Un Genoa brutto, e sempre più in crisi di risultati e gioco, è uscito sonoramente sconfitto dalla partita dell’Olimpico contro la Lazio, un match che ha visto soccombere i rossoblu di mister Andreazzoli sotto tutti i punti di vista. Così la società ha messo sul banco degli imputati l’allenatore stesso. La partita di stasera contro il Milan di mister Giampaolo sarà il crocevia per entrambi i tecnici perché anche i rossoneri sono attanagliati da problemi analoghi: scarsi risultati e gioco mediocre. Sarà una partita in cui la forza dei nervi e il carattere avranno un’ importanza fondamentale.

Uno sguardo d’insieme sul Milan.

Giampaolo, ex allenatore della Sampdoria, fa giocare la squadra con il 4-3-3 ma ancora non è riuscito a dare la sua impronta al Milan. Parliamo di un tecnico considerato da tutti un buonissimo mister, che cura tutto nei minimi particolari e che è pignolo e maniacale nel lavoro. Il Milan, secondo i dettami del suo allenatore, inizia la manovra partendo dal basso. Biglia è il primo punto di appoggio e distribuisce il gioco sugli esterni sia bassi che alti. Suso è più portato alla manovra. Leao cerca sovente l’uno contro uno. L’allenatore milanista pretende massima applicazione e massima partecipazione al lavoro settimanale e vuole che ogni movimento sia inerente al gioco di squadra. Mancando i risultati può essere venuta meno la fiducia nel gioco di Giampaolo da parte dei giocatori stessi o potrebbe essere che tali giocatori non siano adatti alle esigenze del tecnico.

L’analisi reparto per reparto. Partiamo dalla difesa.

Donnarumma, portiere della nazionale, ormai da tre anni è il titolare della squadra rossonera nonostante la giovane età. Fisicità importante, bravo in tutte le caratteristiche del ruolo, impressiona per la sua personalità, ma può e deve migliorare con il pallone tra i piedi. Calabria, Duarte, che sostituisce lo squalificato Musacchio, Romagnoli e Theo Hernandez compongono la linea a quattro. Calabria, prodotto del vivaio milanista, ara la fascia destra, ha un buon piede e si propone continuamente, deve migliorare nei movimenti difensivi, cosa molto importante per il suo allenatore. Sulla fascia opposta gioca il francese Theo Hernandez giocatore di gamba e dalle buone capacità tecniche: molto più bravo nell’offendere che a difendere, preferisce ricevere il pallone tra i piedi. Duarte e Romagnoli formeranno la coppia centrale di stasera. Duarte, alla prima partita da titolare, è un brasiliano veloce e rapido, ma rivedibile nella tecnica di base. Romagnoli, capitano della squadra, è forte di testa sempre molto concentrato e abile nell’uno contro uno.

Il centrocampo.

Biglia davanti alla difesa, con Kessie mezzala e Paquetà mezzala sinistra. Biglia, argentino ex Lazio, non sta attraversando il suo momento migliore. Ha buoni fondamentali, ma è mono-passo. Garantisce un rendimento regolare, possiede un buon tiro dalla distanza. Kessie, dotato di  forza fisica straripante e capacità di inserimento in zona gol, va disciplinato tatticamente, a volte fa interventi scomposti. Paquetà, arrivato dal Brasile nello scorso campionato, ha solo lasciato intravvedere le sue enormi qualità: molto bello a vedersi, ma molto discontinuo, in questa stagione è partito molte volte dalla panchina, anche se ha mezzi tecnici di prim’ordine.

Infine l’attacco.

Suso e Leao, i due esterni offensivi, giocano a piede invertito. Suso ha un sinistro zuccherato, offre assist e quando calcia in porta provoca spesso dolori ai portieri avversari. Lo spagnolo sfrutta molto le sovrapposizioni di Calabria e gli inserimenti di Kessie. Leao, giovane portoghese, è entrato prepotentemente nelle simpatie del popolo rossonero: veloce e dall’ottimo dribbling, ama l’uno contro uno. Sia lui sia Suso vanno sempre raddoppiati. Piatek, punta centrale, nostro ex bomber, sta attraversando un periodo di crisi. A differenza dello scorso avvio di campionato, periodo in cui trasformava in rete ogni occasione, non ha ancora fatto gol se non su rigore. È bersagliato dalla critica perché anche poco partecipe alla manovra, ma stiamo parlando di un giocatore che è una autentica sentenza dentro l’area di rigore. Potrebbe scendere in campo al suo posto il croato Rebic: forza fisica, velocità e temperamento le sue qualità migliori, anche lui però sembra poco adatto al modo di giocare di Giampaolo.

Come si comportano i rossoneri sulle palle inattive?

I corner e le punizioni laterali sono calciate da Suso o Paquetà, mentre Romagnoli, Duarte, Kessie e Piatek sono i saltatori principali. Anche Leao riempie l’area, ma non è un gran colpitore nonostante abbia statura importante. Paquetà e  soprattutto Suso calciano in modo perfido e pericoloso. In analoghe situazione a sfavore si schierano a zona, sulle punizioni dalla trequarti tengono la linea molto alta.

In conclusione?

Più o meno la stessa cosa che è successa al Milan con Giampaolo, potrebbe essere accaduta in casa rossoblu con Andreazzoli. Una cosa è certa: il Genoa, aldilà degli schemi, dei moduli e delle tattiche, deve giocare da Grifone, non da passerotto spaventato come domenica scorsa a Roma. Bisognerà mostrare coraggio, umiltà e spirito di sacrificio, valori indispensabili per il popolo rossoblu.

Articolo precedenteGenoa, Pinamonti convocato in Under 21. Doppia trasferta contro Irlanda e Armenia
Articolo successivoRassegna Stampa, interviste a Eranio e Sculli. CorSport: perché Gattuso ha detto “no” al Genoa
Mario Ponti
Sono nato a Genova il 10 gennaio 1964. Ho fatto tutto il settore giovanile nel Genoa: 3 anni di primavera, esordio in serie A in Genoa -Napoli nel 1983. Poi esperienze nel Carbonia, Omegna, Casale e Mondovì in Serie C2; poi Dilettante in squadre della provincia di Genova. Un grave infortunio al ginocchio destro mi ha condizionato per tutta la carriera. Quattro operazioni. Una volta terminato di giocare ho iniziato a fare l’allenatore, prima nelle giovanili rossoblu e successivamente per 10 stagioni sulle panchine di Arenzano (il mio paese d’origine), Cogoleto, Lagaccio, Molassana e Pegliese. Infine, la sclerosi multipla è avanzata e ho dovuto abbandonare la panchina motivo per cui ho fatto per tre anni il direttore sportivo. Ora voglio fare solo lo spettatore e il tifoso. Nel 2014 la T.O mi ha premiato come tifoso rossoblu dell’anno, cosa di cui vado molto, molto orgoglioso.