Se le polemiche sembravano essersi assopite nel corso del 18esimo turno, le tre settimane di pausa che accompagneranno la Serie A non saranno intervallate solamente dal vociare sul calciomercato. Il VAR esce malconcio da questo diciannovesimo turno, con almeno una decina di episodi su cinque campi differenti che hanno fatto storcere il naso. Partiamo da Genoa-Fiorentina.

GENOA-FIORENTINA

Mai fidarsi dei fermo immagine. Lo dico facendo mea culpa, nel senso che nel marasma della gara, interrogato nel post partita a caldo, il tocco di Veloso mi era parso più da rigore che da non rigore. In realtà, a rivedere con calma la dinamica questa mattina, ho trovato più di un’attenuante. La Gazzetta dello Sport ha definito “molto discutibile” la scelta di Massa di non assegnare il penalty nonostante il richiamo al VAR da parte di Giacomelli. Il Corriere, invece, ha spiegato che il rigore non c’era pur non essendo mai troppo convinto di questa presa di posizione. Mai troppo convinto soprattutto per quel braccio sinistro largo, ad aumentare il volume del corpo, che Miguel Veloso palesa in area di rigore.

Probabilmente è la distanza ravvicinata ad impedire al portoghese di adottare il posizionamento con le braccia dietro la schiena che spesso scagiona ogni difensore dalle accuse di tocco di mano. Questo particolare deve ravvisarlo anche Massa. Ma al di là di questo, sul tiro di Chiesa c’è una evidente deviazione di punta col piede sinistro da parte dello stesso Veloso che farà sbattere il pallone sul braccio. Sulla non volontarietà del tocco non ci sono dubbi, tanto che non si ricordano proteste veementi da parte dei giocatori viola, che si sarebbero invece scaldati (e Pioli espulso) dopo essersi resi conto a loro volta dell’accaduto. Nel marasma di tutte le decisioni prese ieri e nelle giornate precedenti, un rigore che effettivamente può non essere assegnato.

Ma al Ferraris dovrebbe esserci dell’altro da evidenziare. Come il giallo difficilmente compreso a Piatek al 74esimo. L’attaccante inciampa nel controllare il pallone, Pezzella riesce a recuperargli quei pochi metri che gli permettono di mettere il corpo davanti e farsi contrastare, guadagnando un fallo di mestiere. Il fallo c’è, è lievissimo e termina con lo scarpino sinistro di Piatek che, nello slancio, tocca la schiena del capitano viola, che resta a terra toccandosi il fondoschiena. Massa mostra a Piatek il giallo e gli mima una serie di interventi precedenti che, sommati, hanno portato a quella decisione. Decisione pesante perché condanna Piatek a saltare un turno per squalifica.

Ammonizione generosa così come lo sarebbe stato un calcio di punizione su tocco di braccio di Biraghi al 93esimo su cross di Romulo dalla destra. Braccio aderente al corpo, non largo, forse un po’ imprudentemente non nascosto dietro la schiena. Nel saltare, il difensore viola tocca e devia il pallone di gomito. La parte più difficile da comprendere se il tocco avvenga sulla linea dell’area di rigore oppure poco fuori (sicuramente non dentro).


JUVENTUS-SAMPDORIA 

Il rigore assegnato da Valeri (dopo la chiamata del VAR Maresca) alla Sampdoria per fallo di mano di Emre Can è il primo episodio che fa sorridere ironicamente Allegri allo Stadium. Il rigore, secondo quello che è il metro di giudizio dell’ultimo periodo che sembra farsi beffe del discrimine tra volontarietà o non volontarietà, è giusto perché il movimento del braccio sinistro di Emre Can è tutt’altro che naturale.

Nel secondo tempo, invece, è un Valeri meno accorto e più scrupoloso quello che assegna rigore anche alla Juventus per un altro tocco di mano, questa volta del blucerchiato Ferrari. Maresca, analogamente, richiama il direttore di gara al monitor perché ravvisa che ci siano gli estremi perché il rigore venga tolto: il braccio di Ferrari è effettivamente attaccato al corpo, non ci sono posizioni differenti dove potrebbe essere e, dal momento che sparire non può, è l’unico modo che il difensore ha per ostacolare la conclusione verso la porta di Audero. Va detto che il pallone sbuca tra molte maglie, che Ferrari sembra vederlo solamente all’ultimo e che la visuale di Valeri era ostruita e che, a maggior ragione, un intervento del VAR era legittimo.

Ad inasprire ancor di più gli animi la decisione, nel recupero del secondo tempo, di annullare la rete del pareggio alla Sampdoria con Saponara per una posizione irregolare dello stesso calciatore blucerchiato ad inizio azione. Valeri valuta quella di Alex Sandro, contrastato da Defrel, una giocata e infatti, sia lui che il guardalinee, sentenziano che il gol è regolare. Interviene però Maresca, che invita l’arbitro ad una on field review che ribalterà la decisione. Restano dubbi, se non altro perché è il terzo episodio in meno di due settimane in cui si va a cercare il nocciolo della questione sino ad inizio azione, pur di togliere ogni dubbio sulla regolarità o meno di una decisione arbitrale. Moltissime le polemiche nel dopogara, con Giampaolo che parlerà di una gara “moralmente pareggiata”.


UDINESE-CAGLIARI

Non bene la prestazione di Mariani, tra un paio di giorni promosso internazionale. Non lo aiuta neppure Pairetto (VAR) quando espelle Ceppitelli per un contatto da ultimo uomo su Pussetto. L’azione, seguita da Lasagna, finisce col gol del centravanti friulano, ma l’arbitro annulla perché non applica il vantaggio. Oltre al fatto che un vantaggio sembrava lecito concederlo (e quindi anche il gol), sembra particolarmente generosa l’assegnazione del fallo a favore dell’Udinese. Il braccio di Ceppitelli poggia sulla schiena di Pussetto, che a velocità di gioco cade con troppa leggerezza. Mariani non offre però la migliore delle prestazioni, come dimostra anche l’espulsione di Mandragora che arriverà solamente tramite il VAR. Mariani non solo non la ravvisa a velocità di gioco, ma cade in errore perché sta voltando le spalle all’azione. Non pago, il direttore di gara della sezione di Aprilia sembra mancare di concedere un rigore all’Udinese per trattenuta di Cerri su Stryger Larsen nel finale di gara. Non assistito da Pairetto in questa circostanza.


LAZIO-TORINO

Le polemiche non finiscono senz’altro qui e proseguono all’Olimpico, dove più bersagliata del Torino c’è la Lazio. A fine primo tempo manca l’espulsione per Izzo: Irrati sbaglia a non doppiare l’ammonizione per l’ex difensore rossoblu e non è assistito nella dinamica neppure dal VAR (Orsato). Ancora, al 72esimo manca un rigore alla Lazio per contatto di Meitè su Acerbi all’interno dell’area di rigore. Neppure in questa occasione interviene il VAR, che dovrebbe invece ravvisare un chiare ed evidente errore visto che il centrocampista granata non prende mai il pallone, sbilancia con vigoria Acerbi e gli impedisce di concludere a rete o ribadire in area di rigore. Nel finale espulsi correttamente Marusic e Meitè, ma anche in questo caso a due scelte corrette ne segue una terza non del tutto compresa: quella di non espellere anche Lucas Leiva, la cui entrata su Iago Falque è negligente, pericolosa e diretta conseguenza di un finale particolarmente nervoso. Il pallone viene solamente sfiorato.


CHIEVO-FROSINONE

C’è anche del positivo nella giornata VAR, come la doppia ammonizione, in un minuto, di Capuano del Frosinone. Il giocatore ciociaro, al 57esimo, compie un fallo su Birsa a centrocampo, ma Rocchi concede il vantaggio e l’azione prosegue sino al limite dell’area, là dove lo stesso Capuano atterra De Paoli. Qui il vantaggio non è più applicabile e Rocchi ferma il gioco espellendo il giocatore del Frosinone. Non si tratta di un rosso diretto, ma della somma di ammonizioni tra il fallo precedente su Birsa e quest’ultimo, distanti trenta secondi l’uno dall’altro. Scelta giusta e corretta, in linea con l’annullamento del gol a Sergio Pellissier per fuorigioco di Radovanovic.


Piatek ammonito, era diffidato: salterà Genoa-Milan