Il calcio femminile gode, giustamente, di una visibilità sempre maggiore. In chiave italiana ciò sta avvenendo da quando le Azzurre, allenate da Milena Bartolini, hanno conquistato l’accesso ai Mondiali in programma in Francia dal 7 giugno al 7 luglio sfoderando una prestazione maiuscola contro il Portogallo al “Franchi”. Un Mondiale che mancava da vent’anni, da USA 1999, la competizione che detiene ancora il record di spettatori per un evento di calcio femminile, ovvero sia la finale giocata al “Rose Bowl” di Pasadena (90.185 spettatori). In chiave mondiale, però, il calcio femminile dilaga da più tempo e porta in superficie storie come quella che ha visto la mamma di Jorginho, Maria Teresa Freitas, ex trequartista, avere impartito al figlio le prime, essenziali lezioni di tecnica calcistica. Un trapasso di calcio da una madre al figlio. Ma storie recenti e simili, di un calcio impartito da papà a figlia, le abbiamo in casa: basti pensare ad Alessandro Del Piero e la figlia Dorotea, che scala le gerarchie sui campi da calcio di Los Angeles.

In un periodo inasprito da nuove polemiche sulle frasi sessiste pronunciate da un telecronista di un’emittente campana, che definiva “uno schifo” la presenza di un guardalinee donna ad arbitrare la sfida tra Sant’Agnello e Agropoli, emergono nuovi palcoscenici dove il calcio femminile, ancora, non si era esibito. Come lo Juventus Stadium, riempito a festa da 40mila tifosi per la sfida di alta classifica tra Juventus e Fiorentina, vinta per 1-0 dalle padrone di casa grazie alla rete della Pedersen, che ha già il soprannome di “Sandokan”. Avete idea di quanti video abbiano spopolato sui social network e su YouTube dopo questo evento? Moltissimi sono i video da cui trapela che l’evento è stato avvertito come una festa, goduto fra mille emozioni, traverse, infortuni, soprannomi “da battaglia” dati alle calciatrici. Come siamo abituati a sentirci raccontare dai giornali e dalle telecronache che interessano il calcio maschile.

La partita di domenica scorsa, come recita il sito FIGC, “sarà ricordata come la partita dei record” non solo “dopo aver fatto segnare il primato di presenze allo stadio“, ma anche perché è stato seguito in televisione da 342.628 spettatori medi, con il 2,68% di share e 1 milione e 33mila spettatori unici. Interesse e passione, conditi dalla rivalità calcistica che persiste tra Juventus e Firenze, hanno segnato un nuovo record. Un nuovo punto di partenza. 

Non dimentichiamoci che il mondo del calcio femminile è in crescita, ha dato vita per la prima volta alla Viareggio Cup femminile, ma ancora può svilupparsi nei numeri e nella sua diffusione mediatica. L’ultimo report sul calcio in Italia, riferito al 2018, parlava di quasi 24mila tesserate (e circa 1600 arbitri donne, ndr). Di queste 24mila tesserate, oltre 14mila risultavano calciatrici attive in ambito professionistico e dilettantistico e circa 9700 attive nel settore giovanile e scolastico. L’incidenza, tra le giovani aspiranti calciatrici, rimane comunque molto bassa: tra lo 0,2% e lo 0,4% all’interno delle fasce di popolazione tra 5 e 16 anni. Sentore che molto ancora si può fare, in chiave regionale prima ancora che nazionale.  Queste fasce d’età sono quelle su cui hanno iniziato a puntare, molto spesso a chilometro zero, diverse società di calcio. Non in ultimo il Genoa che questa settimana, per la seconda stagione di fila, potrebbe centrare le finali nazionali con l’Under 17 e la vittoria del campionato con l’Under 15. Genoa che stabilmente, da ormai un biennio, porta in Nazionale azzurra diverse sue calciatrici.

Del calcio femminile stupiscono alcuni aspetti. I numeri sono quelli che vi abbiamo raccontato, ma la realtà è un’altra. Anche se qualcuno non ci crederà ancora, il calcio giocato dalle donne, oltre a godere di un fair play più genuino, regala le stesse, identiche emozioni del calcio maschile. Il gioco è lo stesso, con le sue regole e il suo cinismo, così come l’intensità e la combattività non sono diverse. La vera differenza è la sensibilità con la quale si vivono queste gare, con momenti di pausa davvero unici. Ha colpito, nella sfida dello Stadium, la pausa che le calciatrici si sono prese di comune accordo per dare modo a una loro collega di raccogliere meglio i capelli con un elastico. Nel calcio maschile, dove ogni secondo perso è speculazione e polemica, neppure una scarpa da allacciare è ben accetta. Sono differenze che devono fare riflettere per traghettare il mondo del calcio verso un nuovo romanticismo.

IL REPORT SUL CALCIO IN ITALIA 2018 ReportCalcio-2018