La ripartenza del campionato è una partita a carte a “tre sette con il morto”,  tra Figc-Lega, Coni e Governo con il calcio nella postazione del morto. È una partita che si sta per allargare – e si dovrà allargare – alla UEFA.

L’errore del calcio di essere contro tutti invece dovrebbe cavalcare l’onda dello sport di base che non digerisce che per gli atleti di discipline individuali lo stop è agli sgoccioli, mentre la base di agonisti, dilettanti e amatori non sanno quando ripartiranno dentro i circoli sportivi, le piscine, i campi da gol e di calcio. Ad oggi si consolano su come il calcio possa ripartire il 18 di maggio. Un Facebook al giorno del Ministro dello Sport leva lo sport, non individuale,  di torno.

D’accordo: la prudenza non è mai troppa e la non ripresa dello sport, come in altri ambiti, è figlia della paura di una ricaduta del Virus da parte degli scienziati con il sistema sanitario nazionale  non pronto a debellarla.

I numeri del 28 aprile del Comitato Tecnico-Scientifico sul fabbisogno di 151.000 posti di terapia intensiva entro la fine di giugno nel valutare i contraccolpi dall’uscita complessiva dal lockdown, lascia insicuri il Governo e i politici anche se quei numeri appaiono (speriamo) da Superenalotto essendo simulazioni. Non conoscono il Virus, da loro stessa ammissione in ogni talk-show televisivo e radiofonico però dare i numeri per iniettare paura sono all’altezza.

Detta tante volte questa frase nel passato per il calcio giocato, ma bisogna ripeterla per scienziati in particolare e per il Governo: “la paura è la qualità di chi non toglie le ragnatele dal soffitto temendo che cada il soffitto“.

Si potrebbero  risolvere una parte dei problemi dello sport non individuale se in questi giorni il Governo desse il via libera alle Sante Messe non negando la libertà di culto in direzione della vita, non potendo più lasciare solo nel limbo dell’incertezza lo sport  collettivo.

Chiese, centri sportivi, piscine, circoli sportivi  dovranno attenersi alla circolare del Governo  su come muoversi. Andare in Chiesa è come tornare a fare lezioni e  preparazione fisica nel proprio club con turnazioni, distanziamento oltre un passaggio per i troppi ragazzi e genitori penalizzati dalle chiusure delle scuole con allenamenti all’aria aperta.

Il CONI e il Presidente Malagò hanno preso accordi con il Ministro dello Sport con indicazioni e prescrizioni concordate e soprattutto con il Comitato tecnico-scientifico del Governo per riaprire 387 discipline sportive.

Malagò appoggia la causa mettendo  sempre in risalto che “ci sono molte differenze tra sport individuali e di squadra. Tra outdoor e indoor“. Precisando che ci sono alcuni sport in cui ci si può allenare senza passare dallo spogliatoio. Per calmare i bollenti spiriti dello sport di base ha chiesto di codificare da parte del Governo e dei comitati scientifici le regole. Attenzione: non viceversa come ha fatto il calcio. Per il CONI tutti potranno fare allenamenti senza contatto non aspettando l’altra decisione o tegola governativa prevista per  18 maggio, sulla via del prolungamento.

In pratica per il CONI e il Ministero dello sport, se non ci saranno controindicazioni tutti gli sport individuali potranno ricominciare: non solo correre per la strada con le dovute differenze secondo le discipline. Gli sport di squadra come calcio, basket, calcetto, beach volley, sport di contatto fisico e intensità agonistica soffriranno di più e non si sa fino a quando.

I protocolli presentati dal Coni per alcuni Sport? Ad esempio, il protocollo del tennis dei circoli è semplice. Giocando in campi di 1000 metri quadrati al massimo in quattro servirà solo usare la mascherina quando non si gioca, i guanti e il gel igienizzante nella borsa porta racchette, distanza di sicurezza prima, durante e dopo la partita o l’allenamento, guanto per la mano con la quale si lancia la pallina oppure ad ogni lancio disinfettare la pallina con il gel. Altri accorgimenti sono le prenotazioni online, il non utilizzo di spogliatoi e docce e nei cambi campo il passaggio dal lato opposto rispetto l’avversario.

Il protocollo del nuoto. Sanificare bordi vasca, spogliatoi, docce, percorsi separati, corsie meno piene (massimo 3 persone) e utilizzate a turni. Stop a corsi di nuoto per adulti con 20 persone in una corsia e ai genitori sugli spalti durante gli allenamenti di esordienti. Confidando in quello detto dagli specialisti virologi, ovvero sia che il cloro e l’alta temperatura delle piscine sfavorirebbero la diffusione del virus, spogliatoi e docce a turno con distanziamento. Il ciclismo ha risolto tutto con distanziamento di oltre due metri tra le preparazioni di gruppo oppure allenamenti solitari.

Per il CONI lo sport da Covid-19 sarà “soli, distanti e prudenti“. Il Ministero dello sport e il Comitato scientifico sportivo sembra che abbiano accettato questa dichiarazione d’intenti di Malagò. Aspettiamo la  risposta il 4 maggio, non il 18.

Il calcio in questo momento è ancor di più nel caos. La FIGC potrebbe cercare il dialogo, la Lega e le società difficilmente sempre sulla stessa linea stanno sull’Aventino aspettando gli eventi che succederanno con gli altri sport  sostenuti dal CONI. Se  apriranno centri sportivi, piscine, circoli, non si  potranno confinare e isolare i centri sportivi del calcio sicuramente più all’altezza – non solo per i perimetri – per combattere il Coronavirus.

Il problema del calcio potrebbe essere altro in questo momento senza sicurezza di dover ripartire e finire la stagione 2019/2020: convocare i calciatori significa pagarli.

La Confindustria del calcio, più che la FIGC, prima di arrendersi aspetta le decisioni di Germania, Spagna e Inghilterra. Se riprenderanno loro, il calcio italiano perderebbe campo diventando meno competitivo non solo sul piano economico.

La forza delle quattro federazioni importanti rimaste in bilico sulla ripartenza (Italia, Spagna, Inghilterra e Germania) dovrebbe essere quella di convincere l’Uefa – e anche il Parlamento Europeo – a ritirare le assurde date dei primi di agosto per finire le stagioni. Troppo facile il gioco di Ceferin e l’Uefa di lasciare il cerino in mano alle singole federazioni  senza dare una legittima linea comune, non solo sull’esito dei campionati, ma anche sui contratti in scadenza e altro che accadrà il 30 giugno. Rispetto alla scorsa settimana qualcosa però è cambiato a Nyon, sede dell’Uef, con l’uscita del pallone di Francia (anche se è sport secondario rispetto al rugby), Belgio, Olanda, Argentina e altri.

Basta metterli con le spalle al muro come stanno facendo Lega di B e C che stanno decidendo di ritornare in campo ad agosto o giù di li. Da lungo tempo Buoncalcioatutti ha scritto la sua , già letta a livello Europeo anche da alcuni uomini Uefa avendone i riscontri senza fare cognomi: iniziare  la stagione 2019/2020 alla fine di luglio, finirla entro la fine di agosto, dare spazio alle competizioni europee in settembre, ripartenza campionato 2020/2021 ai primi di ottobre rimpolpando i calendari con soli 3 mercoledì in più oltre a quelli previsti per finire in tempo e lasciare spazio a Euro 2020 che si giocherà a giugno 2021.

I botta e risposta tra calcio e Governo sono inutili. Il braccio di ferro in questi giorni sarà chi metterà i sigilli al calcio italiano tra Governo o FIGC. Problema che porterà conseguenze non tra le tifoserie che ogni giorno allargano l’orizzonte di non voler giocare per rispetto di quello che è successo e sta succedendo ogni giorno non con gli annunci, ma coi numeri di coloro che ci stanno lasciando.

Il calcio ambizioso e vanitoso, sempre con il diritto di farsi o di dirsi le cose più spiacevoli per mancanza di amicizia nei luoghi di comando in tutte le occasioni non solo con il Virus di mezzo, è come il gallo che crede che il sole si alzi per sentirlo cantare, invece improvvisamente  si trova  vittima degli sport individuali,  uno stratagemma per cavalcare la paura da parte del Governo e degli scienziati: medici senza clienti.