Palermo-Genoa 1 a 0. Sul taccuino le annotazioni dei primi trenta minuti di gioco potrebbero apparire spassose: “Genoa che attacca, Genoa presuntuoso che non riesce ad approfittare dei buchi palermitani nel cuore del gioco con una squadra lunga ma anche  Genoa che concede gratuite occasioni al contropiede rosanero“.

Stonata la quinta del Genoa non solo per il risultato, ma anche per il gioco, in particolare  quello del secondo. Le occasioni per pareggiare sono arrivate, così come quelle per chiudere i conti dei palermitani.

Ekuban si è mangiato un rigore in movimento dopo appena 3 minuti: in quella occasione non può guardarsi i piedi e il pallone, ma deve inquadrare i 7 metri di porta. Gol che probabilmente avrebbe messo nelle condizioni il Palermo di fare la  fine fatta a Reggio Calabria sei giorni prima.

Anche Corini come gli altri allenatori che lo hanno preceduto ha studiato bene il gioco di Blessin e gli ha preso le contromisure. Genoa che giocava per vie centrali non riusciendo a sfondare, il Palermo sulle corsie laterali invece sì.

Il secondo tempo del Genoa al Barbera è stato ubriacato dal gol dopo pochi minuti. Dopodiché la partita è stata in mano a Corini e ai suoi cambi. Blessin ha mandato in campo l’artiglieria richiesta da tutti, Strootman, Aramu, Puscas, e si è capito – per chi lo vorrà capire – perché non venivano utilizzati: tutti e tre in ritardo di condizione. Per di più minestrone tattico difficile da capire e da digerire.

Corini passa alla difesa a cinque, quattro nel mezzo ed una sola punta e Blessin passa alla difesa a tre spostando Frendrup terzino sinistro, la sua mancanza a centrocampo si è subito sentita. Corini giocando a scacchi con Blessin subito affiancava il bomber Brunori con altra punta Soleri e i rosanero sfioravano altre due occasioni facili da gol con Martinez in grande spolvero.

La partita è finita con Strootman centrale di difesa, Bani centravanti. Il portiere Pigliacelli fermava un pallone sulla linea di porta, parava su Coda finalmente centravanti dentro l’area. Coda faceva anche gol, ma veniva annullato per un fuorigioco di un pollice del piede destro di Bani. Qui il VAR è stato imperterrito ma non si è capito se Bani tocca il pallone perché il gol sarebbe stato di Coda.

Nelle gare giocate sono state le “magagne” a far soffrire il Vecchio Balordo e le sue genti con gol mancati clamorosamente ed errori difensivi. Adesso dopo questa sconfitta bisognerà cementare ancor di più non solo la solidità fisica, ma anche morale.

Il calcio di Blessin fatto di corse, rincorse, aggressività, lotta sulle seconde palle e grandi folate adesso ha bisogno della qualità per fare la differenza e raggiungere il giusto risultato finale. Il progetto non potrà essere solamente abbozzato e alla ripresa dopo la sosta tra sette giorni dovrà essere concreto il primo di ottobre.

Sull’attuale Genoa circolava ieri sera una delle massime di Andreotti, non riuscendo a capire perché dopo il calciomercato si continuasse andare avanti con la stessa idea, con l’altro materiale a disposizione: “a pensare male si  fa peccato , ma spesso ci si indovina”. I  tanti indovini e tecnici  genoani dovrebbero capire  come la qualità vista a Palermo sia in ritardo di condizione ed entrare nei meccanismi del Blessinpressing non sarà facile e occorrerà più tempo.

Da  Blessin e il suo staff, vista la rosa a disposizione, ci  si aspetta prossimamente un calcio più ragionato con scambi di posizione in corsa. Un modo diverso di occupare e gestire gli spazi con i  tempi giusti senza sbagliare passaggi elementari nelle ripartenze.

Un passaggio non semplice e ritardato dai tempi lunghi di mercato, dagli infortuni importanti da smaltire e l’inserimento di chi è arrivato da lontano. Da fuori è facile a dirsi tutto. Nel calcio è difficile schiacciare l’interruttore e accendere la luce, ma adesso è arrivato il momento di farlo da parte di Blessin e del suo staff e capire anche perché Coda sia ancora a secco. Da fuori non si capisce chi è la prima punta tra lui ed Ekuban e se il bomber soffre avere un’altra punta vicina, come difficilmente accaduto in passato.

Blessin in ogni gara dovrà far vedere di essere superiore non solo sul fisico e sulla corsa, ma anche sul piano della manovra, senza aspettare gli avversari. Aggredire, trovare subito il pallone cercando di trovare la difesa avversaria scoperta con ripartenze veloci e precise che solo la qualità può propiziare.

Con il Genoa tutte le squadre che giocano contro, ma anche gli editorialisti dei principali giornali sportivi, giocano sul termine “corrazzata”, ma in tanti, qualcuno anche sotto la Lanterna in nome e per conto del populismo e disfattismo, non dispiacerebbe che diventasse una Corvetta.

Non si può dire che la sconfitta di Palermo sia indolore: importante che simili lezioni contino per qualcosa. Bisognerà subito metterle a frutto per non temere il peggio come non sarebbe né onesto né ammissibile.

Le dosi delle amine psicologiche già in onda la scorsa settimana sul lavoro di Blessin non solo via web e sui social, ma anche tra gli addetti ai lavori aumenteranno. Peccato perché in questo momento l’unità potrebbe e dovrebbe aver fatto cambiare l’aria intorno al Genoa.

Invece per qualcuno il proverbio di Confucio su Blessin sarà di attualità: “Siediti sulla riva del fiume aspetta che passi il nemico“.