Al termine di una partita giocata con ordine e raziocinio il Genoa ha ottenuto un punto nella trasferta di Udine, un pareggio che in termini di classifica non ha avuto grandi riscontri, ma che ha aumentato fiducia e morale. Uno 0-0 che ha fatto risaltare l’ equilibrio e la solidità di squadra. Nel turno infrasettimanale di questa sera il Grifone se la vedrà con il Milan, squadra seconda in classifica, che però negli ultimi  incontri ha collezionato due sconfitte intaccando un po’ le sue sicurezze.

Uno sguardo d’insieme sugli avversari di oggi.

Stefano Pioli è l’ allenatore dei rossoneri, uomo affidabile e serio, allenatore preparato, calmo, riflessivo. Sta ottenendo ottimi risultati, è stimato e benvoluto dai suoi giocatori. Il Diavolo scende in campo con il 4-2-3 1, modulo congeniale alle caratteristiche e alle qualità dei suoi giocatori. La squadra alterna il gioco dal basso e i gioco lungo a scavalcare il centrocampo, anche nel recupero palla passano dal pressing alto all’ abbassarsi tutti sotto la linea della palla. La rosa è giovane, ma elevata qualità. Pioli è stato bravo a coinvolgere tutti. Ibrahimovic è il capobranco, non tanto per l età avanzata, ma per il forte carattere.

L’analisi reparto per reparto. Partiamo dalla difesa.

Il francese Maignan, il sostituto dell’ azzurro Donnarumma, è un portiere giovane ma dalla grande personalità. Fisicamente prestante, possiede ottimi riflessi, è reattivo, ha un lancio  lungo e preciso che usa spesso per scavalcare il centrocampo e cercare la “spizzata” di Ibrahimovic o la profondità di Leao. Kalulu, Kjaer, Tomori, Theo Hernandez sono i quattro della linea. Kalulu, francese ex Lione, possiede una buona fisicità e facilità di corsa ed un ottimo senso della posizione, può occupare anche il ruolo di centrale difensivo. Theo Hernandez, anche lui francese, è l’esterno basso di sinistra, ha una gamba forte e un accelerazione palla al piede che può provocare sconquassi, però in fase difensiva a volte soffre di amnesie preoccupanti. Kjaer e Tomori formano la coppia centrale. Il danese,  leader in campo e nello spogliatoio, è il regista difensivo: giocatore duro, ma corretto,  quasi insuperabile nel gioco aereo, i suoi lanci a tagliare il campo possono dare seri grattacapi. Tomori, inglese ex Chelsea, fisicamente forte, veloce, duro nei contrasti, sempre concentrato ed attento in marcatura, si sta rivelando uno degli acquisti più azzeccati.

Il centrocampo.

Tonali e Kessie sono i mediani. L’ex Atalanta ha una forza fisica dirompente e una buona tecnica, è bravo negli inserimenti in zona gol, con Pioli ha compiuto il salto di qualità. In scadenza di contratto, è appetito da vari top club europei. Tonali, il catalizzatore della manovra, anche lui forte sulle gambe e con un piede destro educato, è abile nel dettare il tempo del pressing e nel chiudere le linee di passaggio, e pericoloso nelle conclusioni da fuori area.

L’attacco.

I tre giocatori offensivi dietro Ibrahimovic sono Saelemaekers, Brahim Diaz e, Rafael Leao. Saelemaekers, belga ex Anderlecht, veloce e con buon dribbling, duttile e bravo tatticamente, dispensa intuizioni e assist. Sull’altra fascia agisce Rafael Leao, portoghese di origini angolana, attaccante esterno che può essere utilizzato anche da punta centrale. Ha dribbling, è veloce ed è difficile da fermare se lanciato in profondità. Nel suo repertorio ci sono numeri improvvisi e di alta classe. Diaz, il trequartista, ex Real Madrid, è fantasioso e rapido, dribbling e giocate in verticale ne fanno un elemento difficile da ingabbiare. L’eterno Ibrahimovic è la punta centrale: giocatore esperto, al centro del progetto Milan, bravo nella difesa della palla e in acrobazia, cattivo e sempre pronto alla battaglia calcistica, ha giocato in tante squadre di rango in Italia e in Europa.

Come si comportano sulle palle inattive?

Su quelle a sfavore difendono a zona e solo due uomini vanno sugli uomini più pericolosi. Sulle punizioni laterali difendono soltanto a zona. Sui corner a favore vanno a calciare quasi sempre in due, Theo Hernandez e Diaz da sinistra e Saelemakers e Diaz da destra. Kjaer e Tomori salgono per saltare e colpire di testa, a loro si aggiungono ad Ibrahimovic, Leao e un altro giocatore a seconda dei casi.

In conclusione?

Compito arduo per i rossoblu ma più forte è l’avversario e più forte è la motivazione per fermarlo, con gli stimoli giusti si possono scalare anche le cime più ardue.

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Mario Ponti
Sono nato a Genova il 10 gennaio 1964. Ho fatto tutto il settore giovanile nel Genoa: 3 anni di primavera, esordio in serie A in Genoa -Napoli nel 1983. Poi esperienze nel Carbonia, Omegna, Casale e Mondovì in Serie C2; poi Dilettante in squadre della provincia di Genova. Un grave infortunio al ginocchio destro mi ha condizionato per tutta la carriera. Quattro operazioni. Una volta terminato di giocare ho iniziato a fare l’allenatore, prima nelle giovanili rossoblu e successivamente per 10 stagioni sulle panchine di Arenzano (il mio paese d’origine), Cogoleto, Lagaccio, Molassana e Pegliese. Infine, la sclerosi multipla è avanzata e ho dovuto abbandonare la panchina motivo per cui ho fatto per tre anni il direttore sportivo. Ora voglio fare solo lo spettatore e il tifoso. Nel 2014 la T.O mi ha premiato come tifoso rossoblu dell’anno, cosa di cui vado molto, molto orgoglioso.