Sembrava fatta un altra volta per il Genoa, dopo Cagliari un’altra rimonta dallo 0-2 al 3-2, ma contro il Verona, nei minuti di recupero, il ritrovato Kalinic ha strozzato in gola l’urlo di gioia ai genoani accorsi in massa a Marassi. Tifosi rossoblù che, con il cambio di proprietà avvenuto nei giorni antecedenti, hanno sostenuto la squadra per tutta la partita come ai bei tempi. Allo stadio si respirava un’aria ormai sconosciuta. La gara è stata per lunghi tratti in mano alll’Hellas e il pareggio è stato un premio al coraggio e all’abnegazione degli uomini di Ballardini. La sconfitta dei gialloblù sarebbe stata immeritata.

Uno sguardo d’insieme sulla Salernitana, l’avversario di oggi.

La squadra di Castori, neopromossa, è alle prese con molti problemi societari e finora ha conquistato soltanto un punto. Castori è un tecnico navigato e grintoso, ma prima d’ora in Serie A aveva allenato soltanto il Carpi. In questo inizio di campionato ha cambiato sistema di gioco un po’ di volte, ma questi esperimenti ancora non hanno portato frutti. Oggi, giocando in casa e godendo così dell’ apporto del suo calorosissimo pubblico, la Salernitana dovrebbe scendere in campo con il 4-3-1-2, stesso sistema usato domenica scorsa a Reggio Emilia contro il Sassuolo, gara in cui i granata hanno perso giocando una buona partita e sfiorando il pareggio. La Salernitana difficilmente esce dalla propria area palleggiando, cerca immediatamente il lancio lungo o il rinvio dal fondo a saltare il centrocampo. Una volta conquistato il pallone, tutto o quasi è affidato a Ribery, il catalizzatore della manovra dalla trequarti in su. Raddoppiare il giocatore francese e offuscargli le linee di passaggio sarebbe un bel passo avanti verso un risultato allo stadio Arechi, che sarà più ribollente e caldo del solito.

L’analisi reparto per reparto. Partiamo dalla difesa.

Belec, da anni in Italia, portiere dal rendimento regolare, è migliorato molto ed è un punto di forza della compagine campana, anche se nel giocare il pallone coi piedi palesa qualche difficoltà. Gyomber, Strandberg, Gagliolo e Ranieri sono i quattro difensori. Gyomber e Ranieri, gli esterni bassi, preferiscono il ruolo di marcatore esterno in una difesa a tre ma per esigenze di squadra si adattano volentieri ad altre funzioni. Gyomber, slovacco, ha un’importante fisicità e una buona falcata ma difetta in rapidità; buona la sua tecnica di base e la sua attenzione durante tutta la partita. Ranieri, sulla sinistra, un giovane di proprietà della Fiorentina, ha esordito in serie A proprio contro il Genoa, ha un’ottima corsa e un piede mancino educato, però difficilmente riesce ad arrivare sul fondo per il cross. Strandberg e Gagliolo formano la coppia centrale. Strandberg, di nazionalità norvegese, è un buon marcatore, dotato di un buon fisico, molto applicato in marcatura e bravo nel colpo di testa. Gagliolo, giocatore ligure ed ex Parma, ha grinta ed è bravo in acrobazia, sprigiona una forte personalità e sa essere pericoloso in fase offensiva sulle palle ferme.

Il centrocampo.

Mamadou Koulibaly, Di Tacchio e Lassana Coulibaly sono i tre giocatori del centrocampo, reparto con poca qualità, ma con tanta corsa e forza. Mamadou Coulibaly, senegalese in prestito dall’ Udinese, dotato di gamba e di potenza in abbondanza, preferisce giocare sul corto; a volte porta troppo palla, ma il suo avvio di campionato è stato più che buono. Nel ruolo di vertice basso agisce Di Tacchio, giocatore esperto e dalle mille battaglie, però al suo primo campionato da titolare in serie A. E’ bravo di testa e negli inserimenti, difficilmente perde un contrasto ed è il capitano della squadra. Lassana Coulibaly, l’ altro interno, maliano proveniente dall’ Angers in Francia, possiede all’ incirca le stesse caratteristiche dei primi due, ma con qualcosa in più a livello tecnico, e si è inserito facilmente in squadra e nel campionato italiano.

L’attacco.

Il trequartista è il francese Ribery. L’ex della Fiorentina è il top player della squadra e anche se è avanti con gli anni, dispensa giocate di alta qualità. Il dribbling stretto e gli assist in verticale, impensabili per altri, sono le sue credenziali. Quando è in giornata può essere devastante. Ribery rientra da un infortunio e se non dovesse reggere i 90 minuti potrebbe subentrargli Kastanos, ex delle giovanili della Juventus, giocatore dai piedi buoni e con fantasia, al primo anno nella massima serie. Le due punte sono Djuric e Bonazzoli. Djuric, bosniaco dal fisico imponente, è quasi imbattibile di testa, anche perché glielo impongono i suoi 2 metri di altezza, ed è bravo nel proteggere la palla e nel far salire la squadra. Bonazzoli, di proprietà della Sampdoria ed ex del Torino, giocatore che sinora non è riuscito ad esprimere tutto il potenziale, possiede un bel controllo di palla e calcia forte e preciso con il sinistro, in più è bravo in acrobazia e nel rubare il tempo al suo marcatore. Potrebbe subentrargli o anche giocare dall’ inizio Gondo, ex Lazio, ivoriano con cittadinanza italiana, agile e forte fisicamente. Gondo ama attaccare la profondità e non si risparmia nella fase di recupero palla. Come punta i granata hanno anche Simy, ma l’ex bomber del Crotone non ha ancora raggiunto una forma ideale. Simy, attaccante dalle lunghe leve, è molto pericoloso dentro l’area di rigore e anche lui, data la sua statura, è bravo nel gioco aereo.

Come si comportano sulle palle inattive? 

In fase difensiva sui corner difendono ad uomo, mentre sulle punizioni laterali e centrali lontano dalla porta difendono a zona, e anche Djuric retrocede a dar manforte. In fase offensiva i corner sono calciati da Ribery o Bonazzoli, lo stesso dicasi per le punizioni laterali. Gyomber, Strandberg e Gagliolo salgono per colpire e a loro fanno compagnia Djuric, Di Tacchio e a turno uno degli altri due centrocampisti. La Salernitana è una squadra fisica e molto pericolosa sui calci da fermo. Di Tacchio, anche se non è il più alto, è a mio parere il giocatore più pericoloso e non va mai perso di vista.

In conclusione?

Uscire indenni da Salerno, questo è l’imperativo categorico. Se arriverà una vittoria, tanto meglio. Bisogna alimentare l’entusiasmo che si è venuto a ricreare nell’ambiente genoano e mostrare ai nuovi proprietari che cosa è il vero cuore rossoblù. Quello che hanno visto sabato sera è soltanto l’inizio.

Articolo precedenteSerie A, Cagliari sblocca ma non chiude. Venezia pareggia in extremis
Articolo successivoRassegna Stampa del 2 Ottobre, le probabili formazioni di Salernitana-Genoa
Mario Ponti
Sono nato a Genova il 10 gennaio 1964. Ho fatto tutto il settore giovanile nel Genoa: 3 anni di primavera, esordio in serie A in Genoa -Napoli nel 1983. Poi esperienze nel Carbonia, Omegna, Casale e Mondovì in Serie C2; poi Dilettante in squadre della provincia di Genova. Un grave infortunio al ginocchio destro mi ha condizionato per tutta la carriera. Quattro operazioni. Una volta terminato di giocare ho iniziato a fare l’allenatore, prima nelle giovanili rossoblu e successivamente per 10 stagioni sulle panchine di Arenzano (il mio paese d’origine), Cogoleto, Lagaccio, Molassana e Pegliese. Infine, la sclerosi multipla è avanzata e ho dovuto abbandonare la panchina motivo per cui ho fatto per tre anni il direttore sportivo. Ora voglio fare solo lo spettatore e il tifoso. Nel 2014 la T.O mi ha premiato come tifoso rossoblu dell’anno, cosa di cui vado molto, molto orgoglioso.