Il primo derby di Cesare Prandelli da tecnico rossoblu è stata una partita che l’allenatore bresciano ha imparato a conoscere, alla distanza, interagendo col mondo rossoblu. Il 118° Derby della Lanterna arriva in un momento delicato della stagione rossoblu, quando i punti diventano pesanti per togliersi definitivamente dalle secche della classifica. Il tecnico rossoblu, per la prima volta in questa stagione avversario della Sampdoria, ha descritto la gara che si attenderà domani direttamente da Villa Rostan, raccontando anche un aneddoto che racconta perfettamente di questa gara e delle emozioni che porti con sé.

Sulla partita che si aspetta:

“È la partita cui tutti vorrebbero partecipare, dove provi sensazioni e momenti forti. Ci sono tanti rischi, ovviamente, ma sei consapevole di essere protagonista di una gara molto sentita. Sono felice di poter provare questa emozione. Viviamo per questo, questo è il nostro lavoro. Siamo pronti. Da fuori avverto questo derby molto particolare come il derby d’Italia: c’è molto contrasto, ma anche molta familiarità. Ho trovato famiglie dove mogli, mariti, padri e figli sono in contrasto dal punto di vista sportivo, ma gli affetti restano gli stessi. Questo è il derby d’Italia perché vogliamo dimostrare a tutti che si può essere nemici professionalmente, ma essere amici in tanti altri ideali”.

“Sarà una partita nella partita, non puoi pensare di prepararla in un solo modo e pensare solamente che quello sia il binario giusto. Spero soprattutto di non restare nuovamente in dieci. La Sampdoria ha obiettivi diversi dai nostri, ha mesi e anni di lavoro con un’idea precisa e chiara. Dovremo avere la forza di contrastare queste loro idee di gioco, attaccando spesso e volentieri la linea difensiva. Come ho trovato la squadra? Abbiamo cercato di mantenere il nostro modo di fare, ma inevitabilmente il pensiero va lì, alla partita  Quando mangiamo, quando stiamo in spogliatoio, il pensiero va là”.

“Le prestazioni ti possono fare capire che puoi fare calcio e risultato anche contro le grandissime squadre, come la Sampdoria. Non dobbiamo pensare alla classifica, ma a fare una grande prestazione”.

Su questa partita sentitissima che si gioca finalmente nella più tradizionale delle domeniche alle ore 15:

“Questa partita la si poteva giocare a qualsiasi ora: mezzogiorno, l’una, dieci di notte. Il problema non è l’orario. Fa comunque un po’ effetto, essendo ormai abituati a venerdì, sabato e domenica. Tornare a giocare alle 15 era l’orario classico a cui eravamo abituati noi “vecchi” del calcio”.

Sulla formazione:

“In settimana non ho fatto capire nemmeno ai giocatori la formazione che avrei idea di schierare. Proverò, cambierò e deciderò all’ultimo momento. Tutti sono pronti, poi chi ha più esperienza ovviamente può dare un contributo importante in queste partite. Chiunque scenderà in campo lo farà per fare una grande partita”. 

Sul ritrovare Giampaolo da avversario, ancora una volta in un derby:

“Lui è sempre stato un allenatore capace di modellare le squadre, trasformare le proprie idee in un sistema di gioco. Un maestro di calcio, di cui ho grande rispetto, anche come persona. Lo abbraccerò, lo saluterò, ma non farò una partita nella partita perché non faccio mai la gara col mio collega. Sicuramente vedremo due squadre che cercheranno di mettere in campo le idee degli allenatori”.

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Su come la squadra ha avvertito il peso della sfida in settimana:

“Abbiamo voluto fare una cena tutti assieme nella nostra casa, nella nostra storia. Per i nuovi soprattutto è stata un’esperienza positiva. La cosa più strana accaduta in settimana è stata questa. Ho incontrato un signore mentre stavo parcheggiando, mi ha rincorso dicendomi: “sa che è un derby domenica per noi?”. Gli ho risposto di “sì”. E lui mi ha detto: “ho una bimba di sei anni che amo follemente, ma per un giorno vorrei amare solamente la mia squadra”. Mi sono commosso. Si parla di una roba fuori da ogni immaginario: mettere sullo stesso piano gli affetti di una figlia e quelli per la propria squadra del cuore è una cosa straordinaria”.

Sul Ferraris e l’impatto che può avere in una gara come il derby:

“Può influire molto, ma i pronostici nessuno può farli. Quello che si può dire che è che sarà gara combattuta, durante la quale si dovrà essere determinati. Il Ferraris è uno stadio che ti può dare e togliere, ma quando sei difficoltà devi tirare fuori gli attributi”.

Sulla gara di Napoli e il ripetere un pressing alto contro la Sampdoria, che imposta spesso dal basso:

“Nella conferenza pre-gara non puoi entrare nei dettagli su come vuoi mettere in difficoltà l’avversaria. Troveremo una squadra che sa palleggiare, che sa gestire le situazioni di gioco perché da mesi e anni lavorano insieme. Questa è la verità. Noi stiamo ricercando il nostro equilibrio. La considerazione è comunque giusta: attuare un pressing alto e collettivo si può attuare, ma dobbiamo capire i momenti in cui farlo. L’unica ricetta che conosco è che i giocatori, una volta scesi in campo, devono sapere cosa fare e cosa non fare. Allora puoi sopportare ogni genere di pressione, perché da solo non puoi farcela”. 

Sul giocatore che toglierebbe alla Sampdoria:

“Quagliarella, che è la dimostrazione che se mantieni la motivazione, la voglia di lavorare, le qualità non le perdi. Anzi, con l’esperienza guadagni l’importanza di intuire prima certe situazioni, portando la squadra dove vuoi portarla con personalità. Se l’avrei convocato da ct? L’ha fatto Mancini, in maniera perfetta, e secondo me non è stato un premio. Giocatori che hanno continuità di rendimento sono certamente presi in considerazione per la Nazionale”.


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