Dopo la buona partita disputata contro il Napoli in trasferta, il Genoa chiude stasera il programma della tredicesima giornata a Ferrara contro la Spal, squadra anch’essa invischiata nella zona retrocessione. Ripetere la stessa prestazione di Napoli sarebbe importante e per fare questo ci vogliono la stessa concentrazione, la stessa applicazione alla stessa voglia. E, soprattutto, non peccare di presunzione, cosa che nel calcio si paga e anche molto.

Uno sguardo d’insieme sui biancoazzurri emiliani.

La Spal è allenata da Leonardo Semplici, tecnico accostato più volte alla panchina genoana, professionista serio e preparato e dal comportamento irreprensibile. In passato è stato allenatore della Primavera della Fiorentina  guida la squadra ferrarese da più stagioni e il 3- 5-2 è il sistema con cui la Spal scende in campo. La squadra inizia il gioco dal basso, ma non disdegna il lancio lungo per Petagna. Quando gli spallini palleggiano, diventa importante Valdifiori che si prende la responsabilità di distribuire il gioco, Missiroli è l’alternativa. Quando sono pressati Felipe e Vicari, cercano Petagna o la profondità di Di Francesco. Quando Petagna riceve il pallone, si appoggia sovente sugli esterni, soprattutto su Strefezza. È una squadra che se mantiene l’iniziativa del gioco può creare problemi, però soffre se è costretta a correre all’indietro.

L’analisi reparto per reparto. Partiamo dalla difesa.

Il portiere Berisha, ex Atalanta, estremo difensore di rendimento sufficiente e regolare, ha nel senso della posizione e nella copertura della porta le sue migliori qualità. Il reparto difensivo a tre, oggi rimaneggiato per le assenze degli squalificati Tomovic e Cionek, è formato da Vicari come centrale e  Sala e Felipe come difensori ai suoi lati. Vicari, giocatore esperto, veste da anni con la maglia biancoazzurra e ha buoni fondamentali: non è molto rapido, ma sopperisce con intelligenza tattica e senso della posizione.  Sala è un esterno di fascia destra e oggi sarà impiegato come difensore puro: possiede corsa e gamba forte, ma può avere problemi nella marcatura fissa non avendo mai interpretato questo ruolo. Felipe, brasiliano da tempo in Italia, è forte di testa, possiede un buon piede sinistro, ha personalità ed è cattivo sportivamente parlando: l’azione parte spesso dai sui piedi.

Il centrocampo.

Strefezza e Reca sono gli esterni, pronti ad abbassarsi per trasformare a cinque la difesa. Missiroli e Kurtic sono gli interni di centrocampo, Valdifiori è il metronomo della squadra. Strefezza, che ha preso il posto del pezzo pregiato Lazzari, ceduto in estate alla Lazio, è tecnico e veloce, molto pericoloso palla al piede, ma con lacune in fase difensiva. Reca, l’altro esterno, è un atleta polacco di proprietà Atalanta, ha corsa e piede sinistro educato, anche lui ha preso il posto di un altro giocatore importante, l’infortunato Fares. Missiroli e Kurtic sono le due mezzali di parte. Missiroli – esperto, intelligente e dalla corsa resistente e continua – è in possesso anche di buona tecnica. Kurtic, forte fisicamente, munito di tiro da fuori e dinotevole tempo di inserimento, è forte nello stacco e nel gioco aereo. Valdifiori, ex pupillo di Sarri, bravo nel gestire il gioco e nel dare i tempi alla squadra,  soffre se il ritmo della partita si alza. In più, se attaccato, gioca prevalentemente in orizzontale.

L’attacco.

Di Francesco e Petagna sono le due punte. Di Francesco, al rientro dopo un lungo infortunio, solitamente impiegato come esterno offensivo, rapido e capace di un dribbling stretto e velenoso, è veloce e forte nell’uno contro uno. Petagna, la punta centrale, fisico imponente e con piede sinistro importante, difende al meglio il pallone per fare salire la squadra: se in forma, può creare grossi problemi.


Spal-Genoa, le probabili formazioni

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Mario Ponti
Sono nato a Genova il 10 gennaio 1964. Ho fatto tutto il settore giovanile nel Genoa: 3 anni di primavera, esordio in serie A in Genoa -Napoli nel 1983. Poi esperienze nel Carbonia, Omegna, Casale e Mondovì in Serie C2; poi Dilettante in squadre della provincia di Genova. Un grave infortunio al ginocchio destro mi ha condizionato per tutta la carriera. Quattro operazioni. Una volta terminato di giocare ho iniziato a fare l’allenatore, prima nelle giovanili rossoblu e successivamente per 10 stagioni sulle panchine di Arenzano (il mio paese d’origine), Cogoleto, Lagaccio, Molassana e Pegliese. Infine, la sclerosi multipla è avanzata e ho dovuto abbandonare la panchina motivo per cui ho fatto per tre anni il direttore sportivo. Ora voglio fare solo lo spettatore e il tifoso. Nel 2014 la T.O mi ha premiato come tifoso rossoblu dell’anno, cosa di cui vado molto, molto orgoglioso.