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Giornata ricca di episodi VAR e per essere solamente al terzo turno di campionato, c’è molto imbarazzo nel dover ammettere che le interpretazioni e le applicazioni del regolamento, nonostante la tecnologia, continuano ad essere profondamente differenti. Anche nella medesima partita e a cinque minuti di distanza l’uno dall’altro.

INTER-UDINESE: la gara di San Siro si caratterizza per essere parecchio movimentata, soprattutto nel primo tempo. Il primo episodio è il duro fallo di Barella su De Paul alla mezz’ora, che viene punito col giallo, ma che non porta ad alcuna revisione del VAR Guida. L’arbitro Mariani non è quindi invitato a tornare sui propri passi, ma l’intervento è sicuramente da cartellino rosso perché denota imprudenza e negligenza, due condizioni che assicurano il rosso.

Se Barella riceve la “grazia”, De Paul invece no. E al 35esimo pensa bene, in regime di VAR, di colpire con uno schiaffone Candreva che gli avvicina un dito alla faccia, probabilmente lamentando una simulazione dell’avversario su un contatto precedente. Attenzione alla posizione di Mariani: è vicinissimo alla zona dove accade l’episodio, ma giustamente osserva l’azione, che è a ridosso dell’area di rigore nerazzurra. Non può vedere quanto accade alle sue spalle e infatti sarà Guida a dargli una mano nella valutazione. Dopo la review, è inevitabile estrarre il cartellino rosso. Non sarebbe stato uno scandalo neppure sventolare un giallo all’indirizzo di Candreva.


PARMA-CAGLIARI: la sfida del “Tardini” è fondamentalmente una delle gare meno discusse, anche se due episodi hanno tirato in ballo il VAR: un fallo di mano di Klavan e la quarta rete del Cagliari annullata a Joao Pedro per un precedente fallo su Gagliolo. In entrambe le situazioni l’arbitro Pasqua viene richiamato da Doveri, ma nel primo caso (il fallo di mano) deciderà di mantenere la decisione presa in campo, ovvero sia non assegnare rigore, nel secondo di annullare la rete di Joao Pedro, che precedentemente aveva sgomitato su Gagliolo. Decisioni che non hanno lasciato spazio a grosse polemiche, se non altro perché le immagini chiariscono le due situazioni.


ROMA-SASSUOLO: c’è solo un episodio da segnalare nella gara dell’Olimpico ed è il fantasioso rigore assegnato da Chiffi alla Roma dopo neppure due giri d’orologio. Peluso interviene in scivolata per chiudere in angolo su Kluivert, più rapido nella corsa. L’intervento è pulito, direttamente sul pallone, e Kluivert va a terra nello slancio e non per la scivolata del difensore neroverde. Chiffi, però, assegna senza dubbi il calcio di rigore, ma il VAR Giacomelli ci mette davvero poco a richiamarlo. Dopo la on field review, l’arbitro padovano torna sui propri passi e assegna semplicemente calcio d’angolo.


VERONA-MILAN: la seconda partita in inferiorità numerica per l’Hellas Verona di Juric coincide con l’espulsione, post VAR, di Marius Stepinski. Il giallo tramutato in rosso dall’arbitro Manganiello è frutto di una gamba alta dell’attaccante gialloblu sul volto di Musacchio. Valutata da giallo a velocità di gioco, verrà commutata in rosso dopo la on field review suggerita dal VAR Orsato. Un rosso corretto perché l’intervento a messo a rischio l’incolumità del difensore rossonero.

Da segnalare c’è anche, nel secondo tempo, il secondo gol annullato a Piatek per fallo ai danni del portiere Silvestri. Manganiello indica il centrocampo, ma la revisione al VAR lo fa tornare sui propri passi: l’attaccante polacco segna solo dopo aver colpito il pallone che era già tra i guantoni del portiere avversario. Decisione nuovamente corretta grazie all’intervento del VAR.

Non c’è due senza tre: molti dubbi rimangono sull’episodio di fine gara, ovvero sia l’espulsione di Calabria per chiara occasione da gol e la punizione dal limite assegnata al Verona. Una punizione che a molti è sembrata un rigore negato, perché il contatto Calabria-Pessina comincia fuori dall’area e finisce sicuramente dentro con un braccio a cintura del rossonero sull’avversario. La decisione di Manganiello viene confermata anche dal VAR, che avrà considerato l’inizio del fallo fuori dall’area di rigore e non a ridosso o dentro. Restano dubbi, mentre ve ne sono meno sul cartellino rosso per chiara occasione da gol.


TORINO-LECCE: chiudiamo col doppio rigore assegnato al Torino nel monday night coinciso con la prima vittoria del Lecce in campionato. I salentini hanno vinto grazie a due gol su azione, mentre il Torino ha potuto pareggiare momentaneamente la gara con un calcio di rigore molto generoso fischiato a Zaza a ridosso dell’ora di gioco. Ma l’episodio chiave è senza dubbio quello nel recupero del secondo tempo.

Al 96esimo inoltrato, a recupero già scaduto, un cross di Verdi dalla sinistra raggiunge l’area di rigore del Lecce. Rispoli, senza prendere posizione su Belotti, lo contrasta da dietro trattenendo la maglia. Il direttore di gara Giua è particolarmente lontano dall’affilatissima area di rigore, ma sicuramente non nota il contatto perché Belotti finisce a terra un paio di secondi prima che Verdi vada al cross. Insomma, Belotti non cade mentre va alla ricerca del pallone per colpirlo, ma cade quando fa il movimento preventivo per posizionarsi a centro area.

Il gioco si ferma perché Giua, assistito dal VAR Di Paolo, ricorrerà alla on field review. Una revisione al mini schermo che farà decidere a Giua di non assegnare rigore, la stessa decisione presa in campo. Una decisione che ha lasciato strascichi e più di una polemica, anche se nel dopogara Mazzarri ha puntato il dito maggiormente sulla prestazione sottotono della formazione granata.


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