Se il Ministro degli Interni Matteo Salvini ha affermato attraverso i social, con una certa chiarezza, che non guarderà la finale di Supercoppa italiana, seppur tifoso del Milan, a causa delle notizie che, trapelate dopo il comunicato della Lega Serie A che vendeva biglietti per “uomini soli”. e “famiglie”, le righe tutt’altro che al miele diffuse dalla Lega Serie A hanno fatto sollevare un enorme polverone. La questione? Da ieri, dopo il tanto sbandierato boom di vendita dei biglietti per la finale di Jeddah in programma il prossimo 16 gennaio, si è scoperto che le donne saranno impossibilitate a recarsi all’evento sportivo da sole, per un discorso di natura culturale. Da una qualche meta montana, questa mattina Salvini ha fatto sapere che non ci sta, mentre la Lega Serie A a sua volta non vuole prestare il fianco ed essere messa in mezzo nella questione, soprattutto di fronte alle accuse di un “calcio servo del business, dei milioni, delle televisioni e degli affari“. Da qui nasce la risposta, a firma del presidente Micciché, arrivata mediante comunicato stampa. 

UN PASSAGGIO SVELA DIVIETO PER LE DONNE DI ACCEDERE SOLE ALLO STADIO

LE PAROLE DI MATTEO SALVINI – “Che la Supercoppa italiana si giochi in un paese islamico dove le donne non possono andare allo stadio se non accompagnate dagli uomini, è una schifezza. E io quella partita non la guardo. Il calcio servo del business, dei milioni, delle televisioni e degli affari va a giocare la finale di Supercoppa Italiana in un paese islamico dove le donne non vanno allo stadio se non accompagnate per manina dall’uomo. Un futuro simile in Italia per le nostre figlie non lo voglio. Al vostro paese fate quello che volete, in Italia no”. 

IL COMUNICATO STAMPA DELLA LEGA SERIE A –  “Cari tifosi ed appassionati del calcio italiano, credo sia doveroso fare il punto sulla decisione della Lega Serie A, e di tutti i Club associati, di disputare la prossima Supercoppa italiana il 16 gennaio a Jeddah. Questo trofeo, fin dal 1993 nella sua prima edizione all’estero, è stato il biglietto da visita per esportare e promuovere il calcio italiano nel mondo. Abbiamo giocato questa competizione due volte negli Stati Uniti, quattro volte in Cina, così come in Qatar e in Libia. La scelta di portare il calcio in aree che differiscono per cultura e per tipologie di governo non è una decisione solo italiana, ma ha altri esempi internazionali poichè lo sport ha sempre più bisogno di platee globali per crescere. Il caso Khashoggi, avvenuto lo scorso ottobre, dunque mesi dopo la definizione dell’accordo, ha posto la scelta dell’Arabia Saudita sotto i riflettori e doverosamente la Lega Serie A si è interrogata su cosa fosse giusto fare. Il calcio fa parte del sistema culturale ed economico italiano e non può avere logiche, soprattutto nelle relazioni internazionali, diverse da quelle del Paese a cui appartiene. L’Arabia Saudita è il maggior partner commerciale italiano nell’area mediorientale grazie a decine di importanti aziende italiane che esportano e operano in loco, con nostri connazionali che lavorano in Arabia e nessuno di tali rapporti è stato interrotto. Il sistema calcio non può assurgere ad autorità sui temi di politica internazionale, né può fare scelte che non rispettino il sistema Paese. Al contrario, è un fondamentale supporto alla promozione del made in Italy e dei suoi valori.  Il calcio non fa politica, ma ha un ruolo sociale, in questo caso di veicolo di unione e comunanza tra popoli che non ha uguali in nessun altro settore. In poche ore di prevendita la Supercoppa a Jeddah ha registrato il sold out, un evento di una portata internazionale atteso con grande entusiasmo dai tifosi locali. 

Con il benestare di Fifa, Uefa e Confederazione asiatica stiamo andando a disputare una gara di calcio ufficiale in un Paese con proprie leggi sedimentate da anni, dove tradizioni locali impongono vincoli che non possono essere cambiati dal giorno alla notte. Sono ottimista per definizione, e guardo con fiducia al futuro e ai passi già fatti. La volontà in tal senso degli organizzatori locali ci è parsa subito netta, in Arabia Saudita nelle scorse settimane sono stati organizzati una serie di eventi sportivi per aprirsi gradualmente al mondo. L’Arabia Saudita da molto tempo non concedeva visti turistici: il calcio ha sorpassato anche questi vincoli, e chi vorrà potrà venire dall’estero a vedere il match grazie a un permesso legato al biglietto della partita. Ogni cambiamento richiede tempo, pazienza e volontà di confronto con mondi distanti. Fino allo scorso anno le donne non potevano assistere ad alcun evento sportivo, da pochi mesi hanno accesso ad ampi settori dello stadio, che hanno iniziato a frequentare con entusiasmo, e noi stiamo lavorando per far sì che nelle prossime edizioni che giocheremo in quel Paese possano accedere in tutti i posti dello stadio. E voglio precisare che le donne potranno entrare da sole alla partita senza nessun accompagnatore uomo, come scritto erroneamente da chi vuole strumentalizzare il tema: la nostra Supercoppa sarà ricordata dalla storia come la prima competizione ufficiale internazionale a cui le donne saudite potranno assistere dal vivo”. 


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