Terminata con un nulla di fatto la trattativa per la cessione del Genoa, diventa importantissima, per non dire fondamentale, la partita odierna del Grifone contro il Bologna. Un Bologna che scenderà sul prato di Marassi dopo il successo ottenuto in casa del Sassuolo.

Allenatore e sistema di gioco dei felsinei?

Donadoni è il tecnico dei felsinei, un allenatore molto pignolo ed attento, mai sopra le righe, anche se di notevole personalità. Il sistema adottato ora è il 3-5-2, in precedenza il Bologna scendeva in campo con un 4-3-3.

La difesa?

Il portiere titolare Mirante non dovrebbe scendere in campo, al suo posto giocherà Da Costa, esperto estremo difensore brasiliano che nello scorso campionato ha collezionato numerose presenze e sempre con buon rendimento. Non essendo un gigante, di rado esce dai pali, però è bravo nel gioco coi piedi. I tre centrali difensivi sono Maietta, Gonzales ed Helander, per un reparto omogeneo e compatto. Gonzales è il perno e sale volentieri palla al piede per iniziare l’azione, cosa che fa anche Maietta, mentre Helander ha piu difficoltà nel giocare la palla.

Il centrocampo

Mbaye, Poli, Pulgar, Donsah e Masina sono i cinque centrocampisti. Mbaye e Masina, i due esterni, hanno entrambi grande corsa. Mbaye, giovane ex Inter, preferisce essere lanciato nello spazio, ma ha sovente cali di concentrazione. Masina, munito di un gran fisico, calcia molto bene con il piede sinistro, i suoi traversoni sono pericolosi, però va in difficoltà quando deve difendere con il destro. Poli e Donsah sono gli interni di centrocampo. Il primo è un gran combattente, non tira mai indietro la gamba, ha buona corsa ed ottima resistenza. Donsah è in possesso di accelerazioni devastanti ed è dotato di un sinistro da fuori area insidiosissimo e potente: per me è un ottimo prospetto per una “big”. Pulgar è il metodista, gioca bene sia nel breve sia nel lungo, ma talvolta va fuori giri e commette falli inopportuni.

L’attacco?

Verdi e Palacio sono le punte. Verdi è il vero campione, ha piedi sopraffini, è ambidestro, le sue punizioni dal limite sono quasi una sentenza e i suoi corner, calciati da entrambe le parti, costituiscono autentici pericoli. Il rendimento fuori casa non è uguale a quello casalingo, forse questo rappresenta un po’ il suo limite. Palacio è la punta centrale: sempre in movimento, ama andare in profondità, ha molta esperienza ed è un giocatore tatticamente intelligente. Stiamo parlando di un ex rossoblu mai dimenticato e che in campo mantiene sempre un comportamento esemplare.

Come si sviluppa il gioco?

La squadra emiliana preferisce far partire l’azione dalla difesa appoggiandosi su Pulgar o sugli esterni. In caso di pressing, Gonzales cerca Palacio in profondità. La zona più battuta è la fascia sinistra dove agiscono Masina e Donsah.

Come si comportano sulle palle inattive?

Su corner e punizioni a sfavore si dispongono a zona, anche se in talune occasioni osservano marcature prestabilite. In fase offensiva tutti i calci da fermo sono competenza di Verdi, anche se Pulgar ogni tanto cerca di andare a calciare peccando di presunzione. Sarebbe come se il sottoscritto volesse insegnare matematica ad Einstein.

In conclusione? 

Il Bologna è squadra in salute, gioca un ottimo calcio e tatticamente cambia pelle durante la partita stessa. Non dimentichiamoci che in panchina, quando non gioca a tre davanti, Donandoni finisce per avere due giocatori di tutto rispetto come Destro e Petkovic: il primo classico centravanti che vive per il gol, il secondo prima punta dal fisico imponente, rapidissimo nel breve nonostante la mole e con piedi educatissimi.

Sperando che con la chiusura della diatriba Preziosi-Gallazzi termini anche l’astinenza da vittoria, l’invito è che tutti i tifosi genoani restino uniti, senza inveire né fischiare: ora più che mai il Genoa ha bisogno di noi.

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Mario Ponti
Sono nato a Genova il 10 gennaio 1964. Ho fatto tutto il settore giovanile nel Genoa: 3 anni di primavera, esordio in serie A in Genoa -Napoli nel 1983. Poi esperienze nel Carbonia, Omegna, Casale e Mondovì in Serie C2; poi Dilettante in squadre della provincia di Genova. Un grave infortunio al ginocchio destro mi ha condizionato per tutta la carriera. Quattro operazioni. Una volta terminato di giocare ho iniziato a fare l’allenatore, prima nelle giovanili rossoblu e successivamente per 10 stagioni sulle panchine di Arenzano (il mio paese d’origine), Cogoleto, Lagaccio, Molassana e Pegliese. Infine, la sclerosi multipla è avanzata e ho dovuto abbandonare la panchina motivo per cui ho fatto per tre anni il direttore sportivo. Ora voglio fare solo lo spettatore e il tifoso. Nel 2014 la T.O mi ha premiato come tifoso rossoblu dell’anno, cosa di cui vado molto, molto orgoglioso.