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Mancano 90′ minuti al primo esame complessivo del VAR, la video tecnologia applicata al calcio sub iudice da parte di altri due arbitri aggiuntivi che durante tutta la stagione abbiamo imparato a conoscere. Da questo 37esimo turno questi due arbitri, assieme coi direttori di gara in campo, non escono totalmente “puliti” a causa di alcune sviste piuttosto clamorose.

BENEVENTO-GENOA – Come sia possibile non aver rivisto al VAR il tocco da dietro di Gyamfi su Lapadula al minuto 71′ (tocco che visto e rivisto su schermi di qualsiasi dimensione appare sempre come da netto calcio di rigore) è davvero inspiegabile. Chiffi sarebbe perfettamente in posizione, con la visuale libera, ben posizionato all’interno della lunetta dell’area di rigore: non ravvisa alcuno tocco del neo entrato Gyamfi sul centravanti rossoblu, che viene invece ostacolato prima di andare al tiro col sinistro. La situazione è simile a quella di Torino-Spal, col tocco di Moretti su Felipe a fine gara: la tendenza del VAR in entrambe le occasioni è stata quella di preservare la verità del campo, parafrasando un concetto caro al designatore Rizzoli.

 

Qualcuno ha pure ravvisato una caduta troppo accentuata da parte del centravanti rossoblu: nel caso farebbe solo parte del mestiere. Quel che piuttosto salta agli occhi è che un tocco e un incrocio di gambe e braccia ci sono e che il VAR, Maresca di Napoli, avrebbe dovuto richiamare il fischietto padovano portandolo a revisionare il tutto davanti al mini schermo. Ma la realtà è ancora un’altra: ancora non si è infatti capito bene in 37 giornate come annullare il cortocircuito dell’interpretazione arbitrale, così importante ma pure così scomoda per appellarsi al VAR. Perché se intesa come soggettiva – e non potrebbe essere altrimenti parlando di “interpretazione” – in qualche modo porta a preservare l’azione del direttore di gara in tempo reale, talvolta privando di giustizia le squadre coinvolte. Al “Vigorito” è successo ancora una volta al Genoa, dopo il fallo da rigore non accordato a Lapadula in Genoa-Fiorentina, sempre nel secondo tempo e nei minuti finali di una partita già ricca di polemiche e scomode contingenze.

BOLOGNA-CHIEVO – Decisamente fuori da ogni logica l’interpretazione di Pairetto di Nichelino al “Dall’Ara” quando al 10′ di gioco non punisce col rigore il fallo da tergo di Tomovic su Verdi. L’arbitro piemontese ha l’intero campo visivo libero per vedere l’episodio e giudicarlo, pochi passi al di fuori dell’area di rigore. Il VAR Pasqua, in un silent check tanto richiesto quanto breve, decide di confermare la scelta del direttore di gara. La cattiva sorte per il Bologna ci vede bene, ma si distrae un attimo sugli sviluppi dell’angolo decretato dopo l’intervento di Tomovic, quando un fallo di mano di Hetemaj, gettatosi in scivolata per difendere la propria porta
su tiro di Masina, porta al penalty realizzato da Verdi. Attenzione però perché se Pairetto non vede il fallo e fa proseguire, come accaduto, allora non c’è neppure il calcio d’angolo perché appare evidente che l’ultimo tocco è del numero 9 felsineo, che spinge sul fondo il pallone colpendolo fra coscia e ventre dopo essere stato sbilanciato dal fallo da dietro. Se il risultato finale non avesse sorriso al Chievo, ci sarebbero state senz’altro grosse polemiche su questo doppio episodio.

TORINO-SPAL – L’episodio è nel finale ed è già stato accennato poco sopra: si tratta del fallo in area di Moretti, già ammonito, su Felipe. Il contatto fra la gamba destra del difensore granata e l’avversario si verifica in una dinamica che un fermo immagine come quello seguente potrebbe presentare come violenta e scomposta, ma in realtà particolarmente difficile da valutare a velocità di gioco. Senza dubbio avrebbe potuto aiutare un intervento del VAR Damato, che come nel caso di Benevento-Genoa ha voluto preservare la verità di campo senza intervenire e ravvisare un chiaro errore dell’arbitro Mariani. Il contatto fra una gamba e l’altra però c’è e configura una scelta sbagliata che potrebbe pesare nell’economia della classifica dell’ultima giornata in chiave salvezza.

SAMPDORIA-NAPOLIPur nell’ambito di una conduzione di gara difficile e resa ancor più complessa dai cori provenienti dalla curve del “Ferraris” blucerchiato, Gavillucci continua ad avere un rapporto conflittuale col VAR. Non lo aiutano neppure i frame che le telecamere dello stadio genovese mettono a disposizione, in più di un’occasione di pochissimo aiuto nel dirimere nodi di carattere arbitrale (ricordate il gol annullato a Rigoni contro il Milan su punizione di Hiljemark sotto la Nord?). L’episodio in questione avviene dopo 5′ di gioco ed è un contrasto aereo fra Andersen ed Albiol che spedisce il pallone sul petto di Mertens, poi bravo a segnare. La rete viene annullata per fuorigioco: un fuorigioco nettissimo se l’ultimo tocco fosse davvero di Albiol, diversamente ininfluente se la spizzata risultasse del difensore blucerchiato, come il maggior numero di inquadrature sembrerebbero spiegare. Decisione difficile da prendere che porta il fischietto di Latina a perdere diversi minuti per confrontarsi col VAR (Massa) e, alla fine, non convalidare la marcatura. Dubbi e polemiche dissolti al triplice fischio quando lo scudetto ritornava ufficialmente per la settima stagione di fila sotto la Mole.

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