A margine dell’allenamento svolto questa mattina all’Ottolenghi di Acqui Terme (clicca qui per sapere cosa è accaduto) ha parlato Mattia Perin, che già da due settimane è ritornato ad allenarsi col gruppo e che ha un ruolo fondamentale nello spogliatoio rossoblu. Un Perin che adesso potrà avere, con la sua presenza e i suoi stimoli, un peso ancora più rilevante. Queste le sue parole in un’intervista in cui si parla molto di genoanità piuttosto che di calcio:

La tua carica la abbiamo vista con Scarpi in attesa di vederti rientrare a Neustift. Ma la tua carica si vede anche nello spogliatoio, e la darai anche in vista di domenica prossima…

Siccome in questo periodo non posso dare una mano alla squadra cerco di darla emotivamente in un momento difficile, quasi inaspettato. Sono sempre stato uno capace di trasmettere sensazioni positive e in questo momento probabilmente, partendo dal mister e da Burdisso, dobbiamo trasmettere questa carica ai più giovani e a chi non si è mai trovato in questa situazione. 

Vedi anche tu un Genoa in ripresa dal punto di vista mentale?

Tra noi giocatori abbiamo già avuto un confronto importante. Probabilmente queso ritiro ci sta facendo bene perché ci ha avvicinato parecchio, seppur solo per 48 ore: non posso dire che questo porterà a una vittoria, ma ci proveremo con tutti noi stessi sperando di giocare per 95′ come nel primo tempo col Chievo in cui si è vista una squadra straripante che non ha dato modo all’altra squadra di uscire dalla sua metà campo. Speriamo di giocare così per 95′ perché avremmo buone probabilità di portare a casa un risultato. 

La carica dovrà arrivare anche dai tifosi, da dentro lo stadio. Adesso tu devi caricare tutti i tifosi che domenica saranno allo stadio…

Sono sicuro che fino all’ultima giornata i tifosi ci sosterranno. In tante partite da quando sono qui sono stati davvero l’uomo in più, e non è una cosa che si dice tanto per dire: siamo privilegiati ad avere una tifoseria così e cercheremo di dar loro più soddisfazioni possibili. 


La tifoseria tutta, anche se all’ultima partita si sono un po’ beccati. Domenica invece tutti con la maglia rossoblu…

Questa delle maglie è una bellissima iniziativa. Inconsciamente il calciatore che si trova in campo ha subito il piccolo diverbio tra distinti e Gradinata, ma superiamolo, anche perché c’è stato un comunicato per andare tutti quanti allo stadio con una maglia rossoblu, e credo che ogni genoano abbia almeno una maglia, se non di più, rossoblu. Perciò anch’io invito tutti i tifosi che verranno allo stadio a indossare la maglia rossoblu. 

Sarai con i compagni sino all’ultimo minuto prima di entrare in campo? Il momento importante è dentro lo spogliatoio, per entrare con la grinta giusta…

Io sono convinto che per noi squadre medio-piccole, dove non ci sono fenomeni e ci sono tanti bravi individui, quello che ti fa fare il salto di qualità e che fa la differenza è la coesione del gruppo, il sacrificio verso il compagno. Credo che questo ritiro ci abbia fatto bene e cercheremo di portare queste cose in campo.

Una volta dicesti “è difficile fare risultato e vincere quando siamo tutti uniti al Ferraris”. Fu prima delle partite con Milan e Juventus…

Se c’è coesione di gruppo, giocare al Ferraris diventa una partita difficile per qualsiasi squadra venga a giocare da noi.

A Eugenio (Lamanna, ndr) cosa gli hai detto per tenerlo un po’ su?

Eugenio, oltre che un portiere molto forte, è un ragazzo che sa cosa deve fare e ci darà una mano per uscire da questa situazione. E questa è una delle poche certezze che ho, assieme al fatto che se seguiamo quanto ci ha detto il mister usciremo da questa situazione abbastanza tranquillamente. 

Oggi l’allenamento è iniziato come accade nel rugby: tutti lì uniti, mai visto a Pegli. Questo vuol dire che vi siete ritemprati? Sono bastate 48 ore?

Probabilmente quando si capisce che è una situazione d’emergenza, l’essere umano cerca di capire se la persona che trova al suo fianco si potrà sacrificare per lui. Probabilmente poi è anche un modo per guardare negli occhi il compagno e dire: “cazzo, ci siamo: uniti usciamo da questa situazione”. E siamo sicuri di farcela”.

Le domande contenute nell’intervista di cui di seguito viene proposto anche l’audio, oltre che del direttore responsabile Lino Marmorato, sono del giornalista del Secolo XIX Giovanni Mari: