Il cammino per la qualificazione all’Europeo 2024 in Germania è sempre a portata di mano, passando le prime due del girone e meglio qualificate agli spareggi, ma qualcosa di diverso dovrà inventarsi Mancini. Il pessimismo dopo la gara contro Malta aumenterà e il ct azzurro lo patisce come è successo dopo la sconfitta contro i Leoni che non vincevano in Italia dal 1961.

Mancini non si culla nei suoi risultati del passato, più bravo di tutti, su 58 gare giocate 35 sono state vittorie, 8 sconfitte, la rimanenza pareggi. La botta della mancata qualificazione nel Mondiale del deserto, tuttavia, ha lasciato il segno, tanto da preoccuparsi alla vigilia della nazionale maltese.

Anche se Mancini era all’erta dopo la sconfitta inglese, non ha cercato di mascherarlo in piedi e in panchina nello Stadio della Valletta quando si confrontava con Evani e Oriali. Ha capito che per andare avanti servirà altro, non solo come gioco ma soprattutto come giocatori nel cuore del gioco e sugli esterni, soprattutto se vorrà continuare a giocare con il 4-3-3, perché anche Van Basten e Milito farebbero fatica a fare gol.

Mancini in ogni gara da giocare vuol dimostrare che la vittoria all’Europeo 2021 non è stata occasionale visto quello successo nell’anno successivo. Anche con gli inglesi è ripartito dal blocco europeo ma è stata dura senza Bonucci, Chiellini, Bastoni, Immobile, Insigne e Chiesa e con lo scadimento di forma dei centrocampisti Verratti e Jorginho, finiti questi ultimi nel mirino della critica ma difesi dal ct. Contro Malta la storia diceva Italia sempre vincente nelle 8 gare giocate, realizzando 21 reti e subendone 2.

Tutto si è confermato nel risultato di 2 a 0 non sofferto, ma tecnicamente l’incontro degli azzurri è da definirsi povero sul piano internazionale. Il gioco è stato miserrimo per la modestia dei maltesi, ma anche per le noiose meline senza sbocchi da parte degli Azzurri.

Gli italiani presi individualmente sulla carta erano quantomeno superiori ai quasi dilettanti maltesi, ma difficilmente hanno fatto squadra anche se il ct ha cambiato 9/11 di quelli schierati contro l’Inghilterra. Difficilmente nel primo tempo, ancor peggio nel secondo, sono stati idonei a giocare contro il catenaccio. Malta sotto di 2 a 0 non ha avuto interessi nel  recuperare, ma solo nel non prendere altri gol. Gli spazi per gli Azzurri sono stati sempre più rimpiccioliti e il palleggio lento e la mancata verticalizzazione hanno fatto arrabbiare parecchio Mancini.

La notizia positiva è Retegui che ha sbloccato il risultato nel primo tempo dopo che un maltese si era divorato un gol, messo in calcio d’angolo da Donnarumma da posizione più favorevole di un calcio di rigore. Altra giornata persa per gli Azzurri, non indegnamente solo per la vittoria. Persa la giornata anche per i maltesi che non ne hanno approfittato.

Da Campioni d’Europa questa volta non poteva mancare la vittoria e il campo della Valletta è stato il posto giusto per tornare a vincere e fare punti ma con tanti interrogativi per il futuro. In mezzo contro Malta serviva sostanza e i centrocampisti ci hanno messo solo più gamba, ma poca qualità, cercando di pressare meglio per non fare appassire sogni di gloria. L’unico a salvarsi è Pessina, non tanto per il gol in mischia ma perché pronto a riempire l’area di rigore e aiutare Retegui che potrebbe aver stabilito un piccolo record: due occasioni in due gare e due gol.

Alla fine di queste due gare di qualificazione tutti sono concordi: CONI, FIGC, meno Lega di Serie A, il Ministro dello Sport. La realtà del calcio italiano deve cambiare. Peccato che tutto succeda solamente quando gioca la Nazionale e in particolare se perde o gioca male.

La FIGC non riesce a fare riforme, con il peso della Lega Serie A annodata e incatenata alle plusvalenze e al bancomat delle TV. Allora ci si rivolge al Governo e al Ministero dello Sport perché è un problema di leggi che non tutelano i calciatori italiani in un mercato libero.

Difficile avere una nazionale che vinca con il 66,4% di stranieri che giocano in Serie A e tra i 561 tesserati nel massimo campionato, ben 352 sono forestieri. Quando Lippi vinse il Mondiale nel 2006 i giocatori schierati nel campionato italiano erano il 70% e gli stranieri il 30%. Per “merito” di Calciopoli.

A quando una risposta? Alle prossime gare della Nazionale, con altro pianto azzurro se arriveranno sconfitte e una mancata partecipazione alle competizioni europee e internazionali. Le lacrime di coccodrillo non servono più al pallone azzurro che deve rotolare e bene in tutti i campi del mondo.

Mancini non si fermerà nel cercare giocatori oriundi come nel passato lontano, per colpa del nostro calcio superficiale che ha quello che si merita con una dirigenza che tiene solo alle poltrone.