Tempo di conferenza stampa anche per Aurelio Andreazzoli, allenatore del Genoa impegnato domani sera contro il Milan in una partita dai risvolti importanti.

Parlare di tecnica, tattica e formazione non interessa. Come è stata vissuta questa settimana di tante chiacchiere, da parte sua e da parte della squadra? Nella sua testa ha capito cosa è successo dal secondo tempo di Cagliari alla gara con la Lazio?

“La settimana è stata una settimana normale, perché quando ci siamo ritrovati lunedì abbiamo tracciato una linea alle nostre spalle verso la quale non ci siamo rivolti mai. Abbiamo guardato solamente avanti, consapevoli che guardando indietro avremmo visto qualcosa che non ci sarebbe piaciuto, un brutto spettacolo per il risultato e per i comportamenti. Abbiamo tracciato una linea ben definita e abbiamo guardato avantiAbbiamo lavorato in direzione di quell’entusiasmo verso una partita importante per noi stessi, perché vogliamo rifarci di una situazione insoddisfacente, ma senza pensare al passato. Tanto, quando il latte è versato è versato. Si tratta di una parentesi che vogliamo dimenticare, e non mi piace neanche l’idea di entrare nei commenti. Mi piace pensare a quanto di buono abbiamo invece fatto in un passato, un recente passato”.

Quando arrivò disse che quasi tutti i suoi allenamenti sarebbero stati a porte aperte. Non possiamo giustificare come si allenano o meno i giocatori, ma riusciremo a vederne qualcuno?

“Il primo ad essere sofferente riguardo a questo (agli allenamenti a porte chiuse, ndr) sono io, perché mi ero espresso senza che nessuno me lo chiedesse e avrei il piacere di condividerli. Sarebbe opportuno anche per i ragazzi, perché sarebbe bello essere osservati, ma per un po’ non sarà possibile e siamo tutti dispiaciuti. Sulle statistiche? Se vuoi dare un taglio negativo, anche qui dentro, ne trovo almeno una decina, ma se voglio dare un taglio positivo ne trovo altrettanti. Se vai a pescare i 100 chilometri percorsi dalla squadra in una giornata che io ho definito schifosa, allora il taglio è quello. Io devo magari aumentare il numero delle mie ore e dei miei collaboratori passate qui dentro, pensare a lavorare per il bene della squadra e portarla lì dove deve – e ha dimostrato di poter – stare”.

Dal punto di vista tattico, affrontare la squadra di Giampaolo, spesso molto centrale nel gioco, sulle corsie può essere un’opzione? Con la Fiorentina, ad esempio, ci siete riusciti bene

“Sono cose un pochino private, non perché non si vogliano dire, ma perché fanno parte del lavoro. Lui avrà individuato le sue strategie, noi le nostre. Entrambe conteranno niente in base al taglio che cercheremo di dare alla gara, sugli aspetti predominanti: partecipazione, orgoglio, voglia di superare l’avversario e combattere. Queste sono le cose importanti, tattica e strategia vengono dopo. Chiaro che ogni squadra debba avere una linea da seguire, altrimenti diventa una squadra anarchica che dipende solamente dalle qualità di qualcuno. Tutto dipende dai fattori detti prima: sono quelli i fattori predominanti”. 

Le interessa il fatto che anche in casa Milan sia stata una settimana di chiacchiere?

“Quando sono stato chiamato per assumere questo incarico, abbiamo parlato di progettualità. Un progetto non si esprime certamente in 6 gare, così come non erano certamente un obiettivo le prime 3 gare del campionato. Credo che sia necessario, che sarebbe necessario, avere equilibrio, quello che io predico dal primo giorno in questi microfoni. Serve applicazione, molto lavoro, ma anche equilibrio per portarlo avanti, altrimenti rischi di perderlo e andare verso situazioni che portano negatività. Abbiamo invece bisogno di andare dietro a situazioni oggettive. Se poi si conta che la squadre è rivoluzionata e che non abbiamo avuto di fronte un calendario fra i migliori, allora è evidente che ti trovi a dover sostenere una situazione un po’ diversa da quella che tu stesso avresti considerato o che avresti voluto. Però io non dimentico mai quel che ho sempre detto: equilibrio, state e stiamo tranquilli. Non alziamo troppo i toni. Funziona così, io lo so bene. I risultati, so anche quello, condizionano il mio lavoro, il vostro mondo e quello esterno. Ma non il mio. Io ho ben chiaro quel che voglio fare, dove voglio arrivare e che progetto abbiamo in testa. Posso solo aumentare le ore di lavoro e metterci più impegno e cercare di fare meno confusione possibile, ma non sicuramente andare dietro agli umori del momento. Io non vado dietro a questo”.

Le condizioni di Barreca, Biraschi e Goldaniga?

“Solo Barreca non si è allenato con la squadra in settimana, che domenica si è fatto male dopo 10 minuti trascinandosi con quel problema fino all’intervallo. Biraschi e Goldaniga sono recuperati e non ci sono altri indisponibili. Lerager ha ripreso dopo due giorni, per il resto non abbiamo problemi”. 

Cosa si aspetta dai suoi giocatori domani sera?

“Dai miei ragazzi mi aspetto che riescano a infiammare il Ferraris come nelle prime due giornate giocate nel nostro stadio. Che riescano ad esprimere tutto l’entusiasmo che mi hanno dimostrato in questa settimana di allenamenti. Naturalmente dovremo fare i conti con avversari importanti, ma il nostro compito sarà di dare il via al nostro pubblico. Noi dovremo dare il via, non aspettarlo da loro”.

Al di là degli aspetti tecnici, domani quanto conterà l’aspetto di ritrovare il gusto e e la leggerezza nel gioco?

“Credo che sia un po’ nel pensiero di entrambi gli allenatori il fatto di voler trasmettere leggerezza e gusto alla squadra. Ora parliamo di me e di Giampaolo, ma l’obiettivo di tutti è quello di poter mettere la squadra nella condizione di divertirsi. Il fatto di esser sotto critica può essere anche un motivo di freno: ecco perché dalla squadra mi aspetto che mettano da parte tutto quello che è alle spalle e mettano in campo ciò che abbiamo provato in allenamento. Sorriso, entusiasmo, passione, fatica. Poi le gare sono legate a tante altre cose, perché le intenzioni sono sempre buone ma basta un episodio per indirizzarle. Domenica Strakosha ha definito la sua parata su Romero come la migliore negli anni in Serie A. Forse se non l’avesse fatta saremmo qui a parlare di un’altra partita, o magari no. Diamo troppa scienza a quel che osserviamo, forse bisognerebbe tornare alla natura di quello che facciamo, un gioco legato a situazioni a volte anche paradossali. Le situazioni però indirizzano umori, critiche e mentalità”.

In queste partite avete sempre creato tante palle gol ed è stata una costante. Come stanno i suoi attaccanti?

“Questo per esempio è un altro taglio che si può dare alle cose. Se invece dei chilometri percorsi nella gara si desse conto delle occasioni create, magari si andrebbe in una direzione diversa, che porta linfa e dà carica all’ambiente. A volte invece si preferisce puntare sulla critica, sul bla bla bla e senza andare verso l’equilibrio”.  

Schöne ha rifiatato in questa settimana: come l’ha trovato?

“Tutti a disposizione, si sono allenati bene e non faccio distinzioni. Si sono allenati con l’entusiasmo che ho visto fino a poco tempo fa. Tutto questo fa pensare bene. Sarà la gara a dire se il nostro lavoro, che sicuramente è stato soddisfacente, sia stato anche produttivo”.