Il Genoa non riesce a superare gli ottavi di finale di Coppa Italia per il solito errore difensivo in uscita con il pallone e per il rigore non concesso non tanto dal direttore di gara Sacchi, ma dal quarto uomo Di Martino uno che nell’elenco dell’AIA è segnalato come VMO, ovvero specialista del VAR. Altro “gianco amao” (bianco amaro) per il popolo genoano nella Coppa Italia per il gol confezionato da altri due errori, uno difensivo e uno del VAR. 

I giornali della Capitale lo giustificano scrivendo che è una “nuova linea che punta a non punire i falletti e di sorvolare su quelli più robusti”. Aspettiamo di vedere i commenti se il fallo subito da Fini prossimamente andrà in scena con una delle due squadre sotto il Cupolone.

La caccia ai quarti di finale della Lazio per il tredicesimo anno consecutivo porterebbe euro nelle casse di Lotito se la Roma battesse la Cremonese a gennaio 2024. Assurdo che tra una partita di Coppa Italia l’altra si giochi dopo un mese e con la possibilità di rimpinguare la squadra con il mercato di riparazione aperto.

La Lazio dopo le difficoltà di gioco, pur qualificandosi in Champions League, ha giocato un’altra partita a “muso corto”, ormai di moda, e come contro il Cagliari l’ultima di campionato dopo un gol nei primi minuti per demerito degli avversari ha cercato di giocare in contropiede con un palleggio lezioso a centrocampo, senza tirare fuori nulla eccetto nel finale quando il Genoa schierava solo un centrale di ruolo, De Winter. In quel frangente sono arrivati un tiro di Immobile telefonato e un rigore in movimento sbagliato da Basic.

Gilardino e il Genoa non hanno snobbato nulla, la domanda è solamente una: in una partita secca avrebbero spaventato di più l’Aquila una fase offensiva e un attacco più corposi?

Il 3-5-2 sulla carta del Genoa era un un 4-5-1 in fase di non possesso con quasi tutti i giocatori, compreso Retegui, dietro la linea del pallone, non ha avuto effetti importanti in fase offensiva ma è andato bene in fase di non possesso non concedendo spazi ai laziali.

Nel calcio italiano si corre indietro facendo densità difensivista e lasciando l’iniziativa del gioco agli altri, cercando di colpire in contropiede o con lanci appropriati. Al Grifone tale operazione all’Olimpico è stata ostica considerate le assenze.

Il Grifone ha giocato con queste caratteristiche, ma essere troppo distanti nelle due fasi di gioco con il solo Retegui nel deserto laziale marcato non soltanto dai due centrali e non essere compatti ha creato difficoltà nel cercare di fare gol, pur avendoci provato e non avendo mai centrato la porta avversaria.

Dopo i 15′ di gara si poteva preventivare una scorpacciata di gol laziali, invece nulla. Addirittura i tiri nello specchio della porta laziale sono stati superiori per il Genoa, quando i tanti mediani in campo hanno iniziato a fare pressing nel centrocampo avversario, con sacrificio, attaccando subito gli avversari con i tempi giusti e avendo alle spalle una copertura solida da parte di quelli che erano lontano dal pallone.

Gilardino ci ha provato schierando una squadra con un solo titolare rispetto a quella di Sarri: Dragusin, il migliore in campo. Gilardino ha fatto bene perché aspettava risposte dai giocatori che non avevano giocato molto, in particolare Thorsby e Kutlu, i quali avevano sfoderato prestazioni in altre gare poco convincenti quando chiamati in causa.

Invece sotto il Cupolone hanno messo in mostra gamba, polmoni e velocità e con il ritorno della qualità potranno e dovranno essere utili anche giocando senza pallone.

Gilardino auspica che con la sua organizzazione di gioco e con l’ingresso di Retegui, Messias, Malinovskyi e Gudmundsson si possa modificare anche la strategia tattica,  moltiplicando le capacità individuali degli altri grazie alla forza e alla corsa e creando autostima e soluzioni. La qualità assente nelle gare di campionato giocato dovrà innestare un gioco collettivo in modo sinergico, compatto e organico esaltando la fantasia di chi la possiede quasi per natura e la fisicità degli altri, agevolando anche la tecnica.

Da Roma bisogna portare a Pegli la forza della difesa, non solo in Dragusin, ma anche in Vogliacco e nel giovane Matturro, oltre alla conferma di De Winter, alla voglia di Retegui di giocare e cercare il gol e alla corsa di Kutlu, Thorsby e Jagiello.

Adesso al lavoro verso la gara contro il Monza aspettando anche notizie dall’infermeria su Gudmundsson.

Come Redazione facciamo gli auguri per questo suo primo compleanno i rossoblu!


Monza-Genoa, prima volta coi rossoblu per Collu. C’è Irrati al VAR