Volontarietà o non volontarietà non sarebbero dovuti essere più un problema. Dal marzo scorso l’IFAB aveva promosso nuove linee guida per i regolamenti arbitrali, con la svolta dell’abolizione della volontarietà nei tocchi di mano. Maggiore peso alla posizione del braccio, alla sua congruità rispetto al movimento del resto del corpo e importante rilievo ai concetti di giocata o deviazione. L’ultimo turno di Serie A ha detto che così non è.

Troppo squilibrate le valutazione dei singoli falli di mano, troppo incongrua la decisione di andare a rivedere le dinamiche al VAR. C’è chi va, c’è chi non va, e il concetto di on field review viene usato con discrezionalità quando invece usarlo sempre, dove lo permette il suo regolamento, sgombrerebbe il campo da equivoci.

L’ottava giornata parte dalle polemiche di mister Gasperini dopo Lazio-Atalanta. I due interventi di Palomino e De Roon, rivisti con calma, sono entrambi da calcio di rigore. Sul secondo episodio pochi dubbi: Immobile è bravo a mettere la gamba sinistra davanti a quella di De Roon, che non fa nulla per sottrarsi al contatto. Sul primo, invece, c’è un evidente pestone del difensore bergamasco su Immobile, che cadrà qualche metro più avanti. È solo la dinamica della caduta, un po’ tardiva, a suggestionare, ma in realtà il rigore è corretto da assegnare.

Doveroso sottolineare anche l’annullamento (senza on field review) della rete del 2-1 dell’Inter contro il Sassuolo. Lukaku spinge Peluso e poi serve Lautaro Martinez per la rete del raddoppio. Giacomelli prima assegna il gol, poi si serve del suggerimento dell’assistente di linea per annullarlo in pochissimi secondi e assegnare punizione. Poche proteste, rete annullata e ritorno all’antica col quartetto arbitrale che si aiuta a vicenda e ravvisa irregolarità.

Si prosegue poi coi due episodi chiave di Juventus-Bologna. Il primo è la presunta spinta di Pjanic su Mbaye che sta all’inizio dell’azione che porterà al 2-1 bianconero a fine primo tempo. Gol pesante, visto che risulterà decisivo, e qualche dubbio sull’entità e sulla fallosità della spinta del bosniaco che crea una duplice caduta dei giocatori felsinei.

Il VAR (Fabbri) non richiama Irrati e la spiegazione sembra essere molto semplice: la posizione dell’arbitro. Il direttore di gara è vicino all’azione, non più di 6/7 metri di distanza, perfettamente concentrato sull’episodio. Anche per questo la sua valutazione di campo, la famosa “verità di campo”, è giudicata corretta. Il VAR, come protocollo, avrebbe potuto richiedere un intervento soltanto laddove evidenziasse un chiaro ed evidente errore. Fabbri e l’AVAR hanno valutato che non fosse così. La carambola di Mbaye su Orsolini è per propiziata da una spinta, leggera o forte che sia, e l’uscita di scena dei due giocatori del Bologna influirà sul raddoppio bianconero. La Juventus ringrazierà anche per il successivo pasticcio difensivo dei felsinei che, di fatto, regalano il pallone allo stesso Pjanic.

C’è poi l’episodio chiave, quello che ha scomodato le moviole di tutta Italia, ed è riferito al tocco di mano di De Ligt. I concetti di giocata e deviazione si sprecano, ma è inevitabile ammettere che De Ligt cerca una deviazione e, muovendosi verso il pallone crossato da Skov Olsen, attiva una giocata: quella col braccio. Il pallone, a riguardare le immagini, sembra sfiorare lo scarpino destro del difensore: a quel punto, impattando solo dopo sul braccio sinistro, non sarebbe rigore. In realtà il vero dubbio è proprio se lo scarpino lo tocchi o meno visto che da una visuale frontale e da una retrospettiva le percezioni sono parecchio differenti.

Bene ricordare come nel concetto di giocata non sia inserito il concetto di “qualità”, il concetto di scindere “cosa” viene fatto da “come” viene fatto. Detto ciò, tutto fa propendere per dire che la deviazione di mano di De Ligt, abolito il concetto di volontarietà, è da calcio di rigore, anche perché senza quel tocco il pallone avrebbe proseguito la sua corsa in area di rigore e alle spalle dell’olandese c’è Palacio in vantaggio su Bonucci (basta riguardare le immagini in movimento). VAR e Fabbri non lo hanno considerato: una revisione al mini-schermo sarebbe stata quantomeno utile. E lo si scrive in virtù di quanto successo su altri campi, in questa giornata come in quelle precedenti.

L’ultimo intervento importante del VAR è quello avvenuto in Milan-Lecce per concedere il rigore che varrà l’uno a uno ai salentini. Su cross di Farias, Conti si esprime in una giocata (va incontro al pallone volontariamente) e nel tentativo di colpire di testa si aiuta col braccio destro. Un errore grossolano, maldestro e falloso. Pasqua sarebbe in posizione perfetta per valutarlo, ma lascerà proseguire. Immediata l’intromissione del VAR Pairetto, che traduce il tocco in calcio di rigore.


A Maronna