“Con quella faccia un po’ così, quell’espressione un po’ così che abbiamo noi prima andare a Genova, che ben sicuri mai non siamo che quel posto dove andiamo non c’inghiotta e non torniamo più”. Non sarà stato il timore degli Azzurri convocati da Mancini quello di restare inghiottiti dal Ferraris di Genova, come cantava Paolo Conte, tuttavia lo snodo amichevole contro l’Ucraina era una tappa interessante per capire se questa Italia poteva in qualche modo tornare a vincere.

Perché la Nazionale non vinceva dal 28 maggio contro l’Arabia Saudita. Perché il figliol prodigo Shevchenko, gran conoscitore del calcio italiano, non rappresentava un avversario troppo semplice da superare. Perché sarebbe stato capire con quale faccia, con quale piglio, i calciatori azzurri avrebbero giocato la duplice gara del Ferraris, col ricordo delle 43 vittime di Ponte Morandi in primo piano che poteva rappresentare un incentivo in più a fare del calcio una macchina di emozioni positive e indicazioni confortanti. Arrivate solamente a metà.

Foto TanoPress

LA CRONACA

Tempo clemente sul Ferraris in occasione della gara amichevole tra la Nazionale azzurra e quella ucraina allenata da Andrij Shevchenko. Calcio d’inizio alle ore 20,45 con direzione di gara affidata allo sloveno Rade Obrenovic, coadiuvato dai connazionali assistenti di linea Zunic e Vidali. Quarto uomo l’italiano Di Bello. L’Italia parte col 4-3-3, un tridente inedito e l’esordio di Barella del Cagliari come mezzala sinistra ad affiancare Jorginho e Verratti, mezzala destra. Più coperto Shevchenko, attento e rapido sugli esterni del suo 4-5-1.

Al 6’ miracolo di Pyatov su Bonucci. Replica Biraghi all’undicesimo su sviluppo da calcio piazzato. Intorno al quarto d’ora partono da alcuni settori dello stadio, dove molti tifosi ucraini sono presenti, prima un coro per Ballardini, poi alcuni cori di contestazione all’indirizzo del presidente Preziosi. Infine il consueto coro “Genova, Genova” che aveva contraddistinto la gara interna con l’Empoli e la festa per i 125 anni del Genoa col corteo da Piazza Caricamento al Ponte Monumentale. 

Al 21’ tre passaggi e Italia in porta: Chiesa serve bene Insigne che tenta il piatto destro a girare. Pyatov battuto ma pallone largo di poco: quel gol col Napoli sarebbe entrato. Donnarumma viene impegnato per la prima volta al 24’ di gioco con una parata in presa bassa che non gli crea problema alcuno. 

Biraghi, il più in difficoltà di un’Italia più propositiva che in altre occasioni, soffre molto le sovrapposizioni di Karavaev e Marlos, brasiliano naturalizzato ucraino per cui erano presenti in tribuna gli amici Bessa e Romulo. Proprio Marlos al 28’ riesce ad andare al tiro e conquistare il primo corner ucraino della gara. L’Italia allenta un po’ la manovra offensiva e si abbassa, rendendosi nuovamente pericolosa al 36’ con un tiro di Bernardeschi deviato in angolo. 

Sullo 0-0 si va all’intervallo. Alla ripresa, Bernardeschi sblocca la partita al 54’ con un tiro apparentemente innocuo da fuori area. Pyatov rovina quanto fatto di buono fino ad ora e cercando di bloccare e deviare il pallone lo vede roteare in maniera carambolesca nella propria porta, forse tradito anche dal campo umido dovuto alla pioggia caduta tra fine primo tempo ed intervallo. Due minuti più tardi Bernardeschi verrà sostituito e inizierà la girandola dei cambi che faranno un po’ perdere, per stessa ammissione di Mancini, le distanze e le giuste posizioni da ricoprire. Al 62’ pareggio di Malinovski con un sinistro al volo da fuori area che rimbalza sul terreno e, passando a qualche millimetro dal palo, batte Donnarumma. Gol che nasce da un calcio piazzato.

L’Italia, che gioca ormai a sprazzi come la pioggia che si abbatte sul Ferraris, accusa il colpo e incomincia ad avere più di una grana dalla fisicità degli avversari, che non superiori sul piano qualitativo cercano di sfruttare calci piazzati e centimetri. Al 69’ fuori Verratti, mezzala nel centrocampo a tre completato da Jorginho e Barella. Si cambierà ancora sino all’ingresso, all’85esimo, del rossoblu Domenico Criscito. Il risultato comunque non cambierà: 1-1 in amichevole. Qualche fischio dalle tribune. L’Italia tornava nel capoluogo ligure dopo 4 anni dall’ultimo Italia-Albania (18 novembre 2014). 


FACCE DA INVERSIONE DI TENDENZA

Uniti nel cantare l’inno di Mameli, genovese, gli Azzurri si schierano alle spalle di undici bambini con le magie “Genova nel Cuore”. Facce da inversione di tendenza (foto TanoPress)

FACCE DA COINQUILINI 

Verratti dà indicazioni a Jorginho. Nel tentativo di non pestarsi i piedi, i due metronomi del centrocampo hanno giocato molto vicini soddisfando Mancini. Ma sembra inevitabile che la scelta, più prima che poi, dovrà ricadere sull’uno o sull’altro

FACCE DA “RISOLVO TUTTO IO”

Bernardeschi esulta dopo la rete del vantaggio azzurro. Nel tridente inedito con Insigne e Chiesa parte a destra e ripercorre le orme del suo “alter ego” in casacca bianconera. A tratti deve aiutare Florenzi in copertura perché Konoplyanka è tutto tranne che un facile cliente da contenere

FACCE DA RITORNI EMOZIONANTI

Roberto Mancini ha tra le mani la data bollente della Nazionale Italiana di Calcio. Scotta, ma a distanza di un mese e mezzo tra una gara e l’altra,  le partite di Bologna e Genova, due città essenziali per la sua carriera di calciatore, gli alleviano il peso delle incombenze tecniche (foto TanoPress)

 

FACCE DA RECORD STORICI

Chiellini esulta in occasione del primo gol azzurro. Per lui, al Ferraris, è arrivata la 98° presenza in Nazionale, come Gianluca Zambrotta. Ottavo calciatore della storia per presenze in azzurro. Adesso nel mirino finisce Zoff (112)

FACCE DA ESORDIENTI 

Nella foto, l’esordiente azzurro Nicolò Barella. Di stanza a Cagliari, ha fatto sorridere un’intera regione in una serata di maltempo e tragedie scampate per il crollo di un altro ponte, fortunatamente senza persone o veicoli in transito. Probabilmente la migliore notizia della serata genovese (foto TanoPress)
Grande applicazione, atteggiamento ricurvo sempre alla ricerca dello spazio nelle maglie difensive avversarie. In molti, fa il pubblico, dicevano “tutto suo padre”. Ieri ha funzionato specialmente la sua intesa con Insigne, nel primo tempo. Nel secondo tempo passa sulla destra ma la difesa ucraina lo contiene bene (foto TanoPress)

 

FACCE ALLA RICERCA DELLA COESIONE

Il saluto ad inizio gara fra i componenti della Nazionale azzurra

Italia-Ucraina si ferma al 43’ per commemorare le vittime di Ponte Morandi – VIDEO