Oltre centomila spettatori in meno rispetto al modello Inghilterra e giornata in linea coi numeri che sono stati di moltissime giornate “tipo” di questa stagione di Serie A. Stiamo parlando delle prime disamine, a distanza di una settimana, rispetto all’introduzione del Boxing Day nel campionato italiano. Di certo non un successone, diciamocelo, e non soltanto per quello che è accaduto fuori dal campo con la morte dell’ultrà del Varese e intorno al rettangolo verde coi “buu” razzisti all’indirizzo di Koulibaly. Tematiche, queste ultime, che continuano ad affollare di dichiarazioni il panorama internazionale, come accaduto ieri col presidente FIFA Gianni Infantino (“la violenza va combattuta con leggi dure, io non riesco a capire come si possa andare a vedere una partita per distruggere e far casino“).

Il perché la Serie A non possa e non debba sorridere è sotto gli occhi di tutti. Gli stadi italiani, pur con intere famiglie a casa, non hanno attratto così tanto. Hanno vinto il senso di famiglia e, forse pure un po’ controvoglia, la visione della partita in televisione. Vorremmo raccontarvi anche i numeri degli ascolti televisivi, quantomeno dirvi se fosse stato replicato lo share dell’anno passato oppure avesse prevalso il menefreghismo. Tuttavia da questa stagione, senza esattamente conoscerne il motivo, la Lega Serie A non produce più questi dati di giornata in giornata.

Ad ogni modo, che negli stadi non sia stata una giornata da tutto esaurito lo dicono i numeri. Numeri che ci raccontano come nel giorno del Boxing Day si sia registrata una media spettatori complessiva di 25.405 persone. Si tratta della settima giornata di campionato su diciannove per affluenza negli stadi italiani, ma cadendo nel giorno del più contenuto tra gli spezzatini televisivi, è da considerarsi l’ennesima occasione perduta.

Il Liverpool è una delle società inglesi a proporre prezzi più popolari ai suoi tifosi per accedere ad Anfield Road. Si parla, in alcuni settori e in alcune gare dell’anno, di nove sterline a biglietto. L’equivalente di 9 euro e 95 centesimi

Giusto evidenziare come ogni città e ogni struttura sportiva siano differenti tra loro, qualcuna più facilmente raggiungibile di altre. Qualcun’altra, senza dubbio, più economica nel prezzo dei biglietti d’accesso rispetto ad altre. E altrettanto giusto è sottolineare quanto il programma, la classifica, lo scontro diretto fra rivali cittadine possano aiutare nel creare giornate di alta affluenza allo stadio. Ma non servono alibi al calcio italiano, dal momento che nonostante un lento sviluppo e un graduale tentativo di modernizzarsi, la Serie A resta ancorata in maniera imperitura a medie spettatori distanti anni luce da quelle di “mamma” Premier League. Quella a cui tutti si ispirano e che mai nessuno raggiunge.

La culla del calcio mondiale ha riversato negli stadi quasi 360mila spettatori nel giorno di Santo Stefano e delle prime quattro sfide su dieci trasmesse in esclusiva soltanto su Amazon Prime TV, il cui abbonamento mensile è di circa undici euro, ma senza costi aggiuntivi per il pacchetto calcio. In nove stadi su dieci si è respirata aria di sold-out, lasciando invenduti al massimo un migliaio di biglietti, ed è stata la sola gara fra Tottenham e Bournemouth a lasciare intravedere più di qualche seggiolino vuoto. Ma il capitolo Tottenham, va detto, è molto particolare: la squadra di Pochettino gioca da inizio stagione a Wembley (capienza di 90mila persone, ndr) in attesa che White Hart Lane, stadio in rifacimento, torni a diventare – con qualche mese di ritardo rispetto alle attese – la casa degli Spurs. E nonostante siano montate le proteste dei tifosi per i prezzi da capogiro per sottoscrivere un abbonamento stagionale nel nuovo gioiello architettonico (si parla di prezzi sino a 2200 euro!), si ha la sensazione che la girandola di servizi che il nuovo stadio offrirà, da 86 metri quadrati di bar con soli prodotti inglesi ad una fabbrica di birra e alcune bakery house annesse, saranno fortemente attrattivi.

Nella foto, una ricostruzione del nuovo White Hart Lane. Ospiterà più di 60mila tifosi, la prima birreria annessa a uno stadio inglese e il primo tunnel trasparente dove poter vedere i propri beniamini accedere in campo dagli spogliatoi

La Serie A, che proclama da anni il cambiamento senza mai svoltare per davvero queste prospettive non le ha, ed è anche per questo che la Juventus resta da anni l’unico paradiso felice e vincente del Paese. In linea col quadro generale c’è il Boxing Day, che ha portato allo stadio 254mila spettatori. Oltre centomila in meno rispetto alla Premier League. Ma a ben vedere le avvisaglie di una tempesta arrivavano già dal weekend precedente, all’antivigilia di Natale. La 17esima giornata, infatti, ha registrato una media di 24.577 spettatori per stadio. L’anno scorso erano stati 26.462 e ciò segnala un decremento che supera addirittura il 7%. In altre parole, su cento spettatori che l’anno scorso erano andati allo stadio prima di fare compere natalizie, questa volta 7 hanno preferito disertare. E magari fare gli ultimi regali proprio durante la partita della squadra del cuore.

Sono numeri allo sbaraglio, s’intende, e arrivano nel giorno che apre i battenti al calciomercato, ma sono comunque numeri che preoccupano. Salgono, scendono e mai si stabilizzano, segnalando il ristagno di questa Serie A. Che denuncia tempestivamente violenza e razzismo, condanna con tutte le ragioni del mondo la morte per una partita di calcio, ma sostanzialmente questa polverosa distanza dal pubblico e dalle sue esigenze finisce sempre per gettarla sotto il tappeto. Così ci si ritrova nuovamente, alle porte del 2019, con un campionato che senza investimenti nelle strutture (pensate si potessero fare i regali in tutta Italia comprando in qualche negozio annesso allo stadio!) e senza politiche mirate per offrire uno spettacolo sportivo allettante, continuerà a fare affidamento principalmente sui diritti televisivi. Con buona pace delle tanto sbandierate politiche di fidelizzazione del tifo stesso.

A questo punto poco interesserà di quell’unico, risicato incremento di giornata (+2%) registrato al diciannovesimo turno, quello che precedeva il Capodanno, dove si è passati da una media di 25.503 tifosi (2017/18) ad una di 26.011. Quello resta, lo si porta a casa come quarto turno per presenze negli stadi, ma c’è il fortissimo rischio che rappresenterà l’ennesima piattaforma di partenza da cui, però, non si ripartirà mai.


 

MEDIA SPETTATORI SERIE A 2018/2019 (giornata per giornata)

  • 1° GIORNATA: 22.807
  • 2° GIORNATA: 25.999*
  • 3° GIORNATA: 24.176
  • 4° GIORNATA: 25.272
  • 5° GIORNATA: 22.865
  • 6° GIORNATA: 25.649
  • 7° GIORNATA: 26.406 (giornata col derby di Roma)
  • 8° GIORNATA: 23.042
  • 9° GIORNATA: 29.443 (giornata col derby di Milano)
  • 10° GIORNATA: 23.030
  • 11° GIORNATA: 28.608
  • 12° GIORNATA: 23.224
  • 13° GIORNATA: 30.295 (giornata col derby di Genova)
  • 14° GIORNATA: 23.351
  • 15° GIORNATA: 24.143
  • 16° GIORNATA: 23.960 (giornata col derby di Torino)
  • 17° GIORNATA: 24.577
  • 18° GIORNATA: 25.405
  • 19° GIORNATA: 26.011

*media più alta perché Frosinone-Bologna si giocava in campo neutro al “Grande Torino”

I DATI SULL’AFFLUENZA NELLA GIORNATA PRE-NATALIZIA (22/23 dicembre)

 

I DATI SULL’AFFLUENZA NEL BOXING DAY (26 dicembre)

I DATI SULL’AFFLUENZA NELLA GIORNATA PRE-CAPODANNO (29 dicembre)


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