Sta facendo molto discutere in giro per i social network l’immagine delle proteste andate in scena ieri sera all’Allianz Stadium dopo il cartellino rosso sventolato a Rebic. Quelle che in un periodo normale sarebbero state proteste assolutamente consentite, oggi le vietano chiaramente le Linee Guida per la ripresa del Campionato a pagina 34.

I calciatori non potranno più protestare nei confronti degli ufficiali di gara e non potranno avvicinarsi per alcuna ragione a meno di 1,5 metri di distanza“. La regola diramata lo scorso 23 maggio dalla Lega Serie A è chiara, ma poco chiare sono le eventuali misure da adottare per dissuadere e punire chi non la rispetti.

L’immagine di Juventus-Milan chiarisce e conferma che il metro e mezzo è sicuramente non rispettato dai giocatori rossoneri nei confronti di Orsato, con anche il bianconero Dybala sullo sfondo. E se un contatto aereo o un contatto di gioco non possono evidentemente essere vietati, visto che il calcio è per sua natura uno sport di contatto, le proteste e tutti gli eventi di contorno sono stati attentamente regolamentati, al punto che le stesse Linee Guida fanno un’esplicita richiesta, alla luce della risonanza mediatica che il calcio può avere in un Paese come l’Italia:

l’opinione pubblica sul calcio professionistico, sulle squadre e sugli altri attori dello stadio durante la situazione attuale sarà esaminata più attentamente. Chiediamo urgentemente una condotta e un comportamento esemplare per quanto riguarda le misure igieniche e di isolamento al di fuori del campo“.

Ecco che allora questo scatto ripropone un eterno quesito: perché calcio e politica possono spesso “derogare” al protocollo, mentre teatri, cinema, scuole, sport amatoriali continuano a rimanere vietati o largamente contingentati? Sono davvero applicabili queste restrizioni al calcio o, più in generale, in tutti gli ambiti della quotidianità? Se non sono applicabili, lo si dica subito. Altrimenti si intervenga da subito per farle rispettare in maniera uniforme.

Attraverso Facebook e Twitter queste domande se le sono fatte in molti, compreso Natalino Balasso, noto comico e attore televisivo che da ormai diversi anni collabora con Il Fatto Quotidiano e che nell’arco di questi mesi di lockdown si è fatto portavoce delle migliaia di operatori del mondo del teatro e dell’arte.

“Vorrei capire meglio quella questione che a teatro si possono fare solo monologhi, oppure letture con leggio distanziato di 2 metri – ha scritto Balasso sulla propria pagina Facebook, seguita da quasi mezzo milione di persone – Sì, vorrei capire meglio com’è che ci stiamo facendo prendere per il culo”.


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