Continua il momento magico del Genoa, che nel turno precedente ha sconfitto il Napoli: una partita sofferta, ma con l’abnegazione e l’umiltà che lo contraddistinguono in questi ultimi tempi, il Grifone ha avuto la meglio sui più quotati avversari. Ora bisogna proseguire in questo percorso, non cullarsi sugli allori e continuare a fornire prestazioni sempre più convincenti. L’obiettivo della salvezza è ancora lontano per poter mollare la presa.

Uno sguardo d’insieme sull’avversario di oggi.

Il Torino si trova in una situazione di classifica alquanto precaria, anche se era partito con ben altre ambizioni. Dopo una serie di partite sconcertanti è stato esonerato l’ allenatore Giampaolo, sostituito da Davide Nicola, nostro recentissimo allenatore e protagonista della nostra salvezza nella scorsa stagione. Nicola è tecnico serio, capace tatticamente, ed è un maestro nel motivare i propri giocatori e nel far capire loro l’ importanza del lavoro settimanale. Il 3-5-2 è il suo sistema preferito, soltanto in rare occasioni le sue squadre sono scese in campo in maniera diversa. Nicola non è un amante del tiqui-taca tanto osannato in questi ultimi tempi, ma preferisce la verticalizzazione immediata o dopo pochi passaggi.

L’analisi reparto per reparto. Partiamo dalla difesa.

Nello scorso campionato il rendimento di Sirigu è stato elevato, senza flessioni, ma in questo girone d’andata il portiere granata è incappato in qualche errore di troppo e più di una volta è finito sul banco degli imputati. Comunque è un estremo difensore reattivo, svelto, abile nelle uscite basse e con una forte personalità. Il difensore centrale di destra è Izzo, quello sinistra è Bremer e come centrale puro abbiamo Nkoulou. Izzo, uno degli innumerevoli ex genoani, dopo un brutto inizio di stagione si è ripreso alla grande ed ora è uno degli uomini più importanti nello scacchiere di Nicola: rapido, forte sulle gambe e bravo tecnicamente, difficilmente va in difficoltà nell’ uno contro uno. Bremer, brasiliano atipico, non ama gli svolazzi; concreto e sempre concentrato, anche lui non ha paura quando viene puntato. Nkoulou bravo di testa e nell’ impostazione, ha buoni fondamentali e buona velocità.

Il centrocampo

Singo e Murru sono gli esterni. Singo, prodotto del vivaio, è la vera nota lieta del Toro: fisicamente forte, dispiega una falcata da quattrocentista, le sue incursioni con o senza palla possono dare problemi non da poco, ma il ragazzo non ama troppo difendere. Murru, sulla fascia sinistra, è diligente e attento tatticamente, ha buon piede sinistro. Al contrario di Singo, è più propenso alla fase difensiva, anche perché è più abituato a giocare come quarto di sinistra che come quinto a tutta fascia. Rincon e Mandragora, altri ex genoani, e Lukic sono i tre in mezzo. Mandragora agisce da play “basso”. Arrivato a gennaio su precisa richiesta di Nicola è un giovane che, malgrado un brutto infortunio, ha già collezionato molte presenze nella massima serie. Vanta un lancio lungo e preciso con il piede mancino, e nonostante un fisico importante è rapido e bravo nello smistare la palla, in più dispone di un ottimo tiro da lunga distanza. Rincon, giocatore di garra tipicamente sudamericana, difficilmente arrendevole, è sempre pronto alla pressione ed alla riconquista della palla. Prima dell’ arrivo di Mandragora veniva impiegato come regista, non proprio il suo ruolo. Lukic, la mezzala sinistra, dà il meglio di sé in fase offensiva. Il giocatore serbo ha mezzi tecnici importanti, sa fornire assist ai compagni, è pericoloso negli inserimenti al buio.

L’attacco.

Zaza è un attaccante rognoso e fastidioso, lotta su tutti palloni, è abile in acrobazia e capace di giocate impossibili come di errori macroscopici. In campo non è un mostro di simpatia e usa prevalentemente il piede sinistro. Belotti, il capitano, il leader ed il bomber della squadra, è forte fisicamente, e se lanciato in profondità diventa devastante. Stacco aereo e colpo di testa ne fanno una delle punte più forti del campionato. Tira in porta anche da posizioni impensabili. Verdi e Bonazzoli sono due valide alternative. Verdi, trequartista o esterno offensivo, ha una tecnica di primordine, calcia indifferentemente di destro e di sinistro, i suoi tiri da fermo sono insidiosi. Bonazzoli è una seconda punta scattante, abile nel breve e sempre pronta alla battuta a rete, ed è un ex blucerchiato.

Come si comportano sulle palle inattive?

In fase difensiva sui corner e le punizioni laterali marcano a zona, con Belotti sempre a protezione del primo palo. L’intera squadra retrocede a supporto. In fase offensiva i corner sono calciati da Mandragora: i tre difensori centrali salgono, con Izzo che solitamente si defila sul secondo palo; Belotti, Zaza e Lukic sono gli altri saltatori. Sulle punizioni dal limite dell’area gli incaricati sono Belotti, Mandragora e Murru. Se dovesse esserci Verdi, sarebbe lui il candidato prescelto.

In conclusione?

Il Torino si è ritrovato caratterialmente, le ultime partite pareggiate in extremis gli hanno fatto ritrovare un po’ di quell’autostima che era andata via via scemando. Lo “zio Balla” avrà sicuramente avvisato i suoi uomini: è vietatissimo abbassare la guardia, manca ancora troppo tempo per cantare vittoria e quello di oggi può essere un passo fondamentale.


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Mario Ponti
Sono nato a Genova il 10 gennaio 1964. Ho fatto tutto il settore giovanile nel Genoa: 3 anni di primavera, esordio in serie A in Genoa -Napoli nel 1983. Poi esperienze nel Carbonia, Omegna, Casale e Mondovì in Serie C2; poi Dilettante in squadre della provincia di Genova. Un grave infortunio al ginocchio destro mi ha condizionato per tutta la carriera. Quattro operazioni. Una volta terminato di giocare ho iniziato a fare l’allenatore, prima nelle giovanili rossoblu e successivamente per 10 stagioni sulle panchine di Arenzano (il mio paese d’origine), Cogoleto, Lagaccio, Molassana e Pegliese. Infine, la sclerosi multipla è avanzata e ho dovuto abbandonare la panchina motivo per cui ho fatto per tre anni il direttore sportivo. Ora voglio fare solo lo spettatore e il tifoso. Nel 2014 la T.O mi ha premiato come tifoso rossoblu dell’anno, cosa di cui vado molto, molto orgoglioso.