Uscito con le ossa rotta dalla doppia trasferta milanese, il Genoa cerca un pronto riscatto oggi a Marassi contro il Napoli. L’impegno è quasi proibitivo, ma, dopo aver bloccato sul pari la Juventus, il Genoa di Juric può cercare l’impresa. Ora più che mai Juric è sulla graticola, però il croato vuole dimostrare il suo valore ed è convinto di rendere molto dura la vita  al ciuccio napoletano.

Una veduta d’insieme sul Napoli.

Il Napoli che in estate ha cambiato guida tecnica, al posto dell’osannato Sarri è stato chiamato Ancelotti e mai scelta è stata più azzeccata, Carlo Ancelotti è un tecnico plurivittorioso in Italia e in Europa e al bel gioco abbina il saper vincere, cosa non da poco. A differenza di Sarri ha saputo coinvolgere tutto il gruppo e ogni elemento della rosa ogni volta che viene chiamato in causa dà il massimo. Si è passati dal 4-3-3 al 4-4-2, con meno possesso palla e più gioco in verticale, anche se alcuni concetti di calcio sono rimasti uguali alla gestione precedente. Nella partita di oggi i titolari dovrebbero essere i soliti, ma le alternative sono molteplici e tutte di valore: la cosa importante è che lo spartito è stato imparato da tutti. Anche in questa stagione il Napoli si candida come principale antagonista della Juventus, il progetto di De Laurentiis sta andando avanti ed Ancelotti ha colmato il vuoto lasciato dalla partenza di Sarri: è una squadra che sembra non palesare le difficoltà avute nelle stagioni passate e che predilige sempre il gioco rasoterra. Il Napoli però non disdegna i lanci lunghi per cogliere impreparate le difese avversarie, attua sempre un pressing offensivo ed è una squadra più attenta nei movimenti di difesa.

L’analisi reparto per reparto: cominciamo dalla difesa.

Ospina è diventato il portiere titolare per l’infortunio di Meret, ha saputo dare tranquillità a tutta la retroguardia: non è un esempio di stile, ma il rendimento per ora è stato più che buono. Reattivo tra i pali e svelto nelle uscite basse, il colombiano preferisce respingere perché non ha una presa ferrea: para spesso con i piedi ed essendo sudamericano è bravo con il pallone tra i piedi, i suoi rilanci sono lunghi e precisi. I quattro difensori in linea sono Malcuit, Koulibaly, Albiol e Mario Rui e formano un reparto difensivo omogeneo e difficilmente perforabile. Gli esterni bassi sono Malcuit a destra e Mario Rui a sinistra. Malcuit, giocatore franco-marocchino, era semisconosciuto fino a poco tempo addietro, e  ora si sta facendo conoscere con prestazioni di alto livello. Forte atleticamente con discreta tecnica di base, si è ambientato in fretta nel calcio italiano ed è bravo negli inserimenti. Mario Rui è un ex Roma, tutto mancino e con buona corsa. Effettua cross insidiosi e pericolosi ed è migliorato nei movimenti difensivi. Koulibaly ed Albiol, i difensori centrali, giocano insieme da tre anni e si integrano alla perfezione. Koulibaly ha grande forza fisica e gioca molto sull’anticipo. Albiol guida i movimenti difensivi, ha buona tecnica di base e grande personalità. Entrambi forti nel gioco aereo, non brillano però per rapidità.

Il centrocampo.

È composto da Callejon e Zielinski come esterni alti e da Hamsik e Rog come centrali. Callejon, giocatore eccelso tatticamente, è maestro nei tagli e nello sbucare improvvisamente alle spalle dell’avversario, con micidiali conclusioni al volo. Zielinski ha un dribbling secco, ama l’uno contro uno, possiede un tiro forte e preciso da fuori area, non garantisce continuità di rendimento. Hamsik è la bandiera della squadra: giocatore completo e dai piedi buoni, letale negli inserimenti e nei tiri da lunga gittata, non ha molta forza nelle gambe. Rog è l’uomo della corsa e un rubapalloni, ha discreta tecnica ed è il giocatore che dà inizio al pressing.

L’attacco.

I due attaccanti sono Insigne e Milik. Insigne è il bomber della squadra: Ancelotti gli ha cambiato il ruolo – da esterno a seconda punta – e ne ha così aumentato la prolificità  sottorete. I suoi raid palla al piede sono pericolosissimi, i tiri ad effetto con il piede destro sono micidiali. Milik è la punta centrale: veloce e con buon gioco aereo, dà profondità alla squadra, anche se per ora non ha mantenuto le promesse iniziali a causa di problemi fisici.

In panchina siederanno tanti “titolari”.

Le alternative sono molteplici: Hysaj, Diawara, Allan e Mertens sono le più probabili e parliamo di  giocatori tutti titolari o già impegnati numerose volte.

Come si comportano sulle palle inattive?

In fase difensiva, sui calci piazzati laterali e sui corner, marcano a zona con il famoso castello: quasi tutta la squadra retrocede a difesa dell’area. In fase offensiva i corner sono calciati da Insigne e Callejon: a volte fanno il gioco a due, spesso coinvolgono Malcuit e Mario Rui. Albiol e Koulibaly, che con il suo terzo tempo fa male assai, salgono per colpire di testa. Milik è l’altro saltatore importante, a volte cercano Hamsik per il tiro al volo da fuori area.

Quale futuro per il Genoa?

Dopo il Napoli ci sarà la sosta e poi il derby, come ci arriverà il Genoa? È questa la domanda che ci facciamo tutti.  Il compito è di quelli più ardui: potrà esserci la risalita oppure il prosieguo di una discesa difficilmente arrestabile. Saprà Juric venire fuori da questo momento difficile o si arriverà ad un nuovo tourbillon in casa rossoblu? Ai posteri l’ardua sentenza.


LE ULTIME DI FORMAZIONE

GENOA (3-5-2): Radu; Biraschi, Romero, Criscito; Romulo, Hiljemark, Veloso, Bessa, Lazovic; Kouamè, Piatek. Allenatore: Ivan Juric.

NAPOLI (4-4-2): Ospina; Malcuit, Albiol, Koulibaly, Mario Rui; Callejon, Rog, Hamsik, Zielinski; Insigne, Milik. Allenatore: Carlo Ancelotti.


Giordano (Corsport): “Ballottaggio Milik-Mertens. Al Ferraris un Napoli che sa di dover sudare”

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Mario Ponti
Sono nato a Genova il 10 gennaio 1964. Ho fatto tutto il settore giovanile nel Genoa: 3 anni di primavera, esordio in serie A in Genoa -Napoli nel 1983. Poi esperienze nel Carbonia, Omegna, Casale e Mondovì in Serie C2; poi Dilettante in squadre della provincia di Genova. Un grave infortunio al ginocchio destro mi ha condizionato per tutta la carriera. Quattro operazioni. Una volta terminato di giocare ho iniziato a fare l’allenatore, prima nelle giovanili rossoblu e successivamente per 10 stagioni sulle panchine di Arenzano (il mio paese d’origine), Cogoleto, Lagaccio, Molassana e Pegliese. Infine, la sclerosi multipla è avanzata e ho dovuto abbandonare la panchina motivo per cui ho fatto per tre anni il direttore sportivo. Ora voglio fare solo lo spettatore e il tifoso. Nel 2014 la T.O mi ha premiato come tifoso rossoblu dell’anno, cosa di cui vado molto, molto orgoglioso.