A volte si dice, un po’ troppo superficialmente, che il calcio non è cultura. In molti casi non fa nulla per smentire questa tesi, ma in moltissime altre occasioni non è affatto così: bastava esserci ieri, sabato 9 dicembre, presso i locali del Genoa Museum and Store, per assistere alla celebrazione di un archivio musicale e di un repertorio musicale sul Genoa che  va da Mario Cappello, autore di “Semmo do Zena“, primo inno rossoblu scritto nel 1931, per arrivare fino a tempi e sonorità più recenti, come la rivisitazione di “My Way” di Frank Sinatra da parte di Piero Parodi, compositore, musicista, cantante che rientra fra i principali esponenti della nuova canzone genovese. Un “My Way” tradotto in genoano mentre passano sullo sfondo le immagini di Frank Sinatra che, dopo il primo incontro con Giorgio Calabrese a Nashville, farà tappa fissa da Zeffirino.

Questo disco ha una storia abbastanza lunga e faticosa – spiegherà Piero Campodonico – e nasce da un incontro di Giorgio Calabrese con Sinatra. Incontro documentato: avvenne a Nashville. Sinatra gli chiese se era davvero genovese e gli spiegò in confidenza che aveva due amori: Genova e il Genoa. Così è nata l’idea di rivisitare “My Way”; e da una prima idea poi ne sarebbe nata un’altra, quella di una compilation“.

Una rivisitazione, come già detto, in genoano che chiude il cerchio su una storia, quella del Genoa, che in ogni ambito ha precorso i tempi e che, musicalmente parlando, ha dovuto persino restringere il tiro tanto era il materiale a disposizione. Troppe insomma le canzoni che si sarebbero potute inserire, motivo per cui si è resa necessaria una scrematura. “Per fare il cd si è dovuta fare una scrematura su 50 brani, ma ricordiamo che all’interno della mostra “Semmo do Zena” (aperta sino al 7 gennaio 2018, ndrsi possono ascoltare tutti e cento quelli che si erano presi in considerazione” spiegherà ancora Piero Campodonico, insegnante e assessore comunale oltre a poeta e regista dialettale, che durante la presentazione di “Genoa, a Mae Vitta” svolge un po’ le funzioni di caustico e commosso relatore, accompagnato da Giovanni Villani, promotore della mostra “Semmo do Zena” assieme alla Fondazione Genoa, e dal già citato Piero Parodi.

Proprio quest’ultimo dà, occhiali neri sul volto, il via alla presentazione. Lo fa con un messaggio che avrebbe ricalcato le orme del “nuntio vobis gaudium magnum” tipico degli annunci papali. Il tutto prima di raccontare come sia stato complesso il lavoro di mixaggio e produzione del cd, in vendita al Genoa Museum and Store (ieri era già terminato ma ne arriveranno di nuovi, ndr).

È stato uno sforzo enorme – ha evidenziato infatti Piero Parodi – perché in questo disco vi sono anche vinili che hanno ottant’anni ed è complicatissimo mixarli insieme a quelli digitali. Questo lavoro è stato fatto da Sergio Usai, nostro tecnico del suono, e tutto lo staff si è prestato gratuitamente per fare questo disco. Mentre il mio amico Campodonico ha fatto un capolavoro, entrando in empatia con me nello scrivere “A Mae Vitta“.

Alcune delle canzoni contenute nella compilation sono “Semmo do Zena” di Mario Capello, “La Storia ci insegna che” e “Suocera rossoblu” di Cassano-Badino, “W Genoa” in trallallero di Pozzo, “Paradiso rossoblu” di Sergio Alemanno, proclamata inno ufficiale dai club rossoblu prima che si decidesse di fare un concorso per selezionare il migliore inno; “Ma se Ghe Pensö Genoano” interpretato da Lina Volonghi; “Gigi Meroni Luigino” di Lino Durante; “Genoa” cantato dai giocatori nell’anno della UEFA (“se sentite qualche stonatura prendetevela con Branco” preciserà sorridendo Campodonico).

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