Di come potrà giocare il nuovo Genoa di Mandorlini si è parlato nell’editoriale di ieri (clicca qui per leggerlo), ma questo venerdì la nostra analisi vorrebbe andare oltre e divagare toccando anche gli altri campionati europei. Questo potrà aiutare a porsi una domanda: quali moduli prediligono le squadre estere che navigano tra metà classifica e zona salvezza esattamente come il Genoa?

PREMIER LEAGUE: NEL REGNO DELLA DIFESA A QUATTRO CHE ACCOGLIE I PRIMI TECNICI “DETRATTORI”

Partendo dalla Premier League si vede che la lotta per le posizioni europee è rimasta, ad oggi, materia per sole sei squadre. Dall’Everton di Koeman in giù invece è più che altro una battaglia per cercare di risalire la classifica e guadagnarsi posizioni più privilegiate. In Premier troviamo al 13esimo posto il Watford di Mazzarri e al 17esimo il Leicester di Ranieri. Walter Mazzarri, come in Italia con Napoli e Inter, predilige ancora la difesa a tre, malgrado le ultime tre partite degli Hornets abbiano visto un 4-1-4-1 con un solo mediano (l’ex rossoblu Behrami, ndr) a fare da filtro davanti alla linea a quattro difensiva e due centrocampisti centrali, Capoue e Cleverley, che hanno tra le loro doti principali quelle di interdizione e sono capaci di assicurare contemporaneamente pressing alto e chiusura delle linee di passaggio avversarie. La mano di Mazzarri, nonostante lo scetticismo iniziale per una proposta difensiva che in Inghilterra è tra le meno utilizzate (l’unica squadra in grado di sopportare uno schieramento difensivo a tre in questo momento è il Chelsea di Antonio Conte), sta dando comunque buoni frutti e la zona retrocessione si mantiene lontana 10 punti.

In questo momento se la passa molto peggio Claudio Ranieri, l’anno scorso vincitore del titolo e ieri sera, da quartultimo in classifica a un solo punto dal baratro, esonerato dalla guida tecnica dei campioni d’Inghilterra in carica. Il tecnico dei miracoli ha proposto con estrema costanza nell’ultimo anno e mezzo il suo 4-4-2 con pochissime variazioni di modulo. Pressoché mai utilizzata la difesa a tre: piuttosto Ranieri, per assicurare alla sua formazione un assetto più offensivo e nel contempo più coperto in caso di contropiede, le ha preferito una linea mediana composta da due uomini a presidiare la retroguardia. È quanto sta accadendo da un mese a questa parte – senza grandi risultati – per cercare di porre fine a un’emorragia di risultati che ha portato zero punti in campionato nell’ultimo mese e mezzo. Spazio dunque al 4-2-3-1 con due intenditori davanti alla difesa e Vardy e Musa esterni alti a supporto della punta centrale, Molti più rischi dunque sulle due corsie rispetto che nella zona centrale del campo: non a caso respingere i traversoni risulta più semplice alla difesa delle Foxes, molto generosa in centimetri e fisicità, piuttosto che arginare le discese per via centrale degli avversari.

Uno dei pochi tecnici della Premier League ad adottare spesso la difesa a tre assieme a Conte e Mazzarri è Ronald Koeman sulla panchina dell’Everton. Anche se il credo tattico dell’olandese è da sempre il 4-2-3-1, fin dall’inizio di questa stagione ha voluto provare anche il 3-4-2-1 con due esterni di centrocampo di grande gamba e con attitudini prettamente difensive come Baines e Coleman. Risultato? Una sola sconfitta, quattro vittorie (tra cui un 4-0 sul Manchester City, ndr) e tre pareggi. La dimostrazione, anche in questo caso, è che in Premier League la linea a quattro di difesa è la preferita dagli allenatori perché in grado di favorire la cosiddetta clean sheet e che non appena si prova ad uscirne si preferisce comunque cautelarsi con esterni di centrocampo che garantiscano copertura.

LIGA: LA QUALITA’ DEI SINGOLI PENALIZZA CHI GIOCA CON LE MEZZE ALI A CENTROCAMPO SENZA UNA MEDIANA FORTE E FISICA

Nei paesi baschi si difende come in Inghilterra: difesa a quattro in ogni occasione, sia per l’Athletic Bilbao (7° a quattro punti dalla zona Europa) sia per l’Eibar, ottavo a pari punti con lo stesso Athletic. Le due formazioni portano avanti con costanza la strada del 4-2-3-1 e nel campionato dello spettacolo e delle difese perforabili sembra essere una scelta che ripaga, soprattutto se si hanno i calciatori in gradi di interpretare quel sistema di gioco.

Più spregiudicati sono gli assetti tattici di altre formazioni iberiche. Si vedano, ad esempio, il Las Palmas (12esimo in campionato, ndr) che oscilla dal 4-2-3-1 al 4-1-4-1 fino a proporre, come accaduto nelle ultime tre uscite, il 4-3-3. Un modo per creare densità in mezzo al campo senza prescindere dalla linea quattro? Probabile che sia così, fatto sta che Quique Setièn, tecnico degli Amarillos, non può sorridere troppo viste le tre sconfitte consecutive con Siviglia, Granada e Malaga dopo il cambio di modulo. La Liga del resto, improntata più sulla qualità che sulla sostanza, non perdona se si studiano moduli difficili da interpretare.

Chiudiamo il capitolo spagnolo parlando di una formazione che lotta invece per le zone più basse della graduatoria e che, in linea con tutto il resto della Liga, non ama lo schieramento a tre. Parliamo del Valencia di Salvador Voro, succeduto a Prandelli sulla panchina della formazione spagnola. Anche qui, come in molte altre realtà, ritroviamo frequentemente 4-3-3 e 4-2-3-1, ma la problematica sembra rimanere la medesima: le difese hanno bisogno di un supporto dalla linea mediana per essere più solide e subire meno reti, un po’ come accadeva al Genoa di inizio stagione con Veloso e Rincon.

Nel caso specifico del Valencia, essendo la zona retrocessione distante dieci punti e meno preoccupante rispetto ad alcune settimane fa, testare la resistenza del 4-2-3-1 è diventata la priorità di Voro, soprattutto adesso che là davanti il riferimento c’é e si chiama Simone Zaza. Tornare al 4-3-3 significherebbe rischiare una media di due reti a partita, spesso non compensabili con altrettanti gol, e tanto vale schierare tre linee di gioco a supporto della propria area di rigore: anche in Spagna si desidera una tattica meno geometrica.

BUNDESLIGA: DOVE LE DIFESE SUBISCONO MENO SI SPERIMENTA DI PIÙ IN LINEA MEDIANA

Unico campionato, tra i quattro grandi del Vecchio Continente, ad avere 18 squadre, quello tedesco vanta le migliori difese d’Europa, complice anche la minore vena realizzativa delle formazioni teutoniche. Il lavoro dei difensori e degli allenatori, molto più tattico che in altri campionati, garantisce una certa robustezza alle retroguardie: ma quale modulo sembrano privilegiare le squadre di metà classifica? Ne prenderemo a campione tre, partendo dal Bayer Leverkusen (8°) fino ad arrivare a Borussia Moenchengladbach (11°) e Wolfsburg (14°).

Le aspirine tedesche, ancora in corsa per un posto ai quarti di finale di Champions League, schierano da tutta la stagione un geometrico 4-4-2 pronto a stravolgersi in 4-2-3-1. Il gioco di Roger Schmidt prevede che le corsie laterali siano poco presidiate, con esterni capaci di spingere e di risentire un po’ in fase di copertura. Questo accade perché la paura di Schmidt è piuttosto quella che le avversarie infilino i suoi uomini per via centrale: la retroguardia del Leverkusen, specialmente i due centrali Tah e Dragovic, non è rapidissima e trova difficoltà nell’uno contro uno; non a caso è presidiata, soprattutto quando l’assetto è un 4-2-3-1, da due mediani da scegliere tra Aranguiz, Kampl e Bender.

Stupisce che questa linea mediana a due, prerogativa del gioco di Ivan Juric che per vicissitudini varie è venuta a mancare dal giorno alla notte, sia fin qui la scelta più gettonata dai tecnici di tutta Europa. Con movimenti acquisiti e prestanza fisica, due linee a centrocampo capaci di fare anche la difensiva assicurano quasi automaticamente maggiore copertura.

Simile al primo 3-4-1-2 di Juric il modulo del Borussia Möenchengladbach in questo inizio stagione, almeno sino a dicembre. Il primo tecnico Andre Schubert, che non aveva mai disdegnato il fatto di modellarsi per necessità sugli avversari (e quindi adottare anche la linea difensiva a quattro), si è visto esonerare a metà dicembre e conseguentemente all’arrivo di Dieter Hecking si è passati a una retroguardia più coperta col 4-4-2 o col 4-2-3-1. Guardare la partita disputata a Firenze ieri sera per capire a cosa ci si riferisca: dopo la sbandata iniziale, difesa saldamente disposta a difesa di Sommer, centrocampo a quattro con Kramer e Dahoud centrali e due attaccanti, Hazard e Stindl, predisposti a scendere sempre dietro la linea del pallone in fase di non possesso.

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Quel che è certo, anche rivedendo la clamorosa partita del “Franchi”, è che laddove si disponga in rosa di soluzioni tecniche adeguate, gli allenatori cercano di trovare con la linea mediana e le maglie del centrocampo strette quell’equilibrio tattico che assicuri più copertura e nello stesso ripartenze rapide e inserimenti. In altre parole: la linea mediana è una polizza a vita sulla difesa a tre e se non la si “assicura” a dovere i rischi sono davvero moltissimi.

Chiudiamo con una nobile decaduta come il Wolfsburg, oggi 14esimo a soli 4 punti dalla zona retrocessione. Ad un inizio di campionato affrontato a pieno regime con 4-2-3-1 valso solamente 10 punti in 12 partite, ha fatto seguito l’esonero di Hecking (lo stesso che adesso si trova alla guida del ‘Gladbach, ndr) e l’arrivo del francese Valerien Ismael. Per lui imprescindibile avere una difesa a tre pronta a diventare a cinque in fase di non possesso, passando agilmente da un 3-5-2 (talvolta 3-5-1-1) a un 5-3-2. A sostegno della retroguardia Guilavogui o Seguin, mediani dalla discreta stazza fisica e dalle buone doti tecniche: i tipici centrocampisti box to box capaci di fare le due fasi se trovano il supporto delle mezze ali. Il Genoa, in questo senso, potrebbe adottare un modulo molto simile. Ma questa è un’altra storia e attenderemo domenica col Bologna

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