono tutti gli introiti da diritti televisivi pagati dalle televisioni delle nazioni partecipanti alla Champions League e all’Europa League. Le nuove regole porteranno a premiare più il rendimento sportivo che non il semplice piazzamento alla fase a gironi della competizione. Ma questa è un’altra storia…