Un Genoa volenteroso, ma con poca qualità, nulla ha potuto contro una Lazio organizzata, preparata fisicamente e con alcuni giocatori di alto lignaggio. Mister Blessin e i suoi ragazzi dovranno resettare le due sconfitte consecutive e dovranno cercare oggi a San Siro contro il Milan la ” mission impossible”.

Uno sguardo d’insieme sull’avversario di oggi.

Il Milan guida la classifica ed è in piena lotta scudetto con Inter e Napoli, la squadra rossonera è allenata da Stefano Pioli: mister preparato e modesto, ha costruito una squadra piacevole a vedersi, ma anche concreta e con i giusti attributi. Il Diavolo rossonero si schiera con il 4-2-3-1 , con una linea a quattro sempre propositiva e con elementi di qualità nel reparto offensivo.

L’analisi reparto per reparto. Cominciamo dalla difesa.

Il francese Maignan chiamato a sostituire Donnarumma, non lo ha certamente fatto rimpiangere. il giovane portiere transalpino ha una notevole fisicità, una esplosività fuori dal comune, è bravo nelle uscite sia alte sia basse e mostra tanta personalità. Al primo anno nel campionato italiano ha impressionato per il rapido inserimento e per l’alto rendimento. Calabria, Kalulu, Tomori, Theo Hernandez formano la linea difensiva, Calabria, cresciuto nella “cantera” milanista, ha corsa e forza nelle gambe, è bravo a proporsi in avanti e negli inserimenti senza palla. Kalulu, il centrale di destra, arrivato come rincalzo si è ritagliato uno spazio importante con le buone prestazioni offerte; ha fisicità e buone capacità tecniche, è bravo nei colpi di testa, può giocare anche come esterno basso. Tomori, l’altro centrale, vera sorpresa della difesa milanista, è veloce, bravo nell’anticipo e nelle coperture preventive, possiede un notevole stacco aereo e difficilmente butta via la palla, Theo Hernandez, l’esterno di sinistra, ha facilità in tutto, corsa, tiro, cross, dribbling; non ama difendere e quando deve agire in copertura commette ingenuità, anche gravi.

Il centrocampo.

Tonali e il rientrante Bennacer sono i due mediani. Tonali, bravo nel pressing e nel dettare i tempi per la riconquista della palla, ha buona tecnica di base, calcia bene con il destro, e al secondo anno di Milan si sta imponendo come un giocatore di livello, Bennacer, non dotato fisicamente, ha un ottimo sinistro, è rapido, si propone spesso ai difensori come “scarico” sicuro, è un ex Empoli.

L’attacco.

Saelemaekers, Kessie e Leao sono i tre giocatori offensivi che giostrano dietro la punta centrale Giroud. Saelemaekers, belga che può giocare su entrambe le fasce, ha velocità, cambio di passo e dribbling, ed è tatticamente evoluto. Kessie, che oggi potrebbe essere impiegato come trequartista in maniera un po’ anonima, ha forza fisica e corsa, è bravo negli inserimenti con o senza palla, ma è nel mirino del pubblico milanista per la sua mancata firma sul rinnovo contrattuale. Leao, il vero giocatore in più del Milan di quest’anno, è impressionante per velocità e dribbling in progressione, nell’ uno contro uno è difficilmente marcabile, con Pioli ha imparato a disciplinarsi tatticamente. Giroud, la punta centrale, arrivato dal Chelsea ha segnato alcune reti molto importanti, è forte nel colpo di testa e nella difesa della palla, in area di rigore si muove con maestria, un acquisto importante.

Come si comportano sulle palle inattive?

In fase difensiva sui corner e sulle punizioni laterali difendono a zona. Maignan appena vede la possibilità esce dai pali in soccorso dei compagni e spesso con successo. In certe situazioni servirà un’attenzione doverosa ad eventuali ripartenze, Maignan possiede un lancio lungo e preciso per innescare il contropiede. In fase offensiva i corner e le punizioni laterali sono calciate da Tonali e Theo Hernandez. Giroud, Kessie e Leao sono i tre incursori ai quali si aggiungono Tomori e Kalulu. Dal limite dell’area i piazzati sono calciati sempre da Tonali ed Hernandez, a volte anche Bennacer si cimenta.

Altre caratteristiche di gioco?

Il Milan, quando il pressing avversario lo consente, esce dall’ area palla piede e Bennacer è l’uomo che più si fa vedere come primo appoggio per i difensori, altrimenti si opta per il lancio lungo di Maignan.

In conclusione?

Come detto all’inizio “mission impossible” per il Genoa, ma la salvezza passa attraverso certe imprese, e se si vuole centrare l’obiettivo, bisogna sbrigarsi, le giornate a disposizione sono sempre di meno.

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Mario Ponti
Sono nato a Genova il 10 gennaio 1964. Ho fatto tutto il settore giovanile nel Genoa: 3 anni di primavera, esordio in serie A in Genoa -Napoli nel 1983. Poi esperienze nel Carbonia, Omegna, Casale e Mondovì in Serie C2; poi Dilettante in squadre della provincia di Genova. Un grave infortunio al ginocchio destro mi ha condizionato per tutta la carriera. Quattro operazioni. Una volta terminato di giocare ho iniziato a fare l’allenatore, prima nelle giovanili rossoblu e successivamente per 10 stagioni sulle panchine di Arenzano (il mio paese d’origine), Cogoleto, Lagaccio, Molassana e Pegliese. Infine, la sclerosi multipla è avanzata e ho dovuto abbandonare la panchina motivo per cui ho fatto per tre anni il direttore sportivo. Ora voglio fare solo lo spettatore e il tifoso. Nel 2014 la T.O mi ha premiato come tifoso rossoblu dell’anno, cosa di cui vado molto, molto orgoglioso.