L’ultima volta in cui lo abbiamo incontrato era stato a Monteboro, nel quartier generale dell’Empoli e in un’occasione tanto speciale quanto triste per il Genoa Primavera, retrocesso proprio sotto il sole della Toscana in un playout senza esclusione di colpi. Quel giorno con una maglietta bianca, quasi per non dare nell’occhio; presto vestirà rossoblu? Il soggetto è Marco Rossi, votato alla causa del Grifone da una vita e punto di riferimento per i tifosi di tutte le età. Anche se oggi parlare di bandiere risulta ben poco al passo con i tempi, a maggior ragione dopo le recenti scottature nella Roma giallorossa, è stato lo stesso Aurelio Andreazzoli – che con Totti e De Rossi ne ha vissuta più di qualcuna – a rilanciare la candidatura dello storico numero 7 genoano nello staff.

“Credo sia obbligatorio riportare l’ambiente alla consapevolezza che serva un sentimento d’appartenenza, sentimento che corrisponda a quello che dimostra sempre la Gradinata Nord ricordaAndreazzoli ai microfoni di SkySport nel giorno della sua presentazione da nuovo allenatore del Genoa. “In virtù di questo, cosa che non ho detto prima durante la conferenza stampa perché l’ho dimenticata, voglio a lavorare con me Marco Rossi, che è stato sempre simbolo per la Gradinata Nord e per questa società da tanti anni”.

“Lui dovrà aiutarci a trasmettere questo sentimento” conferma Andreazzoli, che poi racconta: “L’altro giorno stavo parlando con lui, mi spiegava cosa fosse per lui questa maglia e ad un certo punto si è tirato su la sua per farmi vedere che aveva la pelle d’oca. Ecco, noi abbiamo bisogno di riportare questo sentimento di emozione: come lui l’ha trasmessa a me, io l’ho trasmesso subito ai miei collaboratori, che devono trasmetterlo ai giocatori. Se faremo questo, credo che saremo ampiamente a metà dell’opera”. Del resto la genoanità è fatta di “sofferenza e partecipazione”, parola di Aurelio.