Scelte sbagliate, scelte curiose, scelte di vita: a intervalli quasi regolari, il calcio mette gli allenatori di fronte a decisioni spesso difficili. Vengono licenziati dopo risultati negativi ma se ne vanno senza parlare, senza chiarire: per continuare a prendere lo stipendio non è più una buona idea.

Restare non sempre è la migliore tra le scelte, ma sarebbe interessante capire perché, secondo loro, i risultati non sono arrivati. Il limite degli allenatori sono le capacità di non prevedere gli sviluppi della loro attività. Mandorlini non doveva risollevare solamente il Grifone tecnicamente e tatticamente bensì anche combattere con il pregiudizio della piazza nei suoi confronti.

Fra l’altro, chiudendosi dentro il “Pio Signorini”, non ha fatto capire agli addetti ai lavori i suoi metodi di lavoro. Come tutti i tifosi è rimasto legato solamente al risultato. Un limite naturale e comprensibile anche quando vengono condannati a disastri insuccessi e oblio.

Il calcio è crudele: per molti allenatori non ci sono solo le occasioni perse, ma anche tanti tifosi a sbeffeggiarli e la stampa sportiva pronta a tirare fuori la memoria da elefante e tutto dagli archivi degli insuccessi. Mandorlini, ad esempio, è un buon allenatore: ha più volte dimostrato in passato di essere un offensivista ma nel Genoa ha scelto piuttosto di non prenderle, anche quando il successo era a portata dopo i primi due risultati.

Perché? Perché Il calcio è cambiato e i difensori cercano o vengono invogliati a giocare di più. È aumentato il possesso pallone in tutte le squadre, a qualsiasi livello. Il Genoa di Mandorlini accettava che gli avversari giocassero il pallone invece di provare a dominarlo, anche se ogni tecnico il possesso lo può fare a modo suo.

La differenza tra il Genoa di Juric e quello di Mandorlini, anche nei risultati negativi, è stata quella di capire da parte del croato che per vincere le partite bisogna mettere in condizioni i compagni, specie gli attaccanti, di arrivare davanti alla porta in una posizione buona per fare gol. A voler lasciare da parte gli ultimi due allenatori del Grifone, nell’attuale calcio mancano quei tecnici al di là dei droni e GPS in grado di far uscire tutto quello che poteva dare un calciatore, e qualche volta anche qualcosina in più.

Gasperini attualmente è il più bravo in determinati contesti. Al giorno d’oggi gli staff tecnici si fidano troppo dei big data che vengono utilizzati qualche volta con poca intelligenza essendo dati superflui e poco utili ai fini di un gioco di squadra. Tanti sono solo curiosità.

A Juric bisogna augurare di imbroccare la strada del risultato contro la Lazio. Ma anche non perdere più le gare, come è successo anche per Mandorlini, perché il gesto tecnico collettivo e dei singoli è stato svolto male. Se i giocatori rossoblu rispolverano gli automatismi della prima parte di stagione, complice pure il ritorno di Veloso, e non sbaglieranno la posizione in campo (che non dovrà essere mai vagante), dentro l’uovo di Pasqua del Vecchio Balordo potrebbe esserci una bella sorpresa.