Fanno rumore, nel giorno in cui l’Italia festeggia una Pasqua surreale nella lotta in trincea o in quarantena contro il Coronavirus, le parole di Massimo Cellino al Giornale di Brescia. Il presidente del Brescia, che attacca senza mezzi termini il presidente della FIGC Gravina e il presidente della Lazio Lotito, ribadisce di non aver intenzione di far partecipare la sua squadra al campionato di Serie A in caso di ripresa del campionato.

“Percepisco tanto egoismo da parte di persone che provano a cercare benefici personali in una pandemia – sostiene Cellino – Di certo io non sono un santo, ma non sono bei segnali quelli che colgo. C’è approssimazione e anche a livello di Governo e classe politica nell’insieme mi sembra passi e perda troppo tempo sui social. Accendo la tv e sento parlare di date e di allenamenti…io continuo ad avere la sensazione che non ci si renda conto che siamo in calamità: qui qualcuno è ancora convinto di vivere in un brutto sogno. Ma questa è la realtà e io non vedo risposte concrete da parte di chi le dovrebbe dare come FIGC, Lega Calcio e presidenti. Qui si vuole passare oltre ogni cosa: oltre rispetto al fatto che non è mai successo di star fermi così tanto e che i fisici dei giocatori hanno dei limiti, oltre rispetto al fatto che il calcio si fa per la gente. Quando ho detto che se si riprende a giocare sono pronto a non schierare il Brescia non era una provocazione. Per niente. È così e basta. Che mi diano tutti i punti di penalizzazione che credono. Mi prendo le mie responsabilità, ma è una questione di rispetto: come faccio a far giocare i miei se non riesco a tutelare la salute dei miei giocatori, del mio staff e di tutte le persone che lavorano con loro? La verità è che a Brescia e in Lombardia non ci ha aiutato nessuno. E se fosse successo in altre regioni quanto accaduto su? Sarebbe andata a finire come con la peste nei Promessi Sposi. Quando ho acquistato i respiratori, volevo destinarli a Brescia, ma quando ho scoperto che ce n’erano 250 mentre a Cagliari solo 11 li ho fatti dirottare in Sardegna pensando alle conseguenze se il bubbone fosse scoppiato o scoppiasse qui. E se scoppiasse in altre regioni dove non ci sono attrezzature?”.

Su Lotito: “A casa mia si dice che raglio d’asino non giunge in Paradiso. Io ascolto solo ciò che è degno di essere ascoltato. Poi Lotito non so neanche se davvero rappresenta anche la Lazio, visto che lui è soltanto il presidente del comitato di gestione del club”.

Su Gravina: “Io a Gabriele voglio anche bene, ma lo invito a Brescia: venga a farsi un giretto e poi parliamo di tutto. Penso che dovrebbe andare meno in tv e controllare meglio i conti delle società. Paura che alcune squadre possano appellarsi al tribunale? Io dico che solo chi non agisce per il meglio ha paura dei tribunali. Prendersi delle responsabilità è un dovere. Mi sembra tutto fantacalcio: come si fa a pensare di fare esami ogni 4 giorni? E poi come faccio a sapere che se io li faccio li fanno anche gli altri? La retrocessione non mi fa paura perché io non fallisco e perché tanto la Serie A ce la riprenderemo. Si controllino bene i conti: perché se si iscrivessero solo quelli con i bilanci a posto saremmo in lotta per lo Scudetto. Io non devo chiedere elemosina né finanziamenti allo stato per ripianare debiti”. 

Sulla UEFA: “Ha fatto slittare gli Europei che altrimenti si sarebbero dovuti giocare a porte chiuse? E perché allora il campionato dei poveri e degli scemi dovrebbe finire a tutti i costi? Così facciamo “rompere” i gio- catori e freghiamo i tifosi? Io prendo esempio da FIFA e CONI che non hanno gli interessi prettamente economici che ha la Uefa e che hanno posizioni che dimostrano come il mio punto di vista sia quello corretto”.

E ancora: “Io non ho più squadra. La metà dei giocatori sono spariti dalla città mentre io lì ci sono rimasto. Sono molto contrariato. Anzi: sono proprio arrabbiato. Anche con alcuni dipendenti che dicono di non voler tornare a lavorare in sede per paura per quanto ci siano i criteri di sicurezza. Le cose stanno così. Soldi non ce ne sono dato che già dalla metà di gennaio qualcuno ha smesso di pagarci… ad ogni modo ho pagato gennaio, anche se non erano ancora scaduti i termini, e ai dipendenti anche febbraio e marzo. Per quanto riguarda i giocatori, è vero che un accordo non c’è ancora stato: quando li ho ringraziati intendevo solo dire che i ragazzi sulla parola mi hanno dato la disponibilità a venirmi incontro. E tanto a me basta. In questo momento parlare di stipendi non è la priorità. Non si sa cosa succederà e farlo ora è un modo di approfittarne, sia da parte dei presidenti che magari dei giocatori. Semmai, visto che a Brescia non si giocherà più, sto pensando agli abbonati e chi ha investito in sky e pitch box. Nessuno mi ha chiesto nulla, ma io penso a degli sconti per ringraziarli visto che oltretutto quest’anno abbiamo pure disonorato il campo. Io me ne frego pure delle tv: voglio solo stare vicino alle persone vere e non faccio calcio per cambiarmi la macchina”.

A termini di regolamento, qualora i campionati riprendano e venga confermata nei fatti la ribadita volontà di ritirare la squadra dal campionato, l’art.53 del NOIF (Normative Organizzative Interne FIGC) prevede la sconfitta a tavolino per 0-3 in tutte le partite ancora da disputare nel girone di ritorno.


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